Trieste, Contrada esclusa dal ripescaggio: a rischio la stagione 2015

Nessun ripescaggio nonostante le oltre 12mila firma raccolte contro il declassamento ministeriale
La foto di gruppo con il sindaco alla consegna delle firme della Contrada
La foto di gruppo con il sindaco alla consegna delle firme della Contrada

TRIESTE La Contrada? Non pervenuta. Nessun ripescaggio per il Teatro Bobbio nonostante le oltre 12mila firma raccolte a Trieste contro il declassamento ministeriale. Alla lista dei 24 Centri di produzione decisi poco più di un mese fa dalla Commissione Prosa, presieduta da Lucio Argano, se ne sono stati aggiunti «d’ufficio» altri quattro precedentemente esclusi: il Crt e il Carcano di Milano, il Vittoria di Roma e il Diana di Napoli.

Sfuma il “ripescaggio” per la Contrada

Ma non c’è la Contrada di Trieste che originariamente aveva fatto domanda come Teatro di rilevante interesse culturale. Non è stata neppure presa in considerazione. L’unico Centro di produzione teatrale del Fvg resta quindi il Css di Udine. Alla Contrada non rimane che rassegnarsi al destino di diventare un’impresa di produzione teatrale (una compagnia di giro) o un organismo di programmazione (sala di ospitalità). A meno che non tenti un ricorso al Tar (come ha fatto lo Stabile di Genova escluso dai Teatri Nazionali) dall’esito alquanto incerto.

«Sono al supermercato in questo momento. In ogni caso non ho niente da dire» riattacca subito la presidente Livia Amabilino. A parlare nei giorni scorsi è stato invece il condirettore artistico, che ha rivelato di aver chiesto l’accesso ai verbali della Commissione Prosa: «Siamo stati penalizzati perché il responsabile artistico, cioè io, è un regista di cinema» ha dichiarata a Marcantonio Lucidi di “Teatro.it”. Oleotto, infatti, è il regista di “Zoran, il mio nipote scemo” (suo primo lungometraggio). Esperienze teatrali zero anche se ha iniziato diplomandosi attore nel 2001 alla Civica Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe” di Udine.

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La consegna delle firme al sindaco Roberto Cosolini

Il problema immediato da affrontare per la Contrada è quello del contributo Fus che difficilmente potrà eguagliare quello ottenuto nel 2014 come Teatro stabile a iniziativa privata. «Siamo a fine aprile e non sappiamo ancora quanti soldi prenderemo per l’anno in corso. Ci è stato garantito, come clausola di salvaguardia, il 70% del contributo del 2014 (485mila euro). Nel 2016 ci sarà un serio problema di risorse» aveva spiegato la presidente Amabilino in un incontro al Circolo della stampa andato in scena il 21 aprile.

Ma quel 70% è tutto meno che certo dopo l’esclusione anche dalle categorie principale del teatro italiano. «Ora dobbiamo lavorare per mettere in sicurezza La Contrada. La priorità di questo momento è garantire la prossima stagione» spiega il sindaco Roberto Cosolini, il destinatario delle 12 mila e rotte firme raccolte. «Il problema più urgente è capire se il ministero garantirà anche per quest’anno alla Contrada il 70% del contributo Fus del 2014. Non è sicuro. Ci sono voci contrastanti al ministero» aggiunge il primo cittadino.

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Lasorte Trieste 17/12/07 - Via Ghirlandaio - Teatro Cristallo - Orazio Bobbio

E il futuro? Ormai è segnato. «La prospettiva futura della Contrada, mantenendo identità, sede e personale, è quella di un’integrazione con il Rossett - spiega Cosolini -. Dovrà diventare una componente autonoma dello Stabile. La prospettiva su cui lavorare è questa». Matrimonio di convenienza in vista, insomma. Con il senno di poi sarebbe stato meglio presentare fin dall’inizio la domanda assieme il Rossetti.

Magari come Teatro Nazionale, come ha fatto lo Stabile privato di Verona unendosi con il Goldoni di Venezia (1.585.000 contributo Fus). In questo modo la Contrada si sarebbe salvata, la Regione avrebbe avuto un Teatro nazionale, oltre a un Tric (Udine) e allo Sloveno. Invece si è preferito rincorrere per alcuni mesi un matrimonio contro natura con il Friuli (Css e Nico Pepe). Il risultato? Un’integrazione obbligata a tempo scaduto e mezzo milione di contributo Fus volatilizzato. Un capolavoro della politica culturale regionale.

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