Ritrova il fratello in America 51 anni dopo

La caparbietà di un goriziano che è riuscito a rintracciare il congiunto, adottato da una famiglia nel 1963, oltreoceano

La storia che vi stiamo per raccontare potrebbe figurare tranquillamente fra le vicende narrate dal programma televisivo “Così vicini così lontani”, condotto nella sua prima edizione da Al Bano e Cristina Parodi (sostituita nella seconda edizione da Paola Perego). Un programma, baciato dal successo e basato sul format olandese “Spoorloos”, che si propone come mezzo per aiutare le persone adottate a trovare le loro origini familiari.

In realtà Al Bano, la Perego e la Rai non c’entrano sulla in questa storia che si caratterizza, invece, per la grande caparbietà di un goriziano che ha voluto fare luce sul suo passato familiare.

«Mi chiamo Roberto Tomasin e, da piccolo, assieme a mio fratello che allòra si chiamava Paolo eravamo ospiti dell’asilo provinciale di via Vittorio Veneto (ora Cisi) - ci racconta uno dei due protagonisti di questa favola moderna -. Nel 1963, Paolo è stato adottato da una famiglia americana tramite l’associazione “Catholic Relief Service” e da allòra non ho avuto più notizie di mio fratello. La foto che ci ritrae (e che pubblichiamo in alto, ndr) è stata scattata qualche giorno prima della sua partenza per l’America».

Pareva una pagina di storia che non dovesse più riaprirsi. Due vite erano state separate. «Poi con il passare degli anni tutto ritorna in mente e, nel 1996, ricomincio a cercare notizie di Paolo ma senza ottenere risultati», racconta Roberto Tomasin che non si dà per vinto e continua a cercare, cercare, cercare. «Nel 2008 espongo il mio caso anche alla trasmissione della Rai “Festa italiana” condotta da Carterina Balivo, ma anche in quel caso non ho fortuna». Poi, arrivano i social network che ti permettono di dialogare da un capo all’altro del mondo. «Nel 2009, grazie a Facebook, chiedo l’amicizia ad un certo John Pierre Battersby (Campitelli da italiano) adottato da una famiglia americana, che ha scovato le sue origini in Italia e che tutt’ora è attivissimo con numerosi gruppi su Facebook. Il gruppo di cui è promotore si chiama: “Figli adottivi e genitori naturali”. Accetta la mia amicizia ma mi chiede il perché. Racconto la mia storia e quella di mio fratello e, ad un tratto, le porte cominciano ad aprirsi. Riesce ad avere documenti e contatti in America che mi hanno aiutato a coltivare la speranza. Ma la persona che è stata determinante per l’identificazione di mio fratello è stato mio cognato Thomas che ha inviato una mail a mio nome chiedendo notizie a tutte le ore della notte. Un bel giorno, arriva il messaggio tanto atteso: “Abbiamo trovato tuo fratello, è contento di sentirti, aspetta domani sera la sua telefonata”. E così è stato. Per alcuni mesi ci siamo sentiti via skype, poi è venuto qui a trovarmi. A distanza di 51 anni - sottolinea ancora emozionato Roberto Tomasin - abbiamo cercato di rifare la foto. Siamo cresciuti ma il nostro sorriso è rimasto quello di un tempo, felice e spensierato. Un grazie a tutta la mia famiglia che mi ha incoraggiato a non fermarmi. Un ringraziamento anche a mia moglie Maura, a Thomas, a miei figli, e anche a tutti i miei amici che hanno atteso con pazienza il suo arrivo in Italia».

Francesco Fain

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