Pepi, prima donna in calzoni da Vienna a Trieste: quella storica passerella con la paura di essere gettata in mare
Nel febbraio 1911 una sartoria austriaca “testa” la jupe-culotte in città, dopo i fischi a Vienna, Parigi e Madrid
TRIESTE Sull’edizione del 1° marzo 1911 Il Piccolo riporta la cronaca di una pericolosa passeggiata cittadina, condotta all’ora del listón. La signorina Pepi Weissenhuber, di professione modella, è scesa il giorno prima da Vienna all’hotel de la Ville con uno chaperon e un misterioso baule. L’obiettivo della spedizione non è affatto facile. La mannequin deve testare, nell’emancipato porto dell’Impero, dove le donne godono di autonomia e indipendenza impensabili nel vecchio cuore dell’Europa, il capo più peccaminoso del momento: la “jupe-culotte”, la prima gonna pantaloni.
Un gioco da ragazze? Tutt’altro. Il Piccolo informa che nei salotti d’oltralpe il modello è stato accolto “da risa ironiche, da fischi, dai pugni degli apaches parigini”, a Madrid ha scatenato insolenze, mentre a Vienna tre dame comparse a un ballo aristocratico in calzoni sono state messe alla porta senza tanti complimenti. La reazione dei salotti ha gettato nella disperazione le grandi sartorie viennesi, già impegnate con sostanziosi ordini commissionati a Parigi. Di qui la decisione di misurare le reazioni popolari in una città dalla mentalità più aperta, che, abituata alla mescolanza di genti diverse, ha già fatto l’occhio a fogge esotiche.
Pepi è arrivata a Trieste in gran segreto, accompagnata dal segretario dell’atelier viennese Gustav Pollack e Brüder, e da una splendida gonna pantalone di seta blu accuratamente stesa nel baule. Il bagaglio viene trasportato con mille precauzioni dalla stazione all’hotel. La povera ragazza, che vede per la prima volta il mare, attende l’ora dello struscio “con una certa apprensione”, perché - fa sapere l’anonimo cronista del Piccolo - a Vienna le hanno descritto gli italiani “come gente capace non solo di fischiarla e tempestarla di aranci, ma nientemeno di gettarla in mare”.
Poco prima del mezzodì, Pepi, accompagnata dal signor Gustav e “alquanto trepidante”, esce dall’albergo e si dirige verso il molo San Carlo, richiamando subito l’attenzione dei passanti, che le stanno alle calcagna. Anche il giornalista del Piccolo si accoda e perde subito il suo approccio british. «Non esitiamo a dire che la toilette ch’ella indossava era d’ottimo gusto; impressione condivisa del resto da quanti ebbero occasione di ammirarla. Bellissima: e non soltanto perché stava mirabilmente a pennello sulla slanciata e ben tornita figura della modella, ma perché davvero elegantissima», si entusiasma nell’articolo.
Pepi indossa una jupe-culotte “di finissima seta bleu”, che a metà gamba si apre verticalmente davanti e dietro lasciando intravvedere ricchi calzoni, «che scendevano al collo del piede, calzato con scarpine francesi seducentissime».
Tutti ammirano la comodità e la praticità del capo, annota il cronista. E anche quando una leggera raffica solleva la gonna, nella rivelazione del pantalone fino al ginocchio non vi è «niente di volgare, di ridicolo o di licenzioso, nulla di esagerato o di indecente».
La folla si apre ad ala al passaggio della “bella sconosciuta” e molti obiettivi di fotografi si puntano su di lei. La mannequin concede un secondo giro - “fra la generale curiosità, curiosità, strano a dirsi, più maschile che femminile...” -, imbocca la via Nuova, poi via Cassa di Risparmio, piazza della Borsa e quando sbuca sull’affollatissimo Corso crescono i “vivaci commenti e le risate”. I pantaloni al femminile destano stupore e incredulità, spiega il giornalista, ma in tutti prevale l’ammirazione per l’eleganza della jupe-culotte.
Davanti al caffè Urbanis si crea un vero e proprio ingorgo, al punto che la mannequin e il suo accompagnatore stimano prudente ripiegare verso piazza Verdi. Alla gente però non piace quella che sembra una ritirata e molti, “correndo e chiassando”, si gettano all’inseguimento dei due, senza però compiere alcun “atto sconveniente”.
Immaginatevi il terrore di Pepi, che pensa sia davvero giunto il momento del suo battesimo in mare. Precipitosamente si rifugia al Ristorante Dreher, dove può finalmente tirare un sospiro di sollievo. Fuori un centinaio di persone - e questa volta, dice il cronista, molte signore - si fermano a commentare sorridendo il debutto della jupe-culotte.
“La donna in calzoni ha fatto la sua comparsa anche a Trieste”, titola Il Piccolo dell’1 marzo 1911. E il sottotitolo precisa la reazione della città smaliziata: “Con chiasso, ma con successo”. —
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