Il ritorno dell’arte sacra a Trieste: la Cappella in Cavana apre con le opere di Oleg

La chiesa intitolata ai Santi Sebastiano e Rocco al primo piano dell’edificio settecentesco portata a termine dall’architetto Eugenio Meli con i dipinti del pittore moscovita Supereco 
L'episodio della passione di Oleg Supereco, un particolare
L'episodio della passione di Oleg Supereco, un particolare

TRIESTE Un nuovo luogo di culto si apre a Trieste, riallacciandosi alla storia della città: è la Cappella della Riconciliazione in via San Rocco 5, in Cavana, che sarà inaugurata appena fuori dalle restrizioni anti-Covid. Una piccola chiesa, intitolata ai Santi Sebastiano e Rocco, al primo piano di un edificio di origine medievale, sconsacrato nel ‘700 e donato nel ‘51 al Comune dalla contessa Margherita Nugent Laval, assieme all’attiguo palazzetto Leo, con l’impegno, contestuale al lascito, di riportarlo alla funzione di luogo sacro.

Una cordata di donatori ha contribuito all’iniziativa, che ha visto quale deus ex machina sotto il profilo concettuale il vescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi, il quale ha ispirato e seguito passo per passo l’evoluzione del progetto, portato ora a termine, dopo il lavoro di altri due colleghi, dall’architetto Eugenio Meli, formatosi alla scuola di Aldo Rossi e non nuovo all’architettura sacra. In questo spazio contenuto e luminoso - in cui i pieni e i vuoti architettonici e gli arredi in noce nazionale, con vetrate artistiche e pavimento in pietra d’Istria, sono controbilanciati con garbo e misura - il vescovo ha avuto per esempio l’idea di creare un sobrio ma molto significativo coup de théâtre rappresentato da un quadro di fattura ottocentesca con l’effige della Madonna Addolorata, incastonato in un altro dipinto. Fu infatti davanti a tale immagine che il vescovo Antonio Santin pregò il 30 aprile del 1945, quando sembrava che il destino della città fosse ormai segnato dalla prospettiva di una devastante distruzione, pronunciando questo voto: “Se con la protezione della Madonna, Trieste sarà salva, farò ogni sforzo perchè sia eretta una chiesa in suo onore”. La città fu risparmiata e in seguito a quella promessa nel settembre 1959 fu posta la prima pietra del Tempio Mariano di Monte Grisa.

Come avveniva spesso nell’antichità, il dipinto è inserito in una più ampia opera, donata dalla giunta del sindaco Roberto Dipiazza e collocata dietro l'altare, in cui all’immagine della Madonna fanno corona i protomartiri tergestini san Giusto e san Servolo, sant’Eufemia e Tecla e, inginocchiato, san Sergio con l'alabarda, simbolo della città. Un quadro composito dunque, dal marcato e originale valore simbolico poiché esprime un legame ideale tra il martirio di quei santi e quello di Trieste. Fatti storici, cui non a caso fa seguito il tema cristiano della riconciliazione espresso dal nome della Cappella.

A dipingerlo, così come le altre opere a tema sacro realizzate a olio su tela, che rappresentano il filo conduttore estetico e concettuale della chiesa, è Oleg Supereco, poliedrico pittore moscovita, classe 1974, trapiantato da anni nel Trevigiano, cui il triestino Agostino Ricardi di Netro ha dedicato un approfondimento edito da Le Lettere Scarlatte. Dotato di eccezionale talento e scuola (laurea all’Accademia di Belle Arti di Mosca e di Venezia), l’artista ha al suo attivo numerose mostre collettive e personali in Russia, tra Mosca e San Pietroburgo, e in Italia, tra Venezia, Roma e Catania. Anche se il suo cognome - che non è uno pseudonimo, bensì la pura e semplice traslazione di quello originario dal cirillico in lingua italiana - è soprattutto legato all'imponente ciclo di affreschi per la Cattedrale della cittadina barocca di Noto (Siracusa), ricostruita dopo il terremoto del 1996.

Un lavoro importante, in cui Oleg ha saputo esprimere nella macrodimensione i parametri di un linguaggio espresso, così come nella Cappella triestina, nella compiutezza delle forme e in un realismo velato di raffinate licenze poetiche. Un modo di fare pittura che, oltre che del vitale gesto espressionista, risente nell’eleganza e nei volumi torniti dell’imprescindibile lezione rinascimentale ma anche del linguaggio neoclassico, il cui nitore è presente in numerosi palazzi di Trieste e San Pietroburgo, città d’arte e cultura per eccellenza in Russia.

Per non parlare dei contrappunti luministici, che rappresentano uno dei fascinosi leitmotiv della pittura di Supereco e che tuttavia il pittore ha sapientemente e lievemente smorzato nella Cappella, in una sorta di invito al raccoglimento e alla preghiera. Un percorso per immagini che ripercorre i tratti salienti della vicenda di Cristo e della Chiesa nascente e rappresenta, come scrive il vescovo nel libretto editato dalla Curia per l’occasione, un esortazione a Trieste a essere la Città della Riconciliazione. —
 

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