Clienti vip e grandi corse: i quarant’anni di Giuliano come meccanico di bici a Trieste
TRIESTE Dal 1981 ne sono passate, di ruote, fra le sue mani. Da passeggio, da corsa o da mountain bike, per Giuliano Di Donato poco importa. Lui, da 40 anni, è il punto di riferimento per gli amanti delle due ruote a Trieste. Tanto da diventare pure il meccanico di alcuni “vip” e, al contempo, appassionati locali del genere, come Paolo Rumiz e Margherita Hack in passato e, negli ultimi tempi, Susanna Tamaro, nelle sue pur rare apparizioni triestine. Quella di Giuliano - che la prossima domenica, l’11 aprile, festeggerà appunto i 40 anni di attività - è una passione nata durante il periodo scolastico e che è sempre rimasta legata all’assistenza dei mezzi a due ruote.
«Il tutto nacque con un annuncio trovato da mio padre sul Piccolo, in cui i Cicli Marcon di piazza dell’Ospitale cercavano un apprendista per manutenzione cicli e motorini», rammenta il decano dei meccanici delle due ruote. Dopo i primi otto anni come dipendente, Di Donato decide di mettersi in proprio, dapprima in via Foscolo, poi in viale D’Annunzio e da due anni nella rinnovata bottega di viale Campi Elisi. Sempre come assistenza bici. «Per un breve periodo ho fatto anche da rivenditore, ma non riuscivo a fare tutto. Meglio dedicarsi a dare il massimo in ciò che si riesce meglio». E Giuliano è riuscito nell’intento, tanto da ritagliarsi anche la “convocazione” con due squadre professionistiche. «Nel 1999 ho avuto anche l’onore di fare un’esperienza come responsabile dell’assistenza in corsa per la squadra Lampre Daikin e successivamente per quella slovena della Krka Telekom. Partecipai a un Giro dell’Abruzzo e a un Campionato italiano ad Arona. La mia giornata iniziava alle sei e si concludeva a mezzanotte. Dovevo gestire da solo le bici di sei corridori, sono stati giorni molto belli, ma al contempo estremamente stressanti».
Dopo questa breve esperienza il ritorno alla quotidianità e ai clienti di sempre. «Loro sono sacri – ci tiene a sottolineare – e li ringrazio di cuore, perché se dopo tutti questi anni sono ancora in piedi lo devo solo a loro». Ma com’è cambiata la materia prima in questi 40 anni? «Quando ho iniziato c’erano solo le bici da passeggio, poi nel 1984 l’arrivo delle prime mountain bike rappresentò una prima svolta. Quella che all’inizio sembrava una moda americana ben presto diventò un mezzo imprescindibile per molti. Oggi il boom è costituito dalle bici elettriche, a dimostrazione che le due ruote sono tornate a essere un mezzo molto ambito e così per me è aumentato il lavoro». Un cuoco quando torna a casa non ha voglia di cucinarsi nemmeno un uovo alla coque. È così anche per chi ripara le bici? «Negli anni la passione mi è rimasta e ogni tanto una sgambata con la mia mountain bike, lavoro permettendo, riesco ancora a concedermela».—
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