Vita e avventure di Altesti, fondatore delle Generali e lobbista di Napoleone

Cristiano Caracci romanza in un libro edito da Gaspari la biografia del diplomatico e affarista nato a Ragusa nel 1766 e morto a San Giorgio di Nogaro nel 1851. Nell’archivio della storica società assicurativa è conservata l’azione n. 1 da lui acquistata

TRIESTE Può capitare di essere presi da un senso di vertigine, a spulciare nell’Archivio storico delle Generali. C’è la domanda di assunzione di Franz Kafka, corredata dal curriculum vitae che l’allora ventiquattrenne scrittore aveva redatto a mano, accanto alle polizze sulla vita sottoscritte da futuri papi come Pio X e Giovanni XXIII. Vere e proprie golosità, madeleine che profumano di storia, finestre spalancate su epoche del passato, come la documentazione di Umberto Nobile per la storica spedizione scientifica al Polo Nord, e l’assicurazione spaziale degli Stati Uniti.

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La Direzione di Budapest ritratta in una fotografia di fine '800 realizzata con banco ottico dallo studio Strelisky con lumeggiature a mano


Quello delle Assicurazioni Generali è tra i più grandi archivi assicurativi, dichiarato bene culturale dal Ministero dei Beni e delle Attività culturali. In occasione dei 190 anni della Compagnia, l’Archivio avrà la sua nuova sede a palazzo Berlam, il grattacielo rosso affacciato sul canale Ponterosso e sulle Rive. Qui sarà raccolta la documentazione prodotta dalla Direzione Centrale di Trieste (dai verbali degli organi di vertice alle carte dei diversi rami e servizi) dal 1831, anno di fondazione, alla fine del XX secolo, oltre ai fondi della Presidenza e a quelli della Direzione di Venezia e di Milano. Per dare un’idea della sua ampiezza, mettendo uno vicino all’altro i 65 mila documenti, si formerebbe una fila lunga circa 15 chilometri, come da Trieste a Muggia.

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Ma non basta, ci sono anche tremila volumi di verbali degli organi direttivi, statuti, bilanci e libri contabili riprodotti e consultabili in formato digitale; circa 3 mila riproduzioni da fotografie sciolte, album fotografici e materiale a stampa d’epoca. Tra il contratto sociale del 1831, le prime grandi polizze vita e trasporti manoscritte, fotografie d’epoca, antichi timbri a ceralacca, affascinanti documenti ottocenteschi con leoni e aquile, in lingue diverse, un posto particolare spetta all’Azione n. 1, emessa dalla Compagnia il 30 giugno 1832. Era appartenuta a uno dei fondatori delle Generali, Francesco Andrea Altesti, possessore di dodici azioni, fra cui appunto la n. 1, ceduta nel 1836 a Giovanni Battista de Rosmini, che a sua volta la passò al barone Pasquale Revoltella.

Eletto nel primo consiglio di amministrazione, il 16 febbraio 1832, da cui si dimise nel maggio 1833, Altesti era il tipico esponente di un periodo di grandi trasformazioni, veloci arricchimenti e improvvisi rovesci. Era nato a Ragusa nel 1766 da una famiglia di cittadini (la classe intermedia, secondo le leggi della Repubblica, fra il patriziato e la plebe) ed educato a Firenze, e aveva attraversato il periodo napoleonico al servizio della diplomazia russa; abbandonato l’impiego nella cancelleria di Caterina la Grande, si era trasferito a Trieste e acquistato una tenuta a San Giorgio di Nogaro.

Questo avventuriero che aveva trovato nella Trieste del grande sviluppo emporiale il suo naturale approdo, ha attirato l’attenzione dell’avvocato udinese Cristiano Caracci, che nel tempo libero scrive, e scrive soprattutto della sponda dalmata dell’Adriatico. Più precisamente è Ragusa ad esercitare un richiamo ineludibile per Caracci, che alla città dalmata, al suo splendore e tramonto ha dedicato due libri, “La luce di Ragusa” e “Il tramonto di Ragusa”. Ora con “Altesti il Raguseo” (Gaspari, pagg. 145 pagg., euro 16.50) prosegue la sua frequentazione con le rotte adriatiche, calamitato dalla vita errabonda di Altesti, che si dispiegò di approdo in approdo tra i porti di Ragusa, Istanbul, Trieste e Odessa. Il suo non è un libro di storia, come premette l’autore, che ha voluto alternare fatti realmente accaduti ad altri di pura invenzione, ma la dimostrazione di come gli archivi siano materia viva, poli di cultura che dinamicamente leggono il passato per stimolare il presente. Grazie a Caracci la polizza n. 1 delle Generali esce così idealmente dalla custodia nella quale si trova nel palazzo Berlam, per farsi racconto, per ritornare nelle mani di Altesti.

Caracci ci porta nella villa di San Giorgio di Nogaro, tra i filari di gelsi della campagna, dove assistiamo alla riunione in cui si parla per la prima volta della necessità di fondare una grande compagnia di assicurazione. Sotto una pergola, con un bicchiere di vino in mano, gettano le basi di una nuova compagnia Altesti e i suoi compagni di cordata: Osvaldo Tositti, Gustavo Uhlich, Giovanni Ralli, Giovanni Sartoro. Le Generali nasceranno un anno dopo, con un capitale di due milioni di fiorini, al termine di un’assemblea che si tiene a palazzo Carciotti. Quale era il ruolo di Altesti in mezzo a commercianti, armatori, spedizionieri? Quello di essere un facilitatore, come si direbbe oggi, un lobbista. Ex diplomatico, probabilmente massone, conosceva personalità molto in vista ed era sempre in viaggio, a Milano, Venezia, Firenze. Era stato in ottimi rapporti con La Brosse, un agente segreto di Napoleone, che si era stabilito a Trieste fingendosi agente di commercio. Anche per questo la polizia austriaca lo teneva d’occhio, sospettandolo di essere un fiduciario, se non proprio una spia, del governo russo. Il racconto di Caracci si chiude con la lettera immaginaria che Altesti scrisse al nipote, per informarlo del testamento che ormai in punto di morte, aveva redatto. Quel testamento che si trova conservato nell’Archivio di Stato di Udine: come quello di Generali, un altro ponte tra passato e presente. —
 

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