Il Teatro Verdi di Trieste scatena la “guerra della lirica”

La Fondazione ricorre al Tar del Lazio contro il riparto del Fus: «Siamo stati fortemente penalizzati sulla parte qualità»
Il teatro lirico Giuseppe Verdi in una foto scattata da Andrea Lasorte
Il teatro lirico Giuseppe Verdi in una foto scattata da Andrea Lasorte

TRIESTE La Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste contro tutti. Vuole andare a fondo della ripartizione del Fus (Fondo unico per lo spettacolo) alle fondazioni lirico-sinfoniche. Si dichiara parte lesa, vittima di un’«ingiusta ripartizione», e dichiara guerra al Mibact (ministero dei Beni della attività culturali e del turismo). A fine dicembre, entro i termini previsti, il Verdi ha presentato un ricorso al Tar del Lazio contro il ministero e nei confronti delle altre Fondazioni: il Comunale di Bologna, il Maggio Musicale Fiorentino, il Carlo Felice di Genova, il Massimo di Palermo, l’Opera di Roma, il Regio di Torino, La Fenice di Venezia, l’Arena di Verona, il Lirico di Cagliari e il Petruzzelli di Bari. Escluse solo la Scala di Milano e l’Accademia Santa Cecilia di Roma che godono di un regime speciale nell’ambito del Fus.

Il ricorso al Tar, che non è firmato dal sovrintendente Stefano Pace ma dal direttore generale Antonio Tasca, chiede l’annullamento della ripartizione Fus 2015. Alle casse del Verdi mancano all’appello più di 600mila euro. Nel 2015 gli è stato attribuito l’importo di 9.166.288,43 euro. «La quota Fus 2015 riconosciuta alla Fondazione - si legge nel ricorso amministrativo - risultava da subito non solo tra le più basse attribuite dall’ente erogatore per l’anno 2015 (dietro Trieste solo Genova, Cagliari e Bari, ndr), ma anche sensibilmente più bassa rispetto alla ripartizione della quota Fus 2014 in precedenza riconosciutale (pari a euro 9.756.296,47)».

Il Verdi fa i conti con 180mila euro in meno
Silvano Trieste 07/03/2015 Stefano Pace, Direttore del Teatro Verdi

Viene contestata soprattutto la «valutazione nettamente peggiorativa specie in ambito di qualità artistica dei programmi». Così la Fondazione Teatro lirco Verdi, tramite lo studio legale Anello & Partners di Roma, chiede l’annullamento di tutti gli atti del Mibact relativi al Fus 2015 per «eccesso di potere», «illogicità», «incoerenza e irragionevolezza dei provvedimenti», «manifesta inadeguatezza dell’importo assegnato».

Il ricorso al Tar, notificato l’11 gennaio a tutte le altre fondazione, ha messo in subbuglio l’intero mondo della lirica. L’Associazione nazionale fondazioni lirico-sinfoniche (Anfols), presieduta da Cristiano Chiarot sovrintendente della Fenice di Venezia, ha convocato d’urgenza un incontro a Roma per lunedì 18 gennaio con al primo punto all’ordine del giorno proprio il “ricorso al Tar del Teatro Verdi di Trieste”. Ancora lunedì a Bologna il ministro Dario Franceschini aveva affermato che sulla lirica e sulle fondazioni che promuovono la musica c’è stato «un intervento molto forte, 183 milioni, ovvero la metà dell’intero Fus». «Si tratta di un investimento sproporzionato - spiegava il ministro - perché sappiamo che carta e che strumento sono in tutto il mondo la lirica e la musica sinfonica».

La musica che arriva da Trieste è un’altra. Stonata. Il Verdi, tra l’altro, non è l’unico ad aversi visto decurtato il contributo Fus 2014. È andata peggio a Bologna, Firenze, Verona. La riduzione della quota Fus 2015 era comunque annunciata. «Ce la faremo: con fatica e senza truccare i conti. Nel definire il cartellone ho tenuto conto di un possibile taglio» aveva dichiarato il sovrintendente Pace a novembre. Poi, a fine anno, è spuntato il ricorso. «Sulla parte qualità siamo stati fortemente penalizzati. L’anno 2014 è stato valutato la metà del 2013 (stagioni firmate dal precedente sovrintendente Claudio Orazi ora al Lirico di Cagliari, ndr). Non siamo d’accordo su come sono stati ripartiti i fondi. Ci hanno classificati terz’ultimi». Di qui la controffensiva al Tar del Lazio: «Si tratta di gettare un sasso nello stagno per smuovere un po’ le acque. È una questione di principio. Vogliamo farci ascoltare visto che è mancata un’azione incisiva da parte dell’Anfols» aggiunge Pace. «Non voglio che a Roma pensino che, visto che stiamo in una Regione ricca, i soldi che mancano ce li facciamo dare dalle istituzioni locali. Dei 600mila euro di contributi Fus mancanti ne sono stati reintegrati solo 350 mila. Non vedo perché dobbiamo andare a cerca quelli che mancano visto che ci spettano. Abbiamo già raschiato il fondo del barile».

In ogni caso la stagione (il 29 gennaio è in cartellone “Norma”) non è a rischio. «Noi siamo indicati tra i primi tre teatri per la gestione. E siamo stati penalizzati per la qualità con questa sorpresina. So come vanno le cose in questo Paese. Sono stato fuori dall’Italia per molto tempo e non mi va di adeguarmi a questo andazzo. Altrimenti non cambia mai nulla».

Nulla di personale con il ministero e il ministro. «La Fondazione ritiene di essere stata penalizzata rispetto ai criteri utilizzati ed è giusto che compia i passi necessari. Il ricorso al Tar è una misura cautelativa» smorza il sindaco Roberto Cosolini che è anche presidente della Fondazione Teatro lirico Verdi. Meglio, insomma, trattare con in canna un ricorso al Tar. Sempre che non sia a questo punto il Mibact assieme alle altre fondazioni liriche a costituirsi contro il Verdi. Tutti contro Trieste.

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