Pierpaolo Foti, il violinista triestino elettrico e classico che ha incantato Jovanotti al Beach Party di Lignano

Si ispira ai grandi musicisti ottocenteschi ma parla il linguaggio della sua generazione. È curioso di ogni novità, ha portato Vivaldi in spiaggia e, dice, «sovrappensiero è un posto bellissimo»  
Rossana Paliaga

TRIESTE Guardando ai traguardi raggiunti finora il violinista “elettrico e classico” Pierpaolo Foti non saprebbe identificare una vera e propria svolta, ma un costante progresso che tra studi ed esperienze lo ha portato a partecipare a diverse trasmissioni televisive (Bellissima Italia, I soliti ignoti, Il filo rosso), a raggiungere decine di migliaia di visualizzazioni con il suo concerto durante il lockdown in piazza Unità, a essere uno degli ospiti del Jova Beach party 2022.

Lo sapeva fin da bambino che la sua idea del far musica avrebbe dovuto presto trovare strade alternative al tradizionale percorso accademico. Definisce burrascosi gli anni di conservatorio a Trieste; completa gli studi classici tra Firenze, Parma e Genova e nel frattempo modella la propria identità artistica in Italia e all’estero, attualmente con Iakov Zats e Vsevolod Dvorkin. Abbandona, anche simbolicamente, la spalliera; vuole essere libero di far musica a modo proprio e senza limiti di genere, suonando Mozart al Teatro Bibiena di Mantova, musica celtica sul palco del Triskell, pop e rock, anche in videoclip, con il gruppo CrookSet. Si ispira ai grandi violinisti ottocenteschi ma parla il linguaggio della propria generazione, curioso di ogni novità, come è stata l’esibizione al mega party di Jovanotti a Lignano.

«È stata una delle esperienze più belle della mia vita - racconta Foti -. Ho incontrato persone meravigliose, partendo da Lorenzo stesso che incontra sempre i suoi ospiti, sia nel backstage che sul palco, ma anche Saturnino, Davide Rossi, Max Pezzali, solo per nominarne alcuni. Il Jovanotti Beach Party è una grande esperienza… anzi, è l’esperienza!».

Ha portato il violino in spiaggia e in piazza, a teatro e sulle passerelle di Miss Universo, nel suo repertorio convivono Vivaldi, Morricone e la colonna sonora dei Pirati dei Caraibi. L’eclettismo è la sua natura o la formula per avvicinare la musica a un pubblico più ampio?

Amo creare unione, gioia genuina e la musica è entrambe le cose. Lorenzo nella presentazione del tour ha rivolto a me e al mio ensemble una dedica (come si usava una volta) ai suoi amici, alla tribù che balla, alla meraviglia che ha davanti agli occhi, offrendo in dono una musica immortale che parla di rinascita: La Primavera di Vivaldi. Il mio voler esser eclettico parte da qui, dalla volontà di unire, di avvicinare, di far ascoltare a centomila persone in costume da bagno, al tramonto, una melodia che magari non avevano mai sentito prima e della quale forse si sono innamorati. Penso di essere stato invitato per questo: solo un visionario come Lorenzo poteva immaginare di portare Vivaldi sulle spiagge.

Come ha riconosciuto il musicista che sarebbe diventato, ottimizzando quindi i tempi e le scelte anche a livello di studi?

Anche questo fa parte di un lungo e costante processo creativo, di sviluppo interiore e maturazione personale, ma anche artistica. Ho seguito ciò che sentivo per diventare ciò che sono. La vita è sempre in evoluzione e la mia si muove su un doppio binario di concertista e autore. Scrivo musica da quando avevo 14 anni, però ne pubblico pochissima. Sono un compositore strano. Da un lato cerco lo stile dei grandi del passato, dall’altro l'innovazione pura. Questo percorso mi emoziona e motiva.

Si definisce un sognatore?

Si, sono un sognatore, di quelli che quando vedono un tramonto sono capaci di fissarlo per decine di minuti lasciando il pensiero libero di crescere, immaginare e creare. Sono stato il primo a credere in me stesso e nei miei sogni. Mi dicono che il mio mondo è tra le nuvole ed è vero perché “sovrappensiero” è un posto bellissimo, è lì che le mie idee trovano terreno fertile.

Ciuffo ribelle e il classico binomio barocco-rock nell’abbigliamento: quanto conta lo stile ovvero l’immagine?

Non saprei definire quanto valore possa avere questo binomio anche se sicuramente ha il suo peso. Secondo me quello che conta davvero è la preparazione, il talento, l’elasticità mentale, la testardaggine di raggiungere risultati di qualità.

Sottolinea spesso il suo amore per Trieste: l’immagine è cambiata ora che la guarda “a fuori”, dato che vive sul lago di Como?

Effettivamente l’immagine di Trieste è cambiata: quando ci torno la vedo ancora più bella e la vivo con ancora più emozione di prima. Sono felice e fortunato ad avere qui le mie radici e tutte le persone a me care. Credo sia uno dei posti dove si possa vivere meglio in assoluto.

C’è un personaggio letterario che la rappresenta?

A caldo direi il Piccolo Principe di Saint-Exupéry. Un piccolo grande sognatore che girando i pianeti incontra personaggi che gli fanno capire cose importanti come il valore della vita, che non è determinato dal denaro, ma dalle emozioni, dalle relazioni, dai sogni, dai valori umani, dall’arte e dall’amore.

Le piace scrivere e postare aforismi: ne dedicherebbe uno ai lettori?

Ne ho messi un po’ anche nella nostra chiacchierata! Spero di poter contribuire ad una vera e propria rinascita culturale, dove tutti possano esser liberi di amare, creare e ritrovare il proprio “io” nascosto, quel bambino che spesso si perde crescendo.

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