Nei diari di Ettore Bernabei la storia di una generazione e della sua fede democristiana

Venerdì la presentazione del volume di Piero Meucci

a San Canzian, alla presenza anche del figlio Giovanni

Alex Pessotto

GORIZIA Ettore Bernabei aveva un'abitudine comune a molti: quella di tenere un diario. Nell’arco della sua vita ne ha riempiti una quarantina, circa 4 mila pagine in tutto. Agli inizi del 2020, sono stati affidati dai familiari all’associazione Arcton, presieduta da Piero Meucci che, nella primavera dello scorso anno, ha dato alle stampe il libro “Ettore Bernabei il primato della politica. La storia segreta della DC nei diari di un protagonista” (Marsilio, pagg. 384, euro 17).

La presentazione del volume è prevista per domani, venerdì 15 luglio, alle 18, negli ambienti dell’azienda agricola Lorenzon “I feudi di Romans”, a San Canzian. Oltre all’autore, interverranno il presidente del Consiglio regionale Piero Mauro Zanin, il direttore del Piccolo e del Messaggero Veneto Omar Monestier, il fondatore e presidente della cantina Enzo Lorenzon, il figlio di Ettore Bernabei, Giovanni.

«Chi, leggendo il testo, si aspettasse di trovare aneddoti riguardo alla Rai e ai suoi personaggi celebri resterebbe per la gran parte deluso», ammonisce comunque Piero Meucci, facendo riferimento all’incarico che ha reso Bernabei popolare: quello di direttore generale dell’azienda di via Teulada, ruolo che ha ricoperto dal ’61 al ’74.

Bernabei, infatti, nei suoi diari, si soffermava principalmente su questioni politiche, legate alla gestione del potere e ai rapporti con quello che è stato il suo partito: la Democrazia Cristiana. In altre parole, i diari e conseguentemente il libro di Meucci permettono di addentrarsi nella storia di una generazione, conoscendone anche aspetti spesso trascurati, ma sempre visti dall’interno. Di esempi se ne potrebbero fare molti: la caduta del governo Tambroni, durato soltanto 126 giorni, e il tradimento dei dorotei che portò Aldo Moro alla nomina di segretario Dc.

«La Rai, nei diari, entra soltanto all’interno delle lotte di governo: quando si era tentato di licenziare Sergio Zavoli, quando si pensava di riformare l’azienda nel 1974 o quando a Raffaella Carrà era stato concesso un contratto milionario per il quale si era interessato anche Bettino Craxi» prosegue Meucci. Ai tempi, infatti, il mercato era stato alterato dall'avvento delle televisioni private (quelle di Berlusconi, per intenderci) che avevano cominciato a offrire cachet molto più elevati di quelli riconosciuti fino ad allora.

In ogni caso, dopo la lunga esperienza in Rai, Bernabei si era cimentato con altre avventure: aveva diretto l’Italstat, una finanziaria a partecipazione statale, e, successivamente, aveva fondato la casa di produzione televisiva Lux Vide, diventandone il primo presidente, lui che per l’azienda di via Teulada aveva programmato sceneggiati come l’Odissea e I promessi sposi.

I diari proseguono fino all’84. Bernabei aveva poi ripreso a scriverli nel 2007, ma, questa volta, lasciando da parte la politica per concentrarsi soprattutto su varie tematiche che hanno al centro la Chiesa. Anche sotto questo profilo emerge quell’appartenenza democristiana che gli aveva permesso di diventare l’uomo di fiducia di Amintore Fanfani.

«Bernabei ha manifestato soprattutto due enormi qualità: una straordinaria capacità di visione e di organizzazione - afferma ancora Piero Meucci, di professione giornalista e autore di saggi politici ed economici -. Aveva rare virtù manageriali, imprenditoriali, sempre guidate da una profonda fede cattolica. I diari mettono in evidenza il suo pragmatismo, che gli ha fatto superare ostacoli e resistenze nel corso della sua attività sia politica sia professionale».

Ettore Bernabei è scomparso nel 2016. Era nato nel 1921. Il libro a lui dedicato è stato pubblicato lo scorso anno proprio per celebrarne il centenario. A.P.

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