Un Rossetti “nazionale” con oltre 2 milioni di buco
Il Rossetti, il teatro che tutto il mondo ci invidia, ha un buco patrimoniale di 2 milioni e 200mila euro. Una dote pesante per il futuro Teatro nazionale con il Css e Nico Pepe di Udine o per il Teatro di rilevante interesse culturale (Tric) che lo Stabile del Friuli Venezia Giulia si appresta a diventare in base al decreto Franceschini. La riforma cancella gli Stabili, ma non i debiti. E se di matrimonio di interesse con Udine si deve parlare, l’interesse qui è tutto triestino, visto che la cooperativa Css di Udine (Stabile d’innovazione) porta in dote un attivo patrimoniale da 200mila euro come raccontano i bilanci da svariati anni.
A essere preoccupati della fusione teatrale dovrebbero essere, a rigor di logica e numeri, i friulani. Il famoso “asset” di Trieste, della Regione e del Paese (come lo vede il presidente Milos Budin) è un po’ dissestato. È un cespite perlomeno da svalutare. «Non dimentichiamoci che c’è un passivo di 2 milioni» aveva fatto risuonare il 13 ottobre nell’aula comunale di Trieste il neodirettore Franco Però nell’indifferenza generale della politica. Il deficit non preoccupa il gioiello teatrale di viale XX Settembre che ancora a giugno annunciava, in una nota presentata in una conferenza stampa (presenti Milos Budin e Antonio Calenda), di aver chiuso «un bilancio molto soddisfacente» malgrado la congiuntura economica sfavorevole. «Non dimentichiamo che nel 2012 lo Stabile ha rischiato la liquidazione coatta, per circa due milioni di euro di passivo, e quindi la perdita dei contributi Fus (Fondo unico per lo spettacolo)», ha tuonato in Consiglio comunale il sindaco Cosolini. Un’operazione verità sul profondo rosso del Rossetti.
In realtà i milioni di passivo sono più di due. Nel 2013 il deficit patrimoniale era di 2 milioni 208 mila euro. È una perdita che ha radici lontane. Tra il 1986 e il 1989, durante la direzione di Furio Bordon (che era presente anche nella rosa finale dei 5 candidati alla direzione), si è creata la voragine di un milione e 300 mila euro che si è poi trascinata e che, durante gli ultimi anni della gestione di Calenda, si è gonfiata superando i 2 milioni a suon di deficit di esercizio: 91 mila euro nel 2008, 107 mila nel 2009, 212 mila nel 2010, 304 mila nel 2011 (la perdita più grave degli ultimi 30 anni), 170 mila euro nel 2013. L’unico utile, 150 mila euro, è stato registrato nel 2012: l’anno del contributo straordinario di circa 300mila euro erogato da Regione e Comune per evitare la “liquidazione coatta”.
In queste performance negative non c’entrano i tagli del Fus. Il 2011, l’anno più tragico, è quello in cui il teatro ha ricevuto più contributi. Il Friuli Venezia Giulia, del resto, è l’unica regione che dà ai teatri più di quanto dia il Fus. Il Rossetti incassa circa un milione dal Fus e ottiene un milione e mezzo dagli enti territoriali (fondamentalmente un milione dalla Regione e 500 mila euro dal Comune).
Il periodo d’oro dei musical, gestione Paris Lippi e Antonio Calenda, è quello che ha generato deficit a raffica. Cinque anni di perdite d’esercizio tra il 2008 e il 2013. Nessuno si è preoccupato più di tanto di contenere o tagliare i costi. Il risanamento dello “storico” buco non è mai stato all’ordine del giorno. Il costo del personale (30 persone occupate) è passato dal milione e 100 mila euro del 2008 al milione e 300 mila euro del 2013: 200 mila euro in più nonostante il buco patrimoniale. In questo ambito, nel 2013 il costo maggiore era rappresentato dalla direzione artistica di Calenda (144mila euro) seguito dalla direzione organizzativa di Stefano Curti (80mila euro), dalla direzione amministrativa di Maura Catalan (63 mila euro) e dalla direzione di produzione di Roberta Torcello (63 mila euro). Non si sa ancora quanto prenderà il nuovo direttore artistico Franco Però («Meno di Calenda» assicura). Il personale del Rossetti, invece, chiede il mantenimento degli attuali livelli retributivi sia in caso di passaggio a teatro nazionale sia in caso di “Tric”. A sanare il “buco” ci penserà qualcun altro.
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