Iacchetti: «Faccio Gaber per rifare me stesso»

Domani sera al “Verdi” di Gorizia l’attore e conduttore televisivo assieme alla Witz Orchestra e l’Accademia Naonis
Enzo Iacchetti con la Witz Orchestra
Enzo Iacchetti con la Witz Orchestra

TRIESTE. A Gaber, Iacchetti guarda con rispetto, forse con deferenza, certo con ammirazione. Sa bene “Enzino” che imitarlo sarebbe rischioso e non avrebbe alcun senso. Meglio, allora, battere strade nuove, pur prendendolo a modello. E l’ammonimento è già nel titolo: “Chiedo scusa al signor Gaber”, che approda domani, alle 20.45, al Verdi di Gorizia. Con Iacchetti, sul palco ci saranno la Witz Orchestra e l’orchestra dell'Accademia Naonis, diretta da Valter Sivilotti.

Quanto, nello spettacolo, c’è di Gaber e quanto di Iacchetti?

«In genere, nel fare un omaggio a Gaber, si prende quel che ha fatto e lo si rappresenta. Io, a costo di rischiare la pelle, ho voluto fare diversamente: ho preso le prime canzoni di Gaber e, con Tony Soranno della Witz Orchestra, ho rifatto le musiche contaminandole con quelle dei nostri giorni. Mettiamola così: Iacchetti usa Gaber per fare Iacchetti. Ciò con la volontà di fare un omaggio originale al punto che questo spettacolo sta girando da tre anni talvolta con un’orchestra di 40 elementi: merito di un vostro corregionale, Valter Sivilotti. Di Gaber c’è il rigore artistico, ci sono le sue prime canzoni (pezzi che lo resero famoso in Tv prima che lui la abbandonasse), ma ci sono anche i miei monologhi sull’attualità. Quando il successo latita, il teatro è anche un modo per arrivare alla pensione, un parcheggio comodo».

Ma a lei il successo non manca…

«Sono riconosciuto da tutti per “Striscia la notizia”: la faccio da vent’anni. Ma il prossimo anno la faccio per quaranta giorni, tra la Befana e febbraio; in teatro, lavoro tutti gli altri dieci mesi dell’anno ma nessuno mi dice “L’ho vista a teatro per “Il vizietto” o per “Chiedo scusa al signor Gaber””. Canto da quando avevo 9 anni ma la gente non lo sa. Potrei non andare più in televisione ma mi piace fare buona tv. Vorrei, però, che la tv cambiasse, che ritornasse a com’era almeno dieci anni fa…».

In cosa è peggiorata?

«In quasi tutto. Purtroppo il digitale terrestre, secondo me, doveva migliorare le cose: doveva creare canali alternativi alle generaliste Rai e Mediaset. Ma appena mi son proposto a una televisione del digitale mi hanno detto “Bella idea, Iacchetti, fantastica, ma non abbiamo i soldi”. Ecco, in teatro almeno c’è un applauso che mi gratifica. Ho il cassetto pieno di idee per la tv e le idee possono anche essere gratis ma per realizzarle, per mettere assieme un piccolo varietà piuttosto che uno spettacolo di sperimentazione con giovani bravi, un minimo di stipendio dovrebbe essere garantito. Allora, preferisco fare due mesi bellissimi a “Striscia”: ritornare sul bancone e tentare di salvare quel matrimonio (finchè Ricci me lo concede) che mi ha aperto molte strade. La pensione è chiaro che me la preparo in teatro…».

Per “Striscia” ha mai sognato a un partner diverso da Greggio?

«Ho fatto “Striscia” già con Lello Arena, nel ’94-’95. Certo, io ed Ezio - lo dico con grande presunzione e accetto anche le critiche - siamo la coppia più amata: ciò mi rende orgoglioso. Il teatro mi ha insegnato a lavorare con tutti e così potrei fare Striscia con tutti ma forse non potrei farla bene come la faccio con Ezio. E questa voglia di divertirci, di rincontrarci è alla base del nostro successo: un successo che, forse, le altre coppie un pochino ci invidiano».

Dopo “Striscia” 2015?

«Sto ricevendo dei copioni. Forse farò qualcosa con Giobbe Covatta, forse un’altra cosa con Nini Salerno. Credo farò uno spettacolo di prosa anche per riposare un po’ la voce. Cantare, a una certa età, non è facile...».

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