Ferruccio de Bortoli: «L’esercito del bene può diventare volano economico e morale»
“Ci salveremo” si intitola l’ultimo libro di Ferruccio de Bortoli (Garzanti, pagg. 176, euro 16). Tuttavia, da quando è uscito, lo scorso maggio, qualcosa è cambiato, a cominciare dal colore del Governo. Ma ci salveremo comunque, secondo il popolare giornalista, già direttore (e per due volte) del Corriere e del Sole 24 Ore, ospite dell’ultimo incontro del Geografie festival, oggi, domenica 6 ottobre, alle 18, in piazza della Repubblica a Monfalcone, per una conversazione con il direttore del Messaggero Veneto, Omar Monestier.
Non vuol essere, il libro, un inno alla speranza, ma una constatazione delle potenzialità del Paese. «Abbiamo molti esami da sostenere e molte condizioni da rispettare, ma il capitale sociale dell’Italia è ricco e articolato - dice de Bortoli, ora presidente della Longanesi -. Attendiamo soltanto di trovare le giuste sinergie e una valorizzazione su vasta scala, come meritiamo. Abbiamo un capitale sociale fatto di volontariato laico e cattolico che mobilita un esercito del bene di sei milioni di cittadini. In tutto, abbiamo 340 mila associazioni. E poi l’Italia è anche un reticolo di buone relazioni. Indubbiamente, ci sono rancore sociale, disagio per l’impoverimento e rabbia per alcune ingiustizie, ma, soprattutto nelle comunità più coese, non si perde di vista l’idea di essere parte di una importante costruzione sociale e la consapevolezza che esistono i diritti ma soprattutto i doveri, tra cui quello di occuparsi degli altri e degli ultimi. Se soltanto si investisse di più su questo capitale sociale (che significa creazione di lavoro, di competenze, di crescita), se lo si facesse in maniera più strutturata, si riuscirebbe a ottenere anche un ritorno in termini sia economici sia morali».
Sul volontariato, sull’associazionismo, de Bortoli insiste molto, perchè «costituisce anche uno straordinario sistema di sperimentazione delle nuove forme di economia sociale, circolare, condivisa e, come si dice oggi, “sostenibile” - afferma -. Investire “nel buono” che c’è in Italia finisce per avere un moltiplicatore elevato e può essere una maniera in cui sperimentare nuove forme di economia, dando lavoro ai giovani a sviluppando la creatività imprenditoriale dei cittadini».
E, nonostante il Governo abbia cambiato colore, il messaggio di de Bortoli resta attuale. «Non faccio, difatti, alcuna perorazione politica - precisa -. Mi preoccupo esclusivamente della qualità della cittadinanza. Ecco, se alla qualità della cittadinanza fossimo attenti, tutti noi faremmo le scelte politiche che riteniamo più opportune, ma con una maggior consapevolezza dei nostri limiti, delle nostre colpe: sul rispetto per le leggi tutto sommato scarso, sull’evasione fiscale, sul limitato senso del decoro pubblico. Da questo punto di vista, la politica è solo il cambio di colore di una sovrastruttura che cerca di governare la società, peraltro senza riuscirci».
Nel concreto, «siamo passati da un gialloverde che non mi piaceva a un giallorosso che mi lascia ugualmente perplesso - dice -. Penso siano due alleanze innaturali e che prima o poi i nodi vengano al pettine. Ma, piuttosto, mi auguro che non si deprima il terzo settore, ma lo si incoraggi, portando a compimento quella riforma positiva fatta da Renzi ma rimasta a metà».
L’Europa, il nostro potenziale non lo sottovaluta. Almeno a sentire il protagonista della giornata odierna di Geografie. «Quanto accade nel nostro Paese è l’applicazione di un principio di sussidiarietà previsto dalla Costituzione e alla base del contratto sociale europeo. In un’idea di comunità allargata, sempre di più saranno chiamati a svolgere compiti suppletivi rispetto alle difficoltà del servizio nazionale, alle limitate possibilità dello Stato in alcuni campi di intervento. Ciò si affiancherà allo Stato e al mercato, costituendo la cifra del grado di civiltà di un Paese». —
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