Marcella Skabar: «Dopo 32 anni lascio gli Azzurri d'Italia»
TRIESTE La sua è una bellissima storia di sport, interamente tinta d’azzurro. Ma, come tutte le storie che si rispettino, arriva il momento della parola “fine”. E a scriverla è lei stessa. Marcella Skabar, per tutti “la presidentissima degli Azzurri d’Italia della sezione di Trieste”, ha rassegnato le dimissioni. «Fin d'ora ringrazio gli atleti Azzurri tutti per avermi dato una seconda grande e prestigiosa famiglia piena di emozioni per 32 anni. E’ stata una stagione lunghissima fatta di tanto orgoglio per i fulgidi traguardi sportivi raggiunti con lo scudetto sul cuore, di gioie per i nuovi nati, di dolori per gli inevitabili lutti, ma è il momento di chiudere».
Giovedì 19 settembre allo stadio Rocco con l’inaugurazione della Hall of Fame la Skabar chiuderà il suo mandato. Non sarà facile immaginare gli Azzurri di Trieste fare a meno della sua guida caratterizzata da una prorompente personalità e da una incrollabile passione, ma il tempo non concede sconti. Ora è tempo di ricordi, di riflessioni, anche di programmi, perché le dimissioni dal ruolo non si tradurranno certo, conoscendola, in un ritiro totale dalle scene azzurre. «La più grande emozione in questi 32 anni – sottolinea – l’ho vissuta quando ho avuto il grande onore di aprire per prima la sfilata di atleti e società per l'inaugurazione del nuovo stadio ‘Grezar’, nel 2017, e di tagliare il nastro. In un lampo ho visto la mia vita, i 15 anni di attività, lanciando da giovanissima dischi e giavellotti, le tante competizioni, i sudori e le fatiche, gli innamoramenti da adolescente, il primo matrimonio con il discobolo Vinicio Moreni, il lavoro, la maternità, poi la dirigenza sportiva, con gli Azzurri e il Panathlon, e il secondo matrimonio in binario d'intenti con il canottiere azzurro Matteo Bartoli. Ho rivissuto il passaggio dalla ferma volontà di farmi suora prima di fare sport. Poi, con le domeniche occupate in gare atletiche, anziché in chiesa, la formazione salesiana si è dissolta, lasciandomi però come preziosa eredità la predisposizione alla ‘gratuità’».
Marcella Skabar, triestina, classe ’41, una figlia e due nipoti, sposata con Matteo Bartoli, è entrata al Panathlon Club nel 1972, col gruppo delle prime tre donne, attraversando poi tutti i ruoli: consigliere, segretario, presidente e governatore del primo Distretto Triveneto, prima donna di tutto l'International. Il Distretto era il più grande e aveva 38 club. «Ricordo tanti viaggi – dice - un Bollettino con le attività che componevo ogni due mesi, e poi spedivo in formato cartaceo a 2400 soci, suscitando anche un po' d'invidia da parte di alcuni maschietti e delle loro signore, per tale dirigenza mai stata al femminile». Marcella Skabar è stata artefice di una mozione che tendeva a livellare le tutele nei vari Paesi per gli atleti di vertice. «In Italia – sostiene - manca il riconoscimento del professionismo per le donne, i contributi figurativi, la riserva di posti di lavoro nel Coni, i punteggi per i concorsi pubblici, le case di riposo per gli sportivi. Soprattutto non esiste l'attenzione per il post agonismo. L'Europa mette a disposizione notevoli sostanze per un programma di valenza sociale, frutto di anni di consultazioni su molti temi: intervenire su minacce transnazionali quali il doping, la manipolazione delle partite, la violenza, il razzismo, l'intolleranza. Dovremmo esser capaci di presentare progetti per l'inclusione sociale, le pari opportunità, la promozione dello sport, le iniziative di volontariato, sostenere la buona organizzazione e le doppie carriere per gli atleti».
Marcella Skabar è diventata presidente degli Atleti Azzurri nel 1987 e per 8 anni è stata anche consigliere nazionale. Il movimento con lei è cresciuto: «Dai 70 soci del 1987 – ricorda - siamo passati a 600, cercati ad uno ad uno, un materiale ottimo per il mio primo Annuario nell'88, e tuttora siamo la più grande sezione d'Italia». Ci furono poi altre tre pubblicazioni, realizzate grazie al giornalista Ezio Lipott, cugino di Marcella Skabar e responsabile della redazione sportiva del Piccolo. E molte altre attività. Nel 1990 la Mostra fotografica con la collaborazione di Umberto Wetzl, il primo Raduno nazionale nel 1998 per il 50.o dell'Associazione, con 400 Azzurri e il gotha sportivo nazionale radunato a Trieste. E ancora, i quattro viaggi per presentare le mozioni a Strasburgo e a Bruxelles, le attività con le scuole, le tante Feste di auguri ed estive e le premiazioni di tutti gli Azzurri ogni anno.
Quella di Marcella Skabar è stata una presidenza nata con la macchina da scrivere, il ciclostile e le foto cartacee, iniziata negli uffici in piazza della Borsa, prima del trasloco allo stadio Rocco, che ospita tuttora la Mostra fotografica perenne. Oggi domina la tecnologia: «Si trova tutto in Internet – precisa - ma si perdono i rapporti umani». Essere la presidente degli Azzurri ha permesso infatti a Marcella Skabar di andare a Madrid con Dino Meneghin, di essere chiamata al telefono da Ottavio Missoni, nei suoi ultimi giorni di vita, da Cesare Rubini, di conoscere di persona il mitico Giorgio Calza, «Che voleva regalare alla città un palazzetto – spiega - ma ebbe una delusione. Pochi anni fa gli abbiamo intitolato il Palachiarbola». Ora la successione. Si parla di una candidatura di Franco Del Campo. Ma, come sempre, sarà l’assemblea a decidere. —
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