Tutti i colori del rosso, guida per una rinascita della sinistra

Il viaggio nella storia di parte compiuto da Gabriele Santoro e pubblicato da Fondazione Feltrinelli

Paolo Marcolin
L’ex cancelliera tedesco Willy Brandt è una figura portante del libro
L’ex cancelliera tedesco Willy Brandt è una figura portante del libro

Tempi cupi per la sinistra. Non solo da noi, ma in tutte le democrazie liberali il campo progressista batte in ritirata. Destre e populisti trionfano negli Usa e in Argentina, nella vecchia Mitteleuropa dopo Orban ecco che le elezioni in Austria registrano addirittura una robusta ascesa dei nostalgici del nazismo. Ma anche le socialdemocrazie scandinave, finora felice esempio di inclusione e sostegno ai più deboli, di fronte ai temi dell’immigrazione si attestano su posizioni opposte. Ciliegina sulla torta, è di queste settimane la notizia che il tycoon Elon Musk invita a votare alle elezioni tedesche di febbraio per l’estrema destra di Alternative für Deutschland.

E dunque: esiste ancora spazio per i progressisti? Gabriele Santoro ne è convinto e prova a convincere anche gli altri, nella speranza di ritrovare gli elettori perduti perché anche alle elezioni, si sa, vincere non è importante: è l’unica cosa che conta. Nel suo “Tutti i colori del rosso” (Fondazione Feltrinelli, 238 pagg., 18 euro) affronta un viaggio nella storia della sinistra per «ritrovare l’orgoglio dell’alternativa».

Il libro, nato da lavoro di ricerca iniziato due anni fa su iniziativa del direttore di Fondazione Feltrinelli Massimiliano Tarantino, va alle radici della crisi delle sinistre europee e non solo, che risale agli anni Ottanta. Sta qui, dopo il crollo del Muro di Berlino, che sembrava l’ìnizio di un’era di pace, il momento di svolta. La colpa del campo progressista è stata quella di aver voluto abbandonare i propri temi bandiera, come il lavoro, per cercare di inseguire le destre sul loro campo, quello del privato e della libera concorrenza. Centrale nel libro è la figura di Willy Brandt, il cancelliere tedesco famoso per aver promosso negli anni Settanta la Ostpolitik, politica di distensione verso l’Est.

Brandt aveva anche avuto la lungimirante intuizione di uscire dall’eurocentrismo per ridisegnare i rapporti tra nord e sud del mondo, prefigurando temi attualissimi come il contrasto povertà e la necessità di costruire una politica di pace.

Il vecchio cancelliere rimase però inascoltato, mentre negli stessi anni in Francia, con l’ascesa delle destre di Jean Marie Le Pen, anche a sinistra l’emigrazione diviene un tema di insicurezza sociale, e rincorrendo l’allarme del Front National sullo straniero che toglie il lavoro, la sinistra si infila in un tunnel da cui ancora oggi non è uscita. Come si vede una storia costellata di tanti errori strategici.

Il viaggio di Santoro si compone di otto capitoli, in cui vengono ritratte altrettante figure di politici di sinistra. O almeno apparentemente di sinistra, come nel caso di Matteo Renzi e del suo Jobs Act che «ha fatto prevalere una idea di flessibilità a vantaggio esclusivo delle imprese senza nessun vantaggio per i lavoratori», secondo le parole di Sergio Cofferati. Ogni capitolo si chiude infatti con un’intervista a un esponente della sinistra (Fausto Bertinotti, Luigi Manconi Susanna Camusso tra altri). Il rottamatore Renzi, alfiere di un nuovismo da imbonitore, secondo il ritratto che ne fa Santoro, si era ispirato a Tony Blair, altra figura controversa di politico progressista.

Dopo l’attentato delle torri gemelle Blair aveva avallato l’intervento Usa in Iraq, provocando una grossa rottura all’interno della sinistra internazionale. Ma anche quando le intenzioni sono ottime, come nel caso di Barack Obama e della sua riforma sanitaria, può essere difficile confrontarsi con i potenti interessi delle assicurazioni sanitarie degli Usa. Tramontato anche Obama, a tenere alta la fiaccola della sinistra sembra rimasto solo il brasiliano Lula, che pur tra molte controverse vicende, a 78 anni è arrivato al terzo mandato da presidente. Torniamo alla domanda iniziale? Da dove la sinistra può ritrovare il suo spazio e i suoi elettori?

Secondo Santoro mettendo insieme tutti i colori del rosso. Il bianco del pacifismo, il verde dell’ecologismo, il fucsia dei femminismi, l’arcobaleno dei diritti Lgbtq+. —

 

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