Irci, giallo dell’assegno. Il tesoriere: «Ho agito nell’interesse dell’ente»
«Ho agito nell’interesse dell’Irci, a garanzia della liquidità dell’Istituto stesso». In attesa che oggi il Collegio dei revisori dell’Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata presieduto da Piero Colavitti riferisca al Consiglio direttivo che fa capo a Chiara Vigini le conclusioni della propria indagine interna a proposito del giallo dell’assegno circolare da 25mila euro scomparso nel passaggio da un conto all’altro in occasione di un banale cambio di banca dell’ente, e riemerso nelle “disponibilità” di uno studio legale cittadino, il tesoriere dell’Irci Stefano Nedoch respinge le deduzioni cui portano le dichiarazioni rilasciate 24 ore prima dalla stessa Vigini. «Le responsabilità sono individuali, di una persona, e non di un istituto nel suo complesso», aveva sostenuto la presidente dell’Irci, aggiungendo poi, a scanso d’equivoci, che «la firma in banca ce l’abbiamo in due, io come rappresentante legale e il tesoriere, da me delegato».
Ebbene, il tesoriere - che più chiamato in causa di così non si può - raggiunto la domenica pomeriggio al telefono non ha voluto entrare nelle viscere del giallo alla vigilia dell’incontro tra revisiori e Consiglio direttivo, come non aveva voluto fare il giorno prima Vigini, ma di fronte a certi indizi accusatori ha replicato per le rime, con un minimo di tracce difensive: «È in corso un’indagine da parte del Collegio dei revisori - così Nedoch - e io a quest’organismo ho presentato una mia relazione, che spiega come si sono svolte le cose».
«Chi ha fatto quest’operazione sarà chiamato a dimostrare di averla fatta nell’interesse dell’Istituto», aveva sibilato sabato via stampa Roberto Cosolini, posto che il sindaco - pur essendo il Comune uscito con la Provincia dal corpo dei soci effettivi dell’Irci - ne resta il primo socio “morale” ed esprime fra l’altro la vice di Vigini, la direttrice dei Musei civici Maria Masau Dan. «E così ho fatto», la risposta di Nedoch. «Ho agito - chiarisce il tesoriere dell’Irci, già assessore al Bilancio di Ret a Duino e revisore contabile dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia - nell’interesse dell’Istituto». Per pagare un creditore, come supponeva lo stesso Cosolini? «Non serviva - la risposta di Nedoch - è stata, anzi, una comunissima operazione di tesoreria, come ce ne sono negli enti pubblici, volta a tutelare gli interessi dell’Istituto. A garanzia cioè della liquidità dell’Istituto». Di più Nedoch non dice, lasciando aperte le ipotesi più fantasiose, anche le più maliziose, tipo quelle secondo cui si sia trattato di un pegno per scongiurare la messa in mora dell’Irci da parte di qualche ex fornitore. Di servizi, più che di beni. In questo romanzesco week-end, per intanto, corrono voci che farebbero risalire tale operazione all’estate del 2013, con gli organi amministrativi che se ne sarebbero però resi conto soltanto all’inizio di questo mese.
@PierRaub
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