Il Verdi di Trieste ancora ultimo nella spartizione dei fondi ministeriali
Il teatro lirico ottiene la fetta più piccola, 478 mila euro, della torta di 15 milioni Il sovrintendente: «Penalizzati dai contributi privati e dalle istituzioni locali»
TRIESTE Una volta di più siamo ultimi». Il commento sulla pagina di “Viva il Verdi di Trieste” arriva puntuale. Non c’è di che essere “beati”, in effetti. Il Verdi di Trieste è diventata la “cenerentola” delle fondazioni liriche italiane. E qui Rossini non c’entra. Da alcune stagioni al teatro lirico triestino ad ogni ripartizione del ministero dei beni culturali tocca la fetta più piccola. Alla faccia dei conti in ordine sbandierati dalla Fondazione, dall’ingresso di soci prestigiosi come Allianz (1 milione e mezzo di euro in 5 anni) e dalla proposta artistica fitta di collaborazioni internazionali.
L’ultima, in ordine di tempo, è l’attribuzione alle 14 fondazioni lirico sinfoniche dei 15 milioni per l’anno 2018 provenienti dal fondo istituito con la legge di bilancio 2017 “al fine di ridurre il debito fiscale delle fondazioni lirico-sinfoniche e di favorire” l’utilizzo dell’Art Bonus. Un’iniziativa dell’ex ministro ai Beni Culturali Dario Franceschini.
Al Verdi di Trieste arrivano 478. 757 euro. La cifra più piccola dell’intero riparto. Peggio addirittura del Petruzzelli di Bari che, ultimo arrivato tra le fondazioni lirico sinfoniche, che si porta a casa 535. 538 euro. Meglio di Trieste anche il Massimo di Palermo con 646. 176 euro. Quasi il doppio ottiene il Teatro Lirico di Cagliari (905. 566 euro), dove è approdato l’ex sovrintendente di Trieste Claudio Orazi. E anche l’Opera di Roma conquista 963. 357, 11 euro. Tutte le altre fondazioni hanno ottenuto importi superiori al milione di euro. Lo stanziamento più ingente spetta alla Scala di Milano, a cui vengono assegnati 1. 472. 015 euro.
A penalizzare il Verdi sono i criteri adottati. I 15 milioni di euro sono assegnati in base a tre quote. La quota più consistente (60%, 9 milioni) è ripartita in proporzione all’ammontare dei contributi annuali ricevuti da parte di soggetti privati (Art bonus). E qui il Verdi di Trieste non va molto forte: nel 2017 ha incamerato 397 mila euro. Una seconda quota (30%, 4, 5 milioni) è ripartita in proporzione all’ammontare dei contributi annuali ricevuti da parte degli enti territoriali. Il Verdi riceve 3, 1 milioni dalla Regione e 1, 4 milioni dal Comune di Trieste. Un’ultima quota (10%, 1, 5 milioni) si ripartisce proporzionalmente in base al Fondo unico per lo spettacolo. E qui il lirico triestino è in fondo alla classifica con 7, 8 milioni ottenuti. Nel 2017 il Verdi ha preso meno soldi dal Fus di tutte le fondazioni liriche. Si è trovato quasi 900 mila euro in meno rispetto al 2016 arrivando persino a presentare un ricorso al Tar contro la ripartizione (poi ritirato). Non è andata meglio con la ripartizione straordinaria dell’aprile 2017 di 20 milioni. Un’altra volta il Verdi ha strappato la cifra minore di tutti: 646 mila euro. «I fondi speciali ottenuti dal Teatro Verdi sono in linea con le previsioni - fa sapere il sovrintendente Stefano Pace -. Il finanziamento è proporzionalmente uguale a quello dello scorso anno».
Il perché il Verdi arrivi ultimo è presto detto. «Una delle voci più significative che determinano l’entità dei contributi - spiega Pace - è la capacità di attrarre fondi da privati, un’attività per la quale la Fondazione si sta impegnando molto e i cui ottimi risultati si vedranno nel 2018. La seconda voce importante riguarda i contributi da Regione e Comune che sono inferiori rispetto a quanto avviene in altre regioni, soprattutto quelle a Statuto speciale come Sicilia e Sardegna». –
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