Strehler da Barcola a Milano il genio in viaggio con Sara Alzetta

Al castello di San Giusto lunedì 6 settembre lo spettacolo dell’attrice che è stata allieva

del grande regista. «Daremo voce e musica alle sue pagine più belle»

Corrado Premuda

TRIESTE. Tra gli attori e le attrici di Trieste ce n’è una che, dopo essersi diplomata alla Scuola Europea del Piccolo Teatro di Milano diretta da Giorgio Strehler, è stata diretta più volte dal regista nato a Barcola di cui ricorre il centenario della nascita. È Sara Alzetta. Con la regia di Strehler Alzetta ha recitato in “Arlecchino servo di due padroni” di Goldoni, in “Faust. Frammenti” di Goethe e in “Tre sorelle” di Čechov. Aveva la parte di Beatrice nell’Arlecchino, quello che è considerato da molti uno degli spettacoli più importanti e famosi non solo di Strehler ma di tutto il Novecento. Oggi alle 21 è impegnata in “Da Barcola a Milano: il viaggio di un genio europeo”, produzione Bonawentura – Teatro Miela, al castello di San Giusto, all’interno di Trieste Estate.
Che tipo di maestro era Strehler?
«Giorgio Strehler - risponde Alzetta - non era un insegnante tradizionale, era un bambino, un bambino dall'energia feroce, irraggiungibile, che giocava coi suoi attori. Giocava magnificamente anche con le luci e con gli spazi che erano spazi vuoti e per questo infiniti. Lui stava in scena con te, recitava con te, e poi dal giorno della prima ti sentivi improvvisamente sola».
Lei era stata ammessa sia al corso del Piccolo Teatro che a quello dell'Accademia nazionale di arte drammatica Silvio D'Amico.
«In effetti ho frequentato entrambe le scuole ed ero stata ammessa anche alla Civica Scuola Paolo Grassi di Milano. Un inizio che quasi mi fece paura. Nelle sale del teatro-studio e in via Rovello si respirava un’atmosfera stimolante perché passavano “La tempesta” di Peter Brook, una rassegna coi principali spettacoli di Kantor, tournée internazionali dei più grandi registi e drammaturghi tedeschi e francesi. C’era ancora il Teatro d’Europa e alle lezioni di Strehler arrivavano le telecamere di televisioni straniere che riprendevano il nostro lavoro. Ogni sera noi allievi attori potevamo arrivare dalle aule della scuola, attraverso una semplice porticina, direttamente ai posti di galleria; una volta mi ricordo che, con una mia iniziativa poco ortodossa, seguii uno spettacolo addirittura dalla graticcia!».
Perché il teatro di Strehler è stato così importante e rivoluzionario? Oltre che spettatrice lei ci ha lavorato all'interno.
«Strehler portava in scena un raffinatissimo teatro popolare adatto sia agli intellettuali che ai loro nipotini, un teatro per “la piazza”, come da tradizione italiana, e per gli studiosi. D'altra parte era questa l'atmosfera che si respirava a Milano in quel periodo con Strehler, Dario Fo, Iannacci e gli altri. Il suo teatro era europeo, era il mondo di Tadeusz Kantor e ovviamente di Bertold Brecht».
Il fatto di essere entrambi triestini ha segnato il vostro rapporto?
«Ma no, dopo le battute iniziali ero allieva e attrice come le altre».
Cosa vedremo in scena al castello di San Giusto?
«Ci lasceremo cullare dalle musiche di Fiorenzo Carpi e dalle canzoni più belle della tradizione triestina eseguite alla fisarmonica da Max Jurcev. Con Marta Comerio e Ilaria Onorato, mie colleghe del primo corso della scuola del Piccolo Teatro, daremo voce alle pagine del teatro di Strehler e soprattutto alle annotazioni private, ai suoi preziosi appunti europeisti, alle prese di posizione morali. Ma sarà una serata da ridere».

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