Trieste, cresce il “tesoro” di Anita Pittoni
TRIESTE Un puzzle che si sta lentamente ricomponendo. Un altro pezzo dell’archivio-biblioteca di Anita Pittoni entra ad arricchire il Fondo omonimo conservato negli archivi della Biblioteca civica Hortis. Si tratta di una serie di materiali appartenuti all’illustre concittadina - donna dalle mille sfaccettature, artigiana e artista della moda, scrittrice ed editrice -, donati al Comune di Trieste dagli eredi della famiglia Manfredi Pittoni. Il valore stimato della donazione è di 10mila euro. Nulla a che vedere con il valore del materiale documentario offerto: un ritratto di Valentino Pittoni (che fu deputato socialdemocratico alla Camera di Vienna nel 1907), bozzetti, disegni, corrispondenza e fotografie tra Anita e altri artisti, negativi su lastra relativi alle sue creazioni di moda, documenti relativi all’attività di ingegnere del padre Francesco e del fratello Franco, militare della Marica (compresa la sua sciabola d’ordinanza).
La giunta comunale, su proposta dell’assessore alla Cultura Giorgio Rossi, ha accettato il primo febbraio scorso la donazione della famiglia Manfredi Pittoni, nella persona di Gabriella Manfredi. Il Fondo Anita Pittoni della Biblioteca civica Hortis, che copre un arco cronologico dal 1920 al 1978, risulta ulteriormente arricchito. La documentazione si riferisce all’attività di Anita Pittoni sia nel campo artigianale sia in quello culturale e editoriale. Da segnalare la notevole corrispondenza intrecciata con i massimi esponenti della cultura nazionale dell’epoca. Particolarmente interessante, inoltre, è la parte riguardante l’attività artigianale per la presenza di una grande quantità di cartamodelli delle sue creazioni e di un cappotto da lei realizzato.
Il Fondo Anita Pittoni, è stato acquisito dal Comune, in varie fasi e periodi, sia a seguito di donazioni sia di acquisti. Nell’estate del 2011 Luciano Manfredi, erede di Anita (perché figlio della cugina Nerina, a sua volta figlia dello zio Valentino Pittoni), ha donato alla Biblioteca Civica la parte delle carte di Anita Pitotni ancora in suo possesso. Si trattava di 18 scatole di documenti relativi alla produzione della sua casa editrice “Lo Zibaldone” e alla sua stessa attività letteraria, insieme a fotografie, lettere di familiari, carteggi appartenenti alla dimensione più intima e privata dell’intellettuale. Il valore stimato di questo archivio, riemerso dalle polveri di una cantina e sottratto quasi per miracolo al macero, è di 85mila uero.
Nel 2013, grazie alla generosità di InFin spa e alla sensibilità di Lorenzo Pacorini, sono stati donati alla biblioteca alcuni documenti dell’archivio Pittoni riguardanti Italo Svevo. Nel gennaio 2014 la biblioteca ha acquistato per 20mila euro dal librario antiquario Simone Volpato alcuni fascicoli originariamente appartenenti al fondo. In particolare si tratta di manoscritti e dattiloscritti delle opere di Giani Stuparich e della stessa Pittoni e altri documenti di rilevante interesse culturale locale Tra cui il manoscritto originale del suo “Diario”, comprato nel 2001 dallo stesso Volpato dopo averlo trovato su una bancherella dell’usato.
Un’opera di paziente tessitura quella che ha consentito di ricostruire l’archivio di Anita Pittoni. Alla sua morte, l’11 maggio del 1982, il suo archivio-biblioteca venne disperso. Negli anni lettere, manoscritti, libri, disegni della Pittoni e della sua casa editrice Lo Zibaldone, sono stati via via ritrovati da vari collezionisti privati. E così, tra acquisti e donazioni, un altro tassello si è aggiunto alla delicata opera di ricostruzione della sua memoria.
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