La disobbedienza di Basaglia, al positivismo oppose l’incertezza dell’incontro con l’altro

A quarant’anni dalla morte torna oggi in libreria la prima monografia dedicata allo psichiatra veneziano e firmata da Colucci e Di Vittorio 

TRIESTE È un volume che era uscito quasi alla chetichella poco meno di 20 anni fa per Bruno Mondadori, tradotto anche in francese e spagnolo. Torna oggi in libreria, in occasione dei 40 anni della morte di Franco Basaglia, la prima monografia dedicata allo psichiatra veneziano, capofila di una delle più importanti esperienze di trasformazione della psichiatria nel XX secolo. Il saggio “Franco Basaglia”, di Mario Colucci e e Pierangelo Di Vittorio, esce, aggiornato e arricchito da uno scritto di Eugenio Borgna, come venticinquesimo titolo della Collana 180, Archivio Critico della Salute Mentale. La collana, nata in seno alla casa editrice di Merano Edizioni Alphabeta Verlag, diretta da Aldo Mazza, quest’anno compie dieci anni e ripropone questo titolo ormai esaurito come parte integrante di quei volumi che hanno avuto un ruolo importante nei processi di cambiamento. La monografia verrà presentata per la prima volta online oggi alle 17.30, su Zoom (al link https://bit.ly/3gRQmw6) e in diretta Facebook sulle pagine di Collana 180 e Edizioni Alphabeta Verlag. A dialogare con gli autori ci saranno Marino Sinibaldi, direttore di Rai Radio 3 e storica voce della trasmissione Fahrenheit e Gian Antonio Stella, editorialista del Corriere della Sera, scrittore e autore, tra gli altri, del recente libro “Diversi. La lunga battaglia dei disabili per cambiare la storia”. Introdurrà l’incontro Peppe Dell’Acqua, con cui abbiamo discusso gli aspetti più significativi di quest’opera.

A partire da un breve inquadramento degli autori: Mario Colucci e Pierangelo Di Vittorio sono ex compagni di studi, entrambi baresi: il primo è uno psichiatra ben formato sul piano filosofico, parte della Scuola di filosofia di Pier Aldo Rovatti; il secondo è un filosofo. Proprio per la loro formazione i due «hanno tentato di sviluppare una sorta di biografia di Basaglia che non è storica, ma tiene conto delle temperie culturali dell’epoca e pone particolare attenzione al pensiero filosofico che è stato alla base di tutto il lavoro dello psichiatra veneziano», evidenzia Dell’Acqua.

Negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso Basaglia, come altri psichiatri e filosofi tra cui lo stesso Borgna, fu attratto dalla critica al positivismo scientifico della fine dell’800: la chiave di volta per entrare in una dimensione umanistica, soggettiva della malattia mentale, mettendo da parte la patologia e scoprendo finalmente il soggetto. Da un lato c’era Lombroso, sommo rappresentante del grande fulgore delle psichiatrie ottocentesche, dall’altro c’era Edmund Husserl, fondatore della moderna fenomenologia, che con i suoi seguaci mise in crisi il positivismo, occupandosi di conoscere il soggetto così come si presentava. I fenomenologi, la nascita delle psicologie e della psicoanalisi, con Freud, segnarono l’esplosione del soggetto anche nel campo della salute mentale. Basaglia sfruttò questo filone filosofico per affondare il dito nelle crepe della psichiatria dominante, quella dell’elettroshock, delle contenzioni meccaniche, delle lobotomie, dei quasi 100mila rinchiusi in manicomio in Italia.

«È stato questo pensiero che ha posto le basi della scelta consapevole di Basaglia di disobbedire. Quando lo psichiatra entrò a Gorizia veniva dall’Università di Padova e non sapeva nulla del manicomio. Non conosceva quello che avrebbe trovato e per un momento ebbe la tentazione di fuggire. Gli venne in soccorso proprio questa cultura filosofica, che lo spinse a cercare una possibilità d’incontro, di “esserci”, che necessitava in primo luogo di un abbattimento delle barriere tra dottori e pazienti - racconta Dell’Acqua -. Basaglia aprì gli occhi sulla crisi della psichiatria: era necessario opporre alla certezza del positivismo l’incertezza dell’approccio con l’altro, unico mezzo davvero utile per rendere possibile l’impossibile».

In 300 pagine, che conducono dalla prima esperienza goriziana fino a quella emblematica triestina, in cui furono poste le basi per il definitivo superamento dei manicomi e per la legge 180, gli autori di questo libro ripercorrono tutte le tappe di un pensiero e di una pratica terapeutica autenticamente rivoluzionari e pienamente iscritti nel panorama culturale del Novecento. —
 

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