Tra porcellane cinesi e cimeli teatrali un viaggio nei tesori di Trieste

TRIESTE. Raccontare Trieste e testimoniare la sua storia e la sua arte attraverso alcuni dei suoi Musei. Con questo fine sono stati editati dall’assessorato alla Cultura del Comune tre eleganti volumetti che, anche attraverso le accurate versioni in inglese, ci guidano, introdotti dal direttore del Servizio Musei e Biblioteche Laura Carlini Fanfogna e con le foto molto belle di Marino Ierman, a una conoscenza approfondita del Museo d’Arte Orientale, del Museo Sartorio e del Museo Teatrale Carlo Schmidl.
Una lodevole iniziativa, realizzata nell’ambito del progetto “Il Museo per tutti: storia, arte e teatro”, finanziato dalla Regione, di cui hanno beneficiato anche altre istituzioni museali triestine. Le pubblicazioni saranno disponibili nei book shop dei Civici Musei (040-6754031).
Una pubblicazione testimonia dell’antico rapporto della città con il Levante: curata dal conservatore Michela Messina, nell’invitarci a visitare la collezione del Museo d’Arte Orientale, ci illustra la fascinosa sezione dedicata alla “Porcellana cinese tra arte e collezionismo” (pagg. 158, euro 15), «fiore all’occhiello della sezione cinese» come precisa Carlini Fanfogna. Vi è pubblicata una ricca sequenza di preziosi manufatti, che parte dalla ceramica céladon delle dinastie Yuan e Ming (XIV-XVI sec.), passa per le porcellane “bianco e blu”, le terrecotte architettoniche, la porcellana di Dehua, quella policroma e “famille rose” (cosiddetta per le nuance dello smalto opaco), tutte della dinastia Qing, fino ad arrivare al ‘700 e all’800, sempre nell’ambito della stessa dinastia, con pezzi di gusto più occidentalizzante, creati per l’esportazione, poiché la porcellana cinese all’inizio era costosissima e perciò deputata all’uso esclusivo delle case reali.
Un’altra guida, “Sartorio Museum” (pagg. 158, euro 15), curata da Lorenza Resciniti, conservatore del Civico Museo Sartorio, ci consegna una puntuale testimonianza sull’evoluzione e la vita di questa tipica famiglia dell’alta società mercantile triestina, dei suoi gusti e costumi e delle predilezioni in fatto d’arte, soprattutto per quanto riguarda i dipinti collezionati in particolare da Giuseppe Sartorio, cui si deve l’acquisto più eclatante: i 254 disegni di Giovambattista Tiepolo. E approfondisce anche sotto il profilo storico e architettonico la storia della bella villa, donata nel ‘46 con i suoi arredi e le sue collezioni al Comune dall’ultima discendente Anna Segrè Sartorio e restaurata nel 2006.
La terza pubblicazione, “Il civico Museo Teatrale Carlo Schmidl”, curata da Marta Finzi e Anna Krekic (pagg.128, euro 10), conservatore Stefano Bianchi, che ha seguito il progetto in generale e quello editoriale in particolare anche come responsabile dei Musei Storici e Artistici della città, si addentra invece nello scenografico emisfero del Museo Teatrale, presentato nel nuovo allestimento di Palazzo Gopcevich e nell’aggiornamento di quest’ultimo, realizzato grazie al progetto “Il Museo per tutti”, finanziato dalla Regione.
Curiosità e raffinate testimonianze della passione di Trieste per il teatro trovano punte di diamante in un magnifico costume di Manon del 1912 per il celebre soprano spalatino Ida Quaiatti, nella novità economica del piano melodico brevettato dal bolognese Giovanni Racca, in cui il trascinamento della musica, impressa su cartone perforato, avveniva con una manovella che variava la velocità dell’esecuzione…fino al Fondo Giorgio Strehler con la testimonianza, tra le altre, della sua titanica impresa dedicata alla rielaborazione del Faust di Goethe.
Ovviamente le tre guide, essendo d’impostazione piuttosto agile e di formato contenuto, non propongono tutti i materiali di pertinenza dei singoli musei, bensì un’oculata selezione dei reperti e degli arredi, testimoniandone l’atmosfera e le priorità attraverso un invisibile filo conduttore che va al cuore del racconto, grazie anche a una grafica accurata e a un ottimo equilibrio tra immagini e testi.
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