Un Mondadori Bookstore al posto della “Borsatti”
Mondadori raddoppia la sua presenza in città. Alla chetichella, quasi di nascosto, ha riaperto la storica libreria Borsatti di via Ponchielli angolo via Santa Caterina, la cui chiusura è dunque durata appena un paio di settimane. Per qualche giorno la gente di passaggio ha visto un incessante trasloco di libri, dentro e fuori dalla palazzina, fin quando il negozio ha riaperto. Aggiungendo mistero a mistero, perchè l’insegna è rimasta quella di prima, “Libreria del Centro - Borsatti”.
Un improvviso ripensamento della famiglia veneta Pastrello, che aveva deciso a inizio anno di chiudere tutti i punti vendita nel Fvg, dopo una permanenza che, a Trieste, era stata di 15 anni? Niente di tutto questo, solo un’improvvisa fretta della nuova proprietà di aprire. Quando poi, l’altro giorno, sono comparse in vetrina le vetrofanie del Mondadori Bookstore, tutto è stato chiaro.
E la conferma arriva dalla neodirettrice del megastore, Antonella Antan, l’unica “superstite” della gestione precedente. «Sì, è vero, la libreria è stata rilevata dalla Mondadori anche se, per la velocità con cui abbiamo riaperto, è praticamente un “work in progress”. Saremo a regime tra qualche giorno, compresa la nuova insegna, che deve arrivare. Credo che in qualche maniera rimarrà solo la dicitura Borsatti perchè si tratta di una denominazione storica».
Strutturata su tre piani la libreria costituisce in termini di metratura una delle più grandi realtà locali. La sua ventilata chiusura era stata accolta a gennaio con una certa sorpresa in città, perchè non era nata su basi economiche ma, diciamo così, familiari. Per essere più chiari, la struttura lavorava, e bene, solo che il patron e fondatore, Igino Pastrello, era stato costretto a disfarsene. Per stanchezza, anche. «I miei figli, Angelo e Laura - aveva dichiarato - non sono interessati a sviluppare il gruppo e io ho 73 anni. Sono 52 anni che faccio questo mestiere. E ora mi merito la pensione». Per i Pastrello si è trattato di una sorta di ritorno a casa, perchè i figli si sono detti disponibili a gestire solo la casa madre di Treviso.
Tra gennaio e febbraio, mese della chiusura definitiva dopo numerose proroghe, i trestini avevano fatto la fila per approfittare delle vendite col 30% di sconto, svuotando l’ex Borsatti. Poi il black-out, accolto dai librai locali dichiaratamente senza strapparsi le vesti di dosso, perchè la politica aggressiva di prezzi e ribassi dei Pastrello li aveva messi in difficoltà. Figurarsi le reazioni adesso, di fronte al raddoppio di un autentico colosso come la Mondadori, che ha già un punto vendita in via Cavana.
Singolari suonano peraltro i termini dell’operazione e, soprattutto, la sua definizione in tempi così stretti. Prima di chiudere baracca, infatti Pastrello, non aveva fatto mistero di aver cercato abboccamenti con i principali gruppi librari italiani per un passaggio di consegne più soft. Senza risultati, aveva detto. Ma è bastato che sulle serrande comparisse la scritta “chiuso” per far sì che l’azienda di Segrate desse l’accelerata finale all’acquisizione.
Quasi preveggente risulta adesso, dunque, una frase ipotetica che il trevigiano aveva buttato là quando la chiusura era ormai imminente. ««In questi mesi si sono interessati in molti di quei locali. Anche una banca. Non escludo che possa esserci ancora una libreria. Una libreria di qualche catena visto che pochi posso reggere affitti da 8 mila euro al mese». Detto e fatto.
«Voglio ringraziare tutti i triestini che ci hanno seguito in questi 15 anni. Lo dico con il cuore», aveva aggiunto. Adesso, un nuovo inizio. I triestini non hanno avuto neanche 15 giorni di tempo per rimpiangerlo, eventualmente.
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