“Der Fliegende Holländer” del romantico Wagner ritorna al Verdi di Trieste

L’opera sarà in scena dal 21 marzo per la settima volta. Brockhaus: «Non è una storia d’amore ma di morte»

Patrizia Ferialdi
Il regista tedesco Henning Brockhaus Foto di Fabio Parenzan
Il regista tedesco Henning Brockhaus Foto di Fabio Parenzan

Al giro di boa della stagione lirica in corso approda dal 21 al 30 marzo al Teatro Verdi di Trieste “Der Fliegende Holländer” di Richard Wagner, nel nuovo allestimento della Fondazione Teatro Lirico G.Verdi per la regia di Henning Brockhaus e la direzione musicale di Enrico Calesso.

L’opera è stata presentata al Ridotto in conferenza stampa, presenti il sovrintendente Giuliano Polo, il direttore artistico Paolo Rodda, il Maestro Enrico Calesso, il regista Henning Brockhaus, la musicologa Sara Zupančič per l’Associazione Triestina Amici della Lirica G.Viozzi, il signor Federico Bernardis membro fondatore ed animatore del gruppo ‘Amici del Loggione Alfredo Mariotti’ e la studentessa Chiara Vendola dell’Università degli Studi di Trieste, moderatrice Alessia Capelletti. L’Olandese Volante è opera in tre atti su libretto dell’autore, tratto da un episodio del romanzo incompiuto di Heinrich Heine “Aus den Memorien des Herrn von Schnabelewopski”, rappresentata per la prima volta all’ Hofoper Dresda il 2 gennaio 1843 con la direzione dello stesso Wagner.

A Trieste il Vascello ha attraccato per la prima volta nel porto del Teatro Verdi a dicembre 1894 e, da allora, ha fatto scalo in altre sette edizioni per un totale di cinquantuno recite, curiosamente tutte avvenute tra dicembre e marzo, come se l’inverno fosse la stagione che meglio si addice al nordico mito dell’Olandese. Per quanto riguarda il protagonista, escluso il cast del debutto, l’unico baritono italiano che si è cimentato nel ruolo è stato il grande Rolando Panerai nell’edizione 1954-55 diretta da Francesco Molinari Pradelli.

La trama si basa sulla leggenda del capitano olandese che, mentre sta tentando di doppiare il capo di Buona Speranza imperversando una violenta tempesta, giura di realizzare il suo proposito anche se dovesse navigare per l’eternità. Udito il giuramento, il diavolo condanna il capitano a navigare fino al giorno del giudizio, concedendogli però di sbarcare ogni sette anni allo scopo di trovare la redenzione e la salvezza nell’amore di una donna, disposta a essergli fedele fino alla morte.

La chiave di lettura scelta da Henning Brockhaus – che firma pure le scene insieme a Giancarlo Colis – non asseconda l’allure romantica dell’amore salvifico «perché questa non è una storia d’amore ma di morte, non è l’amore che unisce Senta e l’Olandese ma solo una grande simpatia».

Con questa premessa il regista tedesco - al suo debutto in quest’opera - ha rivelato che tutto ruota intorno al personaggio di Senta, vero motore di tutta l’azione drammaturgica, mentre l’Olandese non è una persona ma un’idea, un sogno con un forte lato mitologico e la mitologia non è mai concreta. «In paese tutti parlano di questo Olandese come una fiaba ma Senta lo prende sul serio – dice Brockhaus – si attacca veramente a questa figura come una sua salvezza, come mezzo per uscire dalla mediocrità della sua esistenza. Quindi non è l’Olandese che si serve di Senta per sfuggire alla dannazione ma è lei che lo usa per modificare il proprio destino». In un’ambientazione atemporale in cui Daland è un uomo d’affari e i marinai dell’Olandese sono senza connotazione, quasi delle creature selvatiche, non mancherà comunque l’aspetto sovrannaturale che verrà creato con le videoproiezioni.

Molto contento che il suo debutto avvenga proprio a Trieste («Città bellissima in cui mi trovo molto bene») Brockhaus ha svelato altresì che la partitura wagneriana del cuore è il Parsifal «un’opera incredibile in cui Wagner si mette davvero a nudo e rivela tutto di sé attraverso i personaggi presenti. Tutti loro sono tasselli di lui, da Amfortas malato e sofferente all’omosessualità di Klingsor che rispecchia la sua e così via, praticamente una sorta di saggio freudiano antelitteram che Wagner ha fatto di se stesso. E considero il Parsifal fatto qualche anno fa in Olanda il miglior spettacolo che ho fatto in vita mia».

Tra una domanda e l’altra il pubblico ha poi avuto modo di assaporare anche alcuni momenti musicali di grande intensità offerti da una parte del cast presente in sala

In palcoscenico si alternaneranno nei rispettivi ruoli James Rutherford/Lars Fosser (Der Holländer), Clay Hilley/Alexander Schulz (Erik), Elena Batoukova-Kerl/Claire de Monteil (Senta), Albert Dohmen/Abramo Rosalen (Daland). Recite venerdì 21 e 28 marzo ore 20, sabato 22 marzo ore 16, sabato 29 marzo ore 19, domenica 23 e 30 marzo ore 16.—

Argomenti:cultura

Riproduzione riservata © Il Piccolo