In un libro il mondo triestino del Lied

Marina Petronio ricorda in un volume la passione cittadina per la liederìstica tra le serate di Hausmusik, le Schubertiadi e i concerti al teatro lirico Verdi

Marianna Accerboni
Il quadro “Schubertiade” (1896-97) del pittore Julius Schmid (1854–1935), Collezione del Museo di Vienna
Il quadro “Schubertiade” (1896-97) del pittore Julius Schmid (1854–1935), Collezione del Museo di Vienna

Racconta Uto Ughi, il grande violinista che il mondo ci invidia ed è molto legato a Trieste, come la sua iniziazione alla musica abbia preso avvio quando a soli quattro anni partecipava alle serate cittadine di Hausmusik, organizzate in casa con degli amici dal padre avvocato, originario di Pirano e appassionato concertista, seguendo la tradizione mitteleuropea cui la madre austriaca, nonna del Maestro, lo aveva educato.

Sul filo di tale raffinata cultura, che svela anche l’amore dei triestini per gli appuntamenti musicali e per il teatro, si dipana “Il mondo del Lied”. (Luglio editore, pagine 251, euro 15,00), ultimo libro di Marina Petronio, studiosa, saggista e scrittrice giuliana.

Attraverso un instancabile lavoro di ricerca, un’approfondita conoscenza della lingua tedesca e numerosi viaggi, l’autrice ha nel tempo interpretato e divulgato in quasi una trentina di libri, diversi e significativi aspetti culturali, musicali, artistici e storici di un Nord Est esteso, in virtù di una sensibilità mitteleuropea ed europea, ben oltre i confini nazionali.

Il libro raccoglie una serie di Lieder - canzoni vocali tedesche, esemplificative del fare musica domestico in paesi di cultura germanofona - che l’autrice ha tradotto, integrandoli con presentazioni e note esplicative: un genere, il Lied, coltivato fin dal Medioevo tanto nella musica popolare che in quella più elitaria e il cui periodo d’oro è stato l’Ottocento.

Lo testimonia un bellissimo dipinto d’atmosfera del pittore viennese Julius Schmid, commissionatogli dal Comune della capitale austriaca nel 1897 in occasione del centenario della nascita di Franz Schubert, dal quale prendono il nome le celebri Schubertiadi, ricordate nel volume dalla Petronio: inizialmente erano “incontri con l’autore” che avvenivano in casa del musicista davanti a un pubblico di amici e appassionati melomani, riuniti per ascoltare le composizioni sue e di altri autori, interpretate dal maestro stesso per voce e piano, e per apprezzare, ad esempio, i versi di Goethe, Heine e Schiller ma anche di poeti minori.

Alle Schubertiadi, assurte in seguito a modello storico della Hausmusik borghese, è dedicato da tempo, a Schwarzenberg e Hohenems in Austria, un composito festival annuale, dove il Lied è modernamente esteso alle sale da concerto, mutuando così la sua caratteristica di “musizieren” domestico, anche attraverso l’accompagnamento dell’orchestra, in evento pubblico. E, nel Novecento, l’intreccio tra parole e musica presente nel Lied delle origini, si era ulteriormente aggiornato attraverso le note, tra gli altri, di Richard Strauss, Hugo Wolf e Gustav Mahler.

Nel volume l’autrice ricompone e integra la propria collaborazione – avvenuta quale assistente volontaria tra il 1981 e il 1995 all’Istituto di Storia della Musica all’Università degli studi di Trieste - a concerti ospitati al Teatro lirico Giuseppe Verdi di Trieste e a Stresa durante il Festival Internazionale delle Settimane musicali.

Vi ritroviamo pure i versi del poeta tedesco Friedrich Rückert, dedicati ai suoi bambini che incontrarono la morte, poi musicati da Mahler, attratto da questa tragedia e quasi presago della perdita, qualche anno dopo, di una delle sue figliolette; e i “Quattro canti da Rilke” per voce di soprano e orchestra composti da Raffaello de Banfield, raffinato musicista di spicco a Trieste ed extra moenia, che tra il 1967 e il 1972 scelse e musicò quattro liriche del poeta, scrittore e drammaturgo austriaco di origine boema, intuendone l’animo delicato e spirituale, spesso ispirato nelle sue vibrazioni interiori dai soggiorni al Castello di Duino, ospite della principessa Marie di Torre e Tasso.

E, quasi incredibilmente, in de Banfield l’idea scaturì proprio nel corso di una serata di burrasca, trascorsa, assediato dalle raffiche di bora sul mare, nell’antico castello pregno di memorie, e sollecitato in tale occasione dal suo maestro, il musicista, saggista e critico musicale Vito Levi.

E, transitando ancora in parte nella modernità, incontriamo anche i Lieder cabarettistici di Berlino, che testimoniano l’anima popolare di quella città, e le poesie di Bertold Brecht, interpretate quest’ultime, poco dopo la caduta del muro, secondo un programma innovativo di rottura, al Festival dell’Operetta di Trieste del 1989 dal Berliner Ensemble della Repubblica Democratica Tedesca, fondato dal drammaturgo autore de L’opera da tre soldi.

Un libro che può rappresentare occasione di approfondimento per studiosi e appassionati non solo di storia della musica, ma anche di storia e di costume dell’Austria felix e oltre.—

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