Riemerge dal mare una macchina Enigma leggenda della guerra

Le acque dell’Alto Adriatico restituiscono uno degli oggetti simbolo della Seconda guerra mondiale: una macchina Enigma, il più leggendario e misterioso dispositivo per cifrare e decifrare messaggi utilizzato dalle forze armate tedesche, che ha ispirato decine fra romanzi e film. La macchina Enigma, o quel che ne rimane dopo tanti anni sul fondo del mare, è stata recuperata dal relitto del Räumboote R-15, un dragamine tedesco affondato da un siluro il 16 aprile 1945 tre miglia a nord ovest di Umago. Nel naufragio si salvarono solo cinque uomini dell’equipaggio.
Il recupero non è recente: il relitto dell’unità era noto da tempo, conosciuto dai locali come “Ribaltada”, non sapendo che tipo di imbarcazione fosse. A metà degli anni Ottanta era stato un appassionato subacqueo, il responsabile dell’Acquario di Pirano, Zvone Kralj, durante un’esplorazione subacquea fra i rottami del dragamine a recuperare i resti della macchina Enigma.

Kralj non sapeva di aver messo le mani sul leggendario dispositivo elettromeccanico, e solo nei giorni scorsi i subacquei e ricercatori di Capodistria Danijel Germek e Gregor Basiaco, dopo una serie di ricognizioni sul relitto e un’attenta ricerca d’archivio sono riusciti a identificare l’unità germanica, provvedendo anche all’attribuzione e a un primo restauro della macchina Enigma.
«Il Räumboot R-15 - spiega Danijel Germek -, insieme all’R-12, operavano nell’Alto Adratico inquadrati nella sesta Räumbootsflottille». «Agivano - aggiunge il ricercatore - fra Venezia e Abbazia, e furono entrambi affondati nelle fasi finali del conflitto nei pressi di Salvore; l’R-15 in particolare venne silurato da una motobarca inglese nell’aprile del 1945». Tutti e due i relitti, continua Germek, «vennero in parte smantellati dai palombari nel dopoguerra», ma solo a metà degli anni Ottanta Zavone Kralj trovò la macchina Enigma.
Che ora con ogni probabilità verrà consegnata al Museo di Storia Contemporanea di Lubiana (Muzej Novejše Zgodovine Slovenije). «Tutte le unità da combattimento della Marina germanica - interviene Gregor Basiaco - e in particolare gli U-Boot, erano dotate di un apparecchio Enigma per cifrare e decifrare messaggi, ma trovarne uno in un relitto in fondo al mare è un evento estremamente raro. Quando Kralj ce lo ha consegnato non ci sembrava vero di averlo fra le mani».
La macchina Enigma venne messa a punto, in un primo prototipo, da Arthur Scherbius nel 1918. Scherbius si era ispirato al disco cifrante di Leon Battista Alberti, e mise in vendita la prima versione commerciale del dispositivo nel 1923. Il governo di Berlino, edotto dalla lezione della Grande guerra, quando la Gran Bretagna era riuscita a decriptare i messaggi cifrati grazie ai codici recuperati dopo l’affondamento di un incrociatore tedesco, decise di puntare su un sistema cifrato che fosse il più sicuro possibile. Scherbius si mise al lavoro e produsse una serie di esemplari di Enigma in varie versioni via via più sofisticate.
Fino a un modello particolare, utilizzato dalla Marina germanica, che impiegava quattro rotori cifrati e un meccanismo in grado di aumentare in modo esponenziale il numero di combinazioni disponibili. Intanto, man mano che in Europa Hitler faceva la voce grossa, i servizi di intelligence di vari Paesi si diedero da fare per non farsi trovare impreparati di fronte a un sistema crittografico inespugnabile in caso di conflitto. I primi a decifrare Enigma furono, nel 1932, un gruppo di matematici polacchi appositamente arruolati allo scopo: Marian Rejewski, Jerzy Różycki e Henryk Zygalski. Ma i tedeschi continuarono a modificare la macchina rendendo sempre più difficile averne ragione. I polacchi costruirono una macchina contro-Enigma, battezzata Bomba, per simulare il funzionamento di un apparecchio Enigma e ottenere da un messaggio cifrato, a forza di reiterati tentativi, le chiavi di regolazione della macchina che aveva seguito la cifratura, per poterlo quindi decifrare a sua volta.
Nel 1939 i piani di Bomba vennero affidati ai servizi segreti alla Gran Bretagna, che a Bletchley Park aveva allestito un enorme centro di intercettazione e decifrazione delle comunicazioni radio tedesche, chiamando matematici del calibro di Alan Turing, considerato uno dei padri dell’informatica e dei moderni computer, a lavorare per decifrare Enigma. Grazie a Turing gli inglesi riprogettarono Bomba e idearono diversi metodi per forzare le chiavi di codifica dei tedeschi, che davano come prodotto il testo in chiaro, nome in codice Ultra. È la storia raccontata nel film “The Imitation game” (2014) basato su un libro di Andrew Hodges.
Finché del 1941 la Marina inglese riuscì a mettere le mani su un apparecchio Enigma intatto, compresi i documenti di decifratura, catturando un sommergibile tedesco durate una attacco da parte di quest’ultimo a un convoglio alleato. È un po’ la storia raccontata nel film “U-571” di Jonathan Mostow (2000), pellicola che fece infuriare gli inglesi perché nella finzione cinematografica sono gli americani e non i britannici a impadronirsi di Enigma. Oggi la macchina Enigma rimane uno dei simboli della seconda guerra mondiale. Al punto che un esemplare - ovviamente integro - è stato venduto all’asta a New York per la cifra record di 480 mila euro. L’Enigma recuperato al largo di Umago racconta tutto questo e, forse, riserverà ancora qualche altra sorpresa.
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