Il segno Modiano e la dinastia dei Sigon, quando la pubblicità diventa opera d’arte

Si apre domani al Museo di via Torino l’allestimento dedicato ai manifesti dei grandi nomi della cartellonistica

TRIESTE Una mostra e due libri, forse tre, saranno offerti in visione al pubblico nel corso della mostra dedicata a tutto ciò che fu prodotto in 150 anni nelle officine della Modiano.

Inizia tutto domani alle 18 all’esterno del palazzo di via Torino che ospita l’Istituto regionale per la cultura istriana, fiumana e dalmata. “Il segno Modiano, arte e impresa” è il titolo ufficiale della rassegna che vorrebbe racchiudere in se stessa tutte le svariate iniziative imprenditoriali e artistiche dove la grafica, il disegno dei bozzetti, la fotografia e i manifesti si integrano e si completano. Ma nel titolo di questa “inaugurazione non inaugurazione” - visti i provvedimenti restrittivi per la presenza del virus - dovrebbe per lo meno comparire il nome di Giuseppe Sigon che ha segnato con la sua straordinaria immaginazione e tecnica gli anni d’oro della casa fondata da Saul David Modiano nel 1868, ora gestita dalla famiglia di Guido e Stefano Crechici.

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Giuseppe Sigon ha avuto il grande merito di coinvolgere nella stessa azienda e con lo stesso suo ruolo il figlio Pollione, splendido disegnatore, allievo e amico di Carlo Wostry: e solo la tragedia della seconda guerra mondiale ha fatto uscire dolorosamente di scena negli ultimi giorni dei combattimenti del 1945 Glauco, figlio di Pollione che ha lasciato alla Modiano alcuni suoi lavori. Aveva appena 20 anni.

La mostra con i suoi manifesti in cromolitografia, i due libri già stampati e quello che sarà pronto a settembre, raccontano in dettaglio le vite e le opere di questa famiglia di Capi d’arte e di coloro che ne sostennero l’attività, usufruendo della loro inventiva. La Modiano non sarebbe stata la stessa senza questi appassionati costruttori di immagini per la pubblicità intesa nel senso più ampio. Certo, attorno ai tavoli e alle macchine da stampa dell’azienda si sono affacciati un secolo fa decine di artisti di vaglia che hanno lavorato negli stabilimenti di Trieste, Romans d’Isonzo, Fiume, Budapest, lasciando in eredità agli studiosi e al pubblico, quello che viene definito “il segno Modiano”. Glauco Cambon, Guido Grimani, Gino Parin, Renato Mayer-Greco, Gino de Finetti, Alfredo Tominz, Arturo Rietti, Franz Lenhart, Marcello Claris, Ugo Carà, Michael Biro, Janos Tabor, Gomori Hollstein, costituirono una sorta di “internazionale del manifesto” che operò per richiamare l’attenzione dei nascente mondo dei “consumatori” su ogni genere di prodotto; in primo piano sui numerosissimi marchi con cui la Modiano vendeva le cartine per sigarette; poi carte da gioco, polizze di assicurazione, lampadine, saponi, paste e biscotti, amari e liquori, estratti di pomodoro, birra, spartiti musicali, fabbriche di cemento, locali pubblici, alberghi, stabilimenti di bachi da seta, case di cura, cacao, acque minerali, decorazioni e fiori di zucchero.

Si potrebbe continuare a citare ditte, società, marchi, ma ciò che merita di essere sottolineato è il costante rapporto della grafica con una società in tumultuosa evoluzione. Per capirlo è sufficiente passare in rassegna le tante cartoline che la Modiano mise in vendita anche per ricordare avvenimenti che poco avevano a che fare con la pubblicità commerciale. Tra queste la serie dedicata al tragico sciopero dei fuochisti del Lloyd del 1902 quando la polizia e i soldati austriaci spararono sui manifestanti uccidendo almeno 15 persone e ferendone a colpi di baionetta più di 50. Queste cartoline sono state ricavate - come si legge sulla

loro base - dalle fotografie scattate per lo studio di Emilia Manenizza da Francesco Penco. Altre cartoline targate Modiano sono dedicate alle rovine del campanile di San Marco crollato il 14 luglio 1902, all’inaugurazione della statua in marmo dedicata a Giuseppe Verdi, poi distrutta nel maggio del 1915 quando l’Italia entrò in guerra con l’Austria - Ungheria. E qui entriamo nel terzo libro, quello che sarà presentato a settembre e affronterà per la prima volta in modo organico la fotografia usata dalla Modiano non solo come punto di partenza per i suoi manifesti. Anche qui Giuseppe Sigon avrà un ruolo preminente con il suo obiettivo. Per vederlo è sufficiente attendere. —

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