Sinagoga, restauro urgente In pericolo la struttura

Caduta d’intonaci e infiltrazioni d’acqua, ma il nodo è nei materiali di costruzione Le parti in cemento armato e quelle in muratura si “muovono” in modo diverso
BRUNI TRIESTE 02 03 07 SINAGOGA DI TRIESTE
BRUNI TRIESTE 02 03 07 SINAGOGA DI TRIESTE

di Gabriella Ziani

È in grave pericolo strutturale la sinagoga di via San Francesco, che sta preparando i festeggiamenti per l’anniversario del secolo, il prossimo anno, resta la più grande in Europa fra quelle di rito ortodosso. Per la Comunità ebraica si prepara un periodo di grandi lavori, enormi spese, e non minori preoccupazioni. La caduta degli intonaci sotto la cupola, a causa di costanti infiltrazioni d’acqua, ha costretto a tendere grandi reti di protezione, «se a qualcuno crollasse in testa anche solo mezzo metro quadrato da un’altezza di 15 metri - spiega Ariel Camerini, architetto, assessore agli immobili e alle attività giovanili della Comunità ebraica - sarebbe morto. Ma queste reti, se posso dire, sono di una bruttezza “oscena”, sembrano quelle dei trapezisti, coi lavori in corso speriamo di metterle in nylon, e in aderenza alla parete, così da renderle invisibili».

Ma il problema più grande è nelle fondamenta. La sinagoga fu costruita tra il 1906 e il 1912 dagli architetti Ruggero e Arduino Berlam usando per la prima volta in Italia il cemento armato nella zona dei pilastri di sostegno, e mantenendo però la muratura nella parte dell’abside. Avanguardia e vanto, ma pessime conseguenze. L’enorme costruzione, eretta sopra il torrente che poi passa anche per via Carducci, si muove. I due corpi di diversa consistenza non ondeggiano in armonia, ma cozzano. Da qui la caduta degli intonaci. Che sono dappertutto, «perché agli ebrei era proibito - spiega Mauro Tabor, assessore alla Cultura della Comunità - usare i marmi, tipici delle chiese cristiane, e dunque solo l’aspetto delle pareti è marmoreo, ma si tratta di stucchi».

Anche le pareti esterne sono solo di «pietra artificiale», cioé impastata e non solida, «e per dare più slancio alla struttura - prosegue Camerini - le pareti non sono state costruite perpendicolari, a metà altezza diventano “appoggiate”, il risultato è che la pioggia ci batte sopra, corre appoggiata alle facciate che diventano un pluviale». E l’acqua s’infiltra, e non basta aggiustare perché il problema si ripresenta costante.

Per questo adesso si sta lavorando su via Zanetti, dove il precedente (e recente) restauro non ha dato risultati soddisfacenti. Verranno anche ricoperte in lamiera, completando proprio per il centenario il “mai finito” dei Berlam, la cupola e semicupola minore, che poggiano sullo sperimentale cemento armato.

«Dal prossimo anno - aggiunge Camerini - la Soprintendenza avvierà un monitoraggio lungo un anno dei movimenti strutturali cui è sottoposta la sinagoga, e solo dopo si deciderà che cosa è c’è da fare». I lavori a facciate e cupole, già appaltati, costeranno 200 mila euro, per le sottofondazioni si è fatta intanto domanda di contributo alla Regione.

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