Valentina Cortese, l’ultima diva si svela e rivela

A Palazzo Morando di Milano in mostra abiti, accessori e ritratti dell’attrice amata da Victor de Sabata e Strehler

MILANO. È talmente bella che i commenti si ripetono con disperante banalità: «Non è possibile che abbia 91 anni». Tuttavia, più ancora della bellezza quasi irreale, quel che colpisce in Valentina Cortese è la vivacità, la voce ferma e quegli scoppi di inaspettata ruspante ilarità. Tutta arte, consumatissima arte? Anche se fosse…

L’ immagine di quella che a buon titolo può dirsi l”ultima diva” ci è da sempre stata proposta come una icona trasognata e vaga dai gesti rapinosi, donna fatale avvolta in scialli e veli, la maschera del viso perfettissimo da lei, unica al mondo, composta nelle improponibili bandane che le fagocitano tutti i capelli (benché questi ci siano ancora, folti e superbamente candidi). «È un cliché costruito per proteggermi...» ha confessato la Cortese nella sua biografia. E infatti, a sorpresa, lei è anche amena, esuberante e ridanciana.

A Palazzo Morando, spazio carico di memorie gentili e romantiche della Milano ottocentesca, cornice ideale dove è stata organizzata la stupefacente mostra “Valentina Cortese, uno stile” (ritratti, abiti e accessori dell’attrice), Valentina è arrivata vestita di viola, in un fluttuare di sete e volanti, con un collier di brillanti mozzafiato e, come volevasi, il foulard calato fin sugli occhi, nel suo cliché riconoscibile tra mille. Ha firmato – senza occhiali, naturalmente, a novant’anni gli occhiali non servono più… - decine di fotografie e la prima pagina del libro di Skira “Valentina Cortese, 100 ritratti” pubblicato per l’occasione. Ha anche percorso tutta la mostra allestita nelle sale superiori fermandosi e commentando l’uno o l’altro capo, con ricordi e felici esclamazioni.

Lei (oltre 90 film, una carriera iniziata giovanissima, farcita di incontri importanti, da quello fatale con Victor De Sabata, al decisivo grande amore Giorgio Strehler – entrambi colossi del mondo dell’arte ed entrambi triestini - raccontando la sua vita in modo garbato, senza superbie e senza vanterie, ha svelato con candore che l’origine dei suoi foulard è un omaggio al costume contadino, alla campagna dove è stata “tirata su”. Poi su di è diventato un sofisticato, raffinatissimo vezzo. Come i pizzi, i ricami, le pellicce (rasate, rivoltate e trasformate : vedi la cappa di Sarah Bernardt da lei trovata al mercato parigino delle pulci), gli spumeggianti volants, le aeree leggerezze dei veli e le follìe degli stilisti, per esempio la rete cosparsa di rondini. Chi mai avrebbe potuto indossare un capo simile? Rischiosi anche i suoi colori: il viola portato in teatro, quando era impensabile osarlo! O azzardare il rosa senza sembrare un confetto. E il curioso ostracismo delle scarpe: Valentina ha sempre calzato pianelle o ciabattine di pelle o raso ricamati, come le damine del Settecento… Una cosa è certa, il vestito, anche il più stravagante, indossato da Valentina Cortese diventa un accessorio. Protagonista è sempre lei, non il contrario. Effetto evidente non appena ci si affaccia alle sale di questa mostra: l’immagine della Cortese si materializza all’istante, prevaricando il manichino. Segno di una personalità strapotente, anche se lei dice che vorrebbe esser ricordata con una frase di Antonia Pozzi, la grande e infelice poetessa morta a 26 anni «Ho lasciato un’esile scia di silenzio». Ma, subito, il curatore della mostra Antonio Zanoletti rettifica il tiro: «Valentina Cortese, questa donna che nella moda ha attraversato tutti gli stilisti e nel teatro tutti i registi, è un caso unico. Va protetta, come la Torre di Pisa».

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