Renzo Arbore e la sua band: «Come per la tv la mia è musica senza tempo»

TRIESTE Da “Reginella” a “Sì, la vita è tutta un quiz”. Tre ore di successi condensati in una scaletta che con l’Orchestra Italiana sposa il nuovo e l’antico suono di Napoli. Renzo Arbore promette «un concerto memorabile» domani Al Tiare Shopping di Villesse alle 20.30. «È una scaletta collaudata: festeggiamo – spiega l’artista foggiano – ventotto anni di attività e 1.500 concerti in tutto il mondo. Suonare nel profondo nordest per un’orchestra del profondo sud rappresenta una sfida, ma ci divertiremo: il repertorio napoletano viene internazionalizzato e per renderli più attuali i classici sono rielaborati in maniera moderna. Ci saranno escursioni nello swing, nella musica cubana e nella canzone italiana, con un ricordo di Modugno, un po’di “Clarinetto” e le canzoni delle trasmissioni tv. Sì, perché dopo “Indietro tutta 30 e lode” sono tornate a essere cantate da tutti: è stata una sorpresa scoprire che anche i ragazzi le conoscono».
Si aspettava un successo così?
«Un po’sì - risponde Arbore -: vivo giornalmente sulla mia pelle l’affetto della gente che mi ferma e rimpiange la mia tv. Chi forse non se l’aspettava erano la Rai e Bonolis, che ho battuto con il 20% di share: Rai2 non lo toccava da dieci anni».
Come lo spiega?
«Cerco di fare una tv a futura memoria e non di stretta attualità: sia alla radio che in tv facevamo umorismo puro, non satira. Aristogitone o Raymundo Navarro erano personaggi di fantasia, era comicità senza tempo. E lo stesso criterio l’ho adottato anche per l’orchestra: non ho rincorso le mode, ma cercato arrangiamenti che durassero nel tempo. “Ma la notte no” o “Il materasso” non hanno perso smalto, si cantano ancora sui pullman. Mi piace che le mie canzoni rimangano nella memoria. Ma non ci sarà solo musica: sul palco ricordo anche varie esperienze musicali e radiotelevisive».
Ecco, la tv: che succede in Rai?
«Purtroppo vivo le sue peripezie da quando ci sono entrato 64 anni fa: ho visto cambiare dirigenti e direttori e sono l’unico della mia generazione a non averla mai tradita per l’amore che nutro per l’azienda che mi ha educato e che tuttora bazzico: a Rai Storia e Rai5 faccio programmi non remunerati perché mi fa piacere lasciare documenti alla Rai, che mi ricambia con il successo di “Techetechetè” quando ci sono io. Oggi tutti sono concentrati sulla politica però la Rai ha fatto la tv di intrattenimento più bella del mondo: “Canzonissima” , “Portobello”, “Non stop”. La tv, quella vera, che la gente ricorda e a cui è rimasta legata».
Si esibisce spesso da queste parti.
«Ho tenuto un bellissimo concerto a Lignano, un anno fa sono stato a Pola e sono stato accolto sempre con grande generosità. Gorizia fa pure parte del mio background di appassionato di storia».
E Trieste?
«Mi affascina molto, è una città meravigliosa e per di più sull’Adriatico, che è anche il mio mare. Con Trieste poi ho un rapporto speciale: a 12 anni con i compagni di classe inneggiavo a Trieste italiana. E poi ho vissuto l’epopea musicale del mio amico Lelio Luttazzi e con Pilade in piazza Unità ho cantato tutte le canzoni popolari. Sono carine, le lanciavo pure ad “Alto gradimento”».
Ha un suo canale internet.
«Per ora è silenzioso, ma sto sperimentando: la rete mi affascina molto perché sono un grande navigatore».
E dei talent, che ne pensa?
«Che allevano cantanti, ma non presentatori: quando muore un Fabrizio Frizzi la Rai e la tv in genere perdono un importantissimo intrattenitore che non verrà sostituito. C’è poco ricambio. Vediamo se in futuro riuscirò a proporre qualcosa di nuovo. Fiorello è titubante a fare tv ma spero che si convinca: è l’unico a proporre sempre un intrattenimento importante, gli altri hanno già dato».
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