Ersilia, la restauratrice dei tappeti dei vip: «Una vita per il lavoro tra nobili e artisti»

TRIESTE Classe 1940, triestina da 7 generazioni, da 65 anni Ersilia Bacchetti si dedica anima e corpo nello svolgere la sua amata professione: il restauro di tappeti.
Unica femmina di 6 fratelli, Ersilia cresce in una famiglia molto particolare. «Mia madre Giulia era un’artista che preparava le scarpe da mare per le ricche donne triestine. Faceva delle creazioni straordinarie ed apprezzate in città, con la madreperla. Essendo io l’unica figlia femmina, venne deciso che potessi seguire le sue orme dedicandomi ad una professione in cui poter esprimere la mia sensibilità artistica», racconta Bacchetti, che a febbraio ha spento 80 candeline tonde tonde.
A 15 anni Ersilia diventa allieva del maestro Eskenazi, proprietario di un laboratorio in via Mazzini dal quale apprende i primi rudimenti di quella che diverrà il cuore della sua vita. Compie una esperienza a Firenze dove conosce il famoso restauratore Faccioli. Il primo laboratorio sorge in campo San Luigi, poi si sposta in città, prima in via Carpison, poi 12 anni fa il trasferimento in via San Francesco.
Le capacità ma anche l’eleganza e la dialettica di Ersilia le permettono di entrare sempre più in contatto con la cosiddetta Trieste bene. A servirsi della professionalità dell’artigiana triestina è anche la famiglia Irneri.
«Gli Irneri me li ricordo bene. Avevano degli arazzi maestosi, enormi, in seta pura nella loro casa di via Bellosguardo. Negli anni feci molti lavori per loro, in particolare non posso scordare un arazzo gigante dell’Ottocento sul quale erano rappresentati dei grandi guerrieri a cavallo. La parte più difficile ma allo stesso tempo più coinvolgente fu proprio quella di “ricostruire” le bocche spalancate dei cavalli. Quel restauro mi rese davvero molto orgogliosa», racconta Bacchetti attualmente confinata a causa dell’emergenza sanitaria nel suo appartamento sopra il rione di San Luigi.
Tra gli illustri clienti che negli anni si sono serviti delle indubbie capacità di Ersilia si possono citare anche i nobili Prandi di Gorizia, la famiglia Benco Gruber, lo scultore Ugo Carà, la marchesa Etta Carignani, le attrici Fulvia Gasser e Ariella Reggio.
«Tanti anni fa un facoltoso iraniano voleva che insegnassi tutti i segreti del mio mestiere a sua moglie. Pensi - ricorda Ersilia - che mi propose 8 milioni delle vecchie lire, all’epoca una bella somma. Gli dissi di no. Ho deciso di trasmettere questo patrimonio a mia figlia Simonetta, una triestina doc come me. Purtroppo nella mia vita non ho potuto viaggiare molto - conclude Ersilia Bacchetti - ma con la fantasia i miei tappeti mi hanno permesso di essere parte integrante di una favola continua». —
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