Venezia 76, premiato il documentario che "parla" triestino

VENEZIA. Un pezzetto di Trieste nel palmarés della Mostra: è andato a “Babenco – Tell Me When I Die” il premio per il Miglior Documentario sul Cinema nella sezione Venezia Classici, un film-omaggio che la regista Barbara Paz dedica al marito Hector Babenco, scomparso nel 2016. Nelle fila produttive del film si legge il nome della triestina Manuela Mandler, da lungo tempo responsabile del settore internazionale della Gullane, che ha sostenuto il progetto assieme alla HB Films.. È un legame speciale quello che ha unito Mandler al regista, una tra le figure più rappresentative del cinema latino-americano degli anni Ottanta e Novanta, il primo con cui ha lavorato quando si trovava a muovere i primi passi nell’industria cinematografica, prima come stagista di produzione e poi come assistente alla post-produzione per “Carandiru” (2003), infine come coordinatrice per il lancio del film in Brasile, dove all’epoca è stato campione d’incassi.
“Babenco – Tell Me When I Die” è una dichiarazione d’amore verso il cinema e a un uomo di cinema, che come Nicholas Ray prima di lui, non ha esitato a filmare la sua morte come atto di sfida e celebrazione dell’immortalità. Filmare per non morire.
«Ho già vissuto la mia morte e ora l’unica cosa che mi manca è farci un film», con questa dichiarazione testamentaria Hector Babenco esprimeva alla compagna Barbara Paz il suo ultimo desiderio, conscio del fatto che non gli rimanesse più molto da vivere. E dal palco di Venezia, Barbara, emozionatissima e quasi in lacrime, ha lanciato un forte appello contro la censura in Brasile.
«Sono felice - afferma Mandler - che Venezia abbia riconosciuto le virtù di questo piccolo film nato dall’amore della regista Barbara Paz per il suo compagno. Sono felice per lei, che in questo progetto ha messo tutta se stessa e spero che questo riconoscimento possa aumentare le chances di distribuzione del film. Per me questo premio è l’occasione per riflettere sull’origine della mia passione per il cinema. È molto significativo riceverlo proprio per l’omaggio a Babenco, che considero il mio primo maestro in Brasile, e proprio qui a Venezia, nello stesso festival in cui - da studentessa - è nata la voglia di lavorare in questo settore»”.
Con questo premio assegnato dalla giuria di studenti guidata quest’anno da Costanza Quatriglio, il segno lasciato dal cineasta argentino nella storia della settima arte si è fatto ancora più forte.
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