Teatro unico con Udine: Rossetti in mezzo al guado

ll direttore Però: il vero stabile di Trieste è la Contrada, noi siamo regionali. L’assessore Tassinari: progetto di unione da sostenere.
Il Politeama Rossetti
Il Politeama Rossetti

«Il teatro stabile di Trieste è la Contrada». Franco Però, direttore artistico del Rossetti dal primo ottobre, non lo dice come una provocazione. «Il Rossetti è il teatro stabile del Friuli Venezia Giulia. Bisogna partire da qui. E i teatri stabili prima di ogni altra cosa devono produrre», ripete il neodirettore. E non si tratta di una disputa nominalistica da scolastica medievale. Non è in ballo una bandierina di Trieste. La riforma del sistema teatrale prevista dal decreto Valore Cultura cancella i teatri stabili che verranno sostituiti dai Teatri nazionali o dai teatri di rilevante interesse culturale, i famigerati “Tric”.

Il Rossetti è in mezzo al guado. La Regione, per iniziativa della presidente Debora Serracchiani con l’assessore a mezzo servizio Gianni Torrenti, punta alla creazione di un Teatro nazionale del Friuli Venezia Giulia mettendo assieme il Rossetti con il Css (teatro stabile di innovazione) e la Scuola Nico Pepe di Udine (il teatro nazionale deve avere una scuola di teatro). Il capoluogo friulano appoggia il progetto ed è pronto a sostenere l’alleanza teatrale con il capoluogo giuliano.

Trieste, invece, resta più fredda e diffidente. I lavoratori del Rossetti (una trentina ) hanno espresso subito la propria preoccupazione all’uscita della notizia. E il presidente del Rossetti, Milos Budin, mastica dubbi più di Amleto: «Vanno fatte tutte le verifiche del caso e fino in fondo. Non ci può essere né improvvisazione né approssimazione. Non mi preoccupa l’alleanza con Udine, ma il ruolo del teatro in città e in regione».

Il rischio, fa capire Budin, «è di rimanere prigionieri di una disputa nominalistica». «In Italia c’è una grande incertezza su quali strade intraprendere rispetto al decreto - aggiunge il presidente -. Non è chiaro cosa si intenda per teatro nazionale».

L’unica certezza è economica. «Se dal Teatro nazionale dipende l’ammontare del finanziamento del Fus (Fondo unico per lo spettacolo, ndr), non ho dubbi che bisogna fare di tutto per avere questo - aggiunge Budin -. Ma il decreto questo non lo dice». Dice solo che nel caso dei Teatri nazionali il contributo degli enti territoriali dovrà essere pari al 100% dei contributi del Fus (solo il 40% nel caso dei Tric). Il Rossetti ottiene attualmente un milione di euro dal Fus al quale si aggiungono un milione dalla Regione e 500mila euro scarsi dal Comune di Trieste. La scelta tra essere o non essere teatro nazionale deve essere fatta entro il 31 gennaio.

«I tempi sono molto stretti. Viene richiesto un progetto triennale - ammette Però -. Non c’è un ottimismo della volontà e un pessimismo della ragione. I problemi vanno analizzati. Il progetto del Teatro nazionale del Fvg mette assieme un’associazione come il Teatro stabile del Fvg Il Rossetti, una cooperativa come il Css e una scuola di teatro come la Nico Pepe. L’unica in regione». Teatro Nazionale o Tric? «Se si guadagna Nazionale, se non si guadagna Tric» risponde in modo pragmatico il neodirettore del Rossetti.

Paolo Tassinari, assessore alla Cultura di Trieste, è la prima volta che interviene nel dibatto, ma si trova perfettamente d’accordo con il collega assessore di Udine. Tassinari era presente all’incontro del 22 settembre e sarà presente al dibattito in Consiglio comunale del 13 ottobre. «Il decreto è legge e dobbiamo prenderne atto - spiega l’assessore -. Non ha senso mettersi a discutere ora se è una buona o cattiva riforma. Credo che il progetto di riunire alcune realtà teatrali sia un buon progetto che va sostenuto. E deve essere condiviso dai protagonisti. Noi abbiamo un’offerta teatrale molto ampia rispetto al bacino di popolazione. Questo è un bene, un lusso, ma anche un problema nel momento in cui si riducono le risorse».

E la fusione con Udine che spaventa Trieste? «La contrapposizione tra due realtà geografiche e teatrali mi pare strumentale - aggiunge Tassinari -. Ha una motivazione storica che va superata. Il progetto offre anche l’opportunità di parlare a un bacino più vasto. E quindi l’occasione per allargare la presenza del nostro teatro. Stiamo parlando di uno Stabile regionale. I numeri ci obbligano a ragionare sul Teatro nazionale. Il numero di teatri esistenti sul territorio rende necessario posizionarsi su diversi livelli. Non è possibile avere quattro Teatri di rilevante interesse regionale (di cui tre Tric a Trieste, ndr) sul territorio». Troppi Tric per soli 200mila abitanti.

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