La Juve al Rocco, il primo mister di Sara: «Intelligente e determinata»

Domenica la Juve gioca al Rocco: parla Stefano Michelutti, che allenava nei Pulcini dello Zaule la triestina Gama, capitana dei bianconeri e della nazionale
Sara Gama
Sara Gama

TRIESTE Chissà. Chissà se quel frugoletto tutto ricci che a 7 anni invece che con le bambole in cameretta pigliava a calci un pallone sotto casa nella zona di Costalunga e poi sul campo dello Zaule l’aveva mai pensato - o sognato - di giocare un giorno al Rocco. Una partita “vera”, di campionato.

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Beh, domenica accadrà. Domenica Sara Gama guiderà la sua Juventus, la squadra della quale è il capitano (così come, peraltro, è il capitano della Nazionale italiana) nella sfida di campionato contro il Tavagnacco, appuntamento alle 12.30 proprio al Rocco.

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È l’11.ma giornata nella serie A del calcio femminile, le bianconere campionesse d’Italia sono largamente prime in classifica con all’attivo nove vittorie e un pareggio mentre le gialloblù friulane sono mestamente penultime con soli 5 punti all’attivo. Il Tavagnacco ha però colto l’occasione della partita di cartello per decidere il trasferimento per un giorno a Trieste, nell’ambito di una intelligente opera di promozione del calcio femminile. Quale migliore occasione dunque per sbarcare nel capoluogo regionale, visto anche, e soprattutto, che il capitano delle campionesse d’Italia è proprio una ragazza triestina. È Sara Gama.



Sara Gama è nata calcisticamente nello Zaule del presidente Luigi Giani: quattro anni tra pulcini ed esordienti, quindi il passaggio alla San Marco Sistiana. A 17 anni poi Sara sbarca in serie A al Tavagnacco, da sempre faro del calcio femminile in regione, quindi passa all’altra squadra friulana in auge in quegli anni, il Chiasiellis, per poi spiccare il volo verso il Brescia dopo un passaggio anche negli States. Dal Brescia al Paris Saint Germain, quindi ancora Brescia e ora la Juventus. Sin da quando aveva 17 anni poi veste l’azzurro della Nazionale.

Ma tutto, appunto, è iniziato nello Zaule. E suo primo allenatore, nei Pulcini prima e negli Esordienti poi, è stato Stefano Michelutti, oggi al Sant’Andrea San Vito.

Michelutti, se lo ricorda il pulcino Sara?

Certo che sì, ed è un ricordo davvero piacevole. E poi sin da subito fu evidente che Sara aveva un talento non comune per il calcio. Per capirci: un bambino di quell’età di solito fa due, tre palleggi di seguito. I più bravetti arrivano a cinque. Davi invece il pallone a Sara e a lei non cadeva mai! E poi in partita: la schieravi in qualsiasi ruolo e lei era comunque la migliore. Correva per tutti i suoi compagni di squadra: diciamo che rendeva loro la vita molto semplice. Non a caso, a qualsiasi torneo si partecipasse, lei vinceva sempre qualche premio. E così sin da quando era con noi la segnalai al Tavagnacco, dove avrebbe poi trovato come allenatore il mio amico ed ex compagno di squadra Roberto Modonutti che l’avrebbe poi fatta esordire in serie A.

Sara ha poi preso il volo. Ma siete rimasti contatto?

Sì, ho mantenuto un buon rapporto con lei, anche perché lavoro con suo zio... In ogni caso sì, ci sentiamo: certo non ha mai avuto bisogno che le dessi consigli ma è sempre un piacere sentirla.

È rimasto sorpreso che Sara abbia avuto e continui ad avere una carriera tanto sfolgorante?

Assolutamente, no. Sara è innanzitutto dotata di una tecnica assoluta, ma quello che la contraddistingue è altro: è una ragazza estremamente intelligente e con altrettanto carattere, molto determinata e caparbia. Ricordo quando passò al Tavagnacco: faceva la pendolare del calcio e intanto studiava alle superiori risultando bravissima e a scuola e nello sport. Allo stesso modo poi si è anche laureata in Lingue all’Università di Udine.

Domenica lei sarà allo stadio a vederla in campionato contro il Tavagnacco?

No... Sono direttore tecnico e responsabile dell’attività di base del Sant’Andrea San Vito e quindi domenica sarò impegnato con le mie squadre. Amo l’impegno nel settore giovanile, amo mettere a disposizione dei più piccoli tutta la grande passione che ho per il calcio: e chissà, forse un po’ di questa passione sono riuscito a trasmetterla anche a Sara! —


 

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