Octavio Prenz? Si è soltanto “assentato” a tempo indefinito (come il suo Kreck)

Un anno fa a Trieste la morte dello scrittore e intellettuale argentino 

TRIESTE Non mi è mai piaciuto lo stereotipo della “scomparsa”, specie di un qualcuno il cui ricordo è così vivido nella mente di tutti i suoi amici, colleghi, studenti, conoscenti ed ammiratori. Octavio Prenz non è scomparso affatto. In quel giovedì 14 di novembre del 2019 si è semplicemente assentato per un periodo indefinito, un po’ come il signor Kreck, e probabilmente è vagamente divertito all’idea che nessuno di noi può invadere la sua privacy.

Morto a Trieste lo scrittore Juan Octavio Prenz
Lo scrittore argentino Octavio Prenz


Vogliamo però ricordare la sua uscita di scena, e vogliamo farlo assecondandolo come se fosse ancora tra di noi – parlando del passato e del presente senza perdere di vista il futuro. Poco prima di andarsene, Octavio ha avuto la soddisfazione di un omaggio resogli da quelli che aveva definito “i suoi pari”, i colleghi di quel mondo universitario che era stato il suo. A quel punto della sua vita – non si faceva illusioni – il loro giudizio era l’unica cosa di cui gli importasse veramente, me lo disse lui in privato, il resto erano orpelli, e lo capivo benissimo.

Allora non lo sapevamo, ma vivevamo in un momento ancora felice prima della pandemia, e la sala del Revoltella era strapiena. Qualche giorno fa, a un anno esatto, alcuni di quegli stessi “pari” lo hanno ricordato in presenza di Elvira, Cecilia e Betina nella stessa sala “in versione Covid”, ma con lo stesso calore e con riflessioni di alto spessore letterario, sottolineando la profondità delle opere di Octavio, tra le voci più alte della letteratura ispanofona del secondo Novecento.



Come il prof. Ferracuti ha fatto argutamente notare, l’idea era di presentare un libro sull’evento di un anno prima, “Un mitteleuropeo d’oltreoceano – Omaggio a Juan Octavio Prenz”, ma il diavolo e il Covid ci hanno messo la coda, e il libro era presente “da remoto”. Per un attimo ho intravisto il suo viso con un sorriso un po’burlone sulle labbra sottili, una situazione prenziana quant’altre mai… Mi sono detto spesso che Prenz avrebbe dovuto avere un maggior riconoscimento della sua peculiarità come scrittore e poeta. Non gliene sono mancate le occasioni, tra i letterati era conosciuto ai quattro angoli del mondo, ma a volte mi chiedo se la definizione – in sé felice – di “appartato” che ne ha dato Claudio Magris non sia riduttiva della sua effettiva notorietà.

Mi manca molto l’amico Octavio, ma non posso fare a meno di pensare che gli è stato risparmiato quello che ricorderemo come un annus horribilis, con tutti i timori con cui la pandemia ci ha obbligato a convivere, dalla paura per i propri cari più che per noi stessi alla noia di interminabili giornate passate senza rapporti umani diretti. Ma oltre a quella dell’amico avverto la mancanza dello spirito guida del Pen Trieste, del suo Fondatore, primo Presidente e Past President sempre presente, sempre interessato al presente ed al futuro di quella che considerava a giusta ragione la sua creatura. Nella brochure del primo Decennale ricordava con la metafora della semilla – la semente – l’inizio di un’avventura che ormai viaggia verso un secondo Decennale. Agli inizi Octavio aveva tenuto a partecipare ai Congressi e alle Conferenze di Bled, e al suo contributo iniziale si deve la conoscenza del Pen Trieste nell’ambito dell’organizzazione internazionale. Era orgoglioso di aver sentito dai colleghi esteri che il “modello Trieste” era stato considerato un esperimento molto interessante, e posso testimoniare – con un minimo di meraviglia – che il nome di Trieste, la sua posizione geografica strategica sul piano culturale, ed i principali suoi personaggi letterari sono molto conosciuti all’estero. In seguito, aveva lasciato al sottoscritto questa attività internazionale.

Mi chiedo cosa avrebbe pensato di questo ircocervo del Congresso 2020 del Pen International online, che avrebbe dovuto tenersi ad Uppsala con la consueta convivialità e che invece si è tenuto in questi giorni tramite PC con un minimo di interazione – il che è comunque ammirevole, se si pensa che in qualche modo sono coinvolti 145 Centri. Avrebbe senz’altro desiderato essere ad Oxford nel 2021 per il Centenario del Pen International, che si spera si possa tenere, ed avrebbe voluto discuterne con me, con i Soci e le Socie e con la sua famiglia. Sarà un avvenimento epocale per tutti noi. Proprio in questi giorni pensavo che gli avrebbe dato una certa soddisfazione sapere che il Pen Argentina (fondato nel 1930…) tornerà in questo Congresso a far parte della famiglia attiva del Pen International, al punto di presentare un proprio candidato al Board, in cui è giusto che ci sia un rappresentante degli ispanofoni, europei o latinoamericani che siano. Purtroppo, nell’aula virtuale dell’Assemblea il suo nome risuonerà tra gli in memoriam, assieme a quello di un comune caro amico, Tonko Maroević. Continueremo a parlare con Octavio di tutto un po’come se fossimo in una chat ricordando, come dicevano gli antichi capomastri, che “l’opera non è mai colma” anche in termini letterari e culturali. Ora è in uscita con libro con i suoi saggi. –




 

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