Bagattin, il bomber che ama arbitrare

Passione di famiglia. Incubo dei portieri anche nei tornei cittadini, ma a 53 anni il triestino sembra deciso a non giocare più. Fa il barman al Tommaseo

TRIESTE. Bagattin, un cognome che a Trieste vuol dire calcio, un cognome che fa tornare indietro la memoria a quel tragico 28 aprile del 2001 quando un malore portò via Ennio, presidente del Centro Sportivo Italiano provinciale, proprio mentre praticava la sua grande passione dell’arbitraggio. Sul campo di Altura, durante un incontro amatoriale, ben tre arresti cardiaci in sequenza, addirittura il primo nell’intervallo della partita, poi portata regolarmente a termine. Testardaggine e serietà, il voler a tutti i costi onorare un impegno.

Caratteristiche nel dna della famiglia, trasmesse anche ai suoi figli, Fabrizio e Massimiliano, notissimi nel mondo triestino della palla di cuoio. Ed entrambi hanno ereditato l’amore per l’arbitraggio, da tanti anni infatti dirigono nel mondo amatoriale. Taccuino, fischietto, cronometro, una monetina e i cartellini, sono gli attrezzi che si portano dietro settimanalmente girovagando per i campetti cittadini.

«Ho iniziato nel 1990, - racconta Fabrizio - partecipai ad un corso e l’esame me lo fece Fabio Baldas. Iniziai con qualche gara di bambini per poi passare subito ai tornei amatoriali». Ma fino a pochi mesi “Fabri” era anche un attaccante molto temuto nelle aree di rigore, nei tornei a sette segnava gol a grappoli. Un arbitro-bomber, ma adesso il lavoro non gli consente di giocare i tornei serali..

«Le mie direzioni cercano di lasciar giocare le squadre sanzionando il meno possibile i contatti, per contro non tollero proteste, offese e bestemmie. In campo rispetto i giocatori e da loro sono molto rispettato». Bagattin tra il 2002 e il 2009 diresse molte amichevoli della Triestina in provincia. E molti sono gli aneddoti da raccontare.

«Allegretti si raccomandava sempre di concedergli due/tre punizioni sui venti metri per allenarsi a calciarle in vista delle gare di campionato. Naturalmente le concedevo perché i falli c’erano». Ma la “carriera” arbitrale di Fabrizio è nulla in confronto a quella di calciatore. Ha giocato tra i dilettanti sino alla bellezza di 46 anni, poli a livello amatoriale. Una vita da bomber con 348 reti realizzate che gli hanno fruttato cinque titoli di capocannoniere regionale contribuendo a vincere cinque campionati con le maglie di Domio, Vesna, Mladost e Costalunga. A neanche sedici anni esordì in Prima squadra nell’Opicina Supercaffè nella Coppa Altipiano, qualche mese più tardi diventò titolare insaccando ben 23 volte in campionato. Poi per lui le casacche di Ponziana, Costalunga, Domio, Vesna, Mladost, Latte Carso, San Canzian e Chiarbola.

«Ho avuto tanti allenatori da cui ho imparato molto, ricordo con piacere i vari Carretti, Micussi, Sciarrone, Palcini e Pallotta. E ho avuto il piacere di giocare con tanti bravi ragazzi: Maranzina, Doria, Riosa, Lapaine, Persi, Lenardon, Steiner e la lista potrebbe proseguire a lungo». Fabrizio è rimasto legato a molti ex alabardati: «Ottimo rapporto con Maran e Maraner, con Lima ci sentiamo su facebook, Allegretti viene spesso a trovarmi sul lavoro con la famiglia, sono amico con Godeas e sento a volte il portiere Gegè Rossi».

 

 

E poi c’è un piccolo aneddoto su Ardemagni: «Con Matteo ci scambiammo le maglie, lui mi diede la sua della Triestina e io gli diedi la mia numero 9 del Domio con cui vinsi il campionato. Gli dissi che gli avrebbe portato fortuna. Qualche mese dopo andò a giocare nel Cittadella dove fece 22 gol».

Completa la famiglia Bagattin una mamma super sportiva, Francesca, sempre presente in stadio e in palazzetto, e i due figli Andrea e Daniele che militano nei Giovanissimi Regionali del Kras. Fabrizio lavora al Caffè Tommaseo dove prepara caffè e cocktail. E anche in questo campo ha avuto grosse soddisfazioni: nel 1990 a Saint Vincent vinse infatti il titolo di miglior barman d’Italia.

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