Diventa un film la storia dei giornalisti triestini espulsi nel ’38 perché ebrei

In un documentario la storia dei professionisti e pubblicisti cacciati dal Circolo della Stampa dopo la proclamazione delle leggi razziali, e poi riabilitati in un simbolico gesto di riparazione

Pierluigi Sabatti

TRIESTE. La reiscrizione agli organismi professionali di otto giornalisti triestini epurati ottant’anni fa perché ebrei e “riabilitati” nel 2020, è diventata un docu-film che sarà presentato in anteprima oggi, 27 gennaio, con una diretta streaming. Il gesto riparatorio compiuto due anni fa dai presidenti dell’Ordine, Cristiano Degano, e dell’Assostampa Carlo Muscatello non cancella ma vuole ricordare una pagina vergognosa della nostra storia.

Il 18 novembre del 1938 sul “Popolo di Trieste”, il quotidiano fascista della città pubblica: “Il Consiglio direttivo del Circolo della Stampa, riunitosi in seduta ordinaria, ha, fra l’altro, deliberato di considerare come dimissionari dal Circolo stesso gli iscritti giudei. Tali iscritti sono in numero di otto, di cui due professionisti e sei pubblicisti, e precisamente: Ida Finzi e Federico Levi, professionisti; Mario Bolaffio, Aldo Cassuto, Massimo Della Pergola, Edvige Levi Gunalachi, Vito Levi e Alice Pincherle, pubblicisti”.

Il quotidiano titola “I giudei eliminati dal circolo della Stampa”. Lo stesso titolo che viene utilizzato per il docu-film. Alla notizia segue un commento: “La decisione del Circolo della Stampa trova la piena approvazione delle Camicie nere del Popolo di Trieste. Era logico che i giudei non dovessero più far parte di quella che noi consideriamo la nostra casa, la nostra famiglia. Il giornalismo fascista è un posto avanzato della Rivoluzione, che dev’essere presidiato da uomini puri di sangue e di cuore, da militi fedeli interamente votati alla Causa. Quindi, niente da fare per i giudei, discriminabili o meno”. L’ultima notazione riguarda sicuramente Teodoro Mayer, il proprietario e fondatore de “Il Piccolo”, che già a luglio aveva ceduto il suo giornale a Rino Alessi, da lui chiamato come direttore nel 1919, operazione propiziata dallo stesso Mussolini.

Sono gli effetti delle leggi razziali, proclamate dal balcone del municipio di piazza dell’Unità d’Italia il 18 settembre 1938 dal Duce, osannato da oltre 150mila persone pigiate all’inverosimile.

Il più famoso dei discriminati è Massimo Della Pergola, l’inventore della schedina: “Nel 1938 ebbe inizio un’altra fase della mia vita. Un mattino me ne stavo andando in redazione e, come sempre, camminavo leggendo “Il Popolo”. Improvvisamente mi fermai per rileggere allibito questo inatteso titolo a me dedicato: ‘Fuori l’ebreo, si respira aria migliore’. Pensai con amarezza ai colleghi che la sera precedente erano già al corrente di quel titolo e avevano taciuto. Non ho mai saputo quale di quei colleghi ‘amici’ avesse scritto il titolo e il malvagio articoletto”.

“Ricordo – prosegue - d’essermi recato ingenuamente al sindacato per protestare. Il dirigente mi ascoltò, m’interruppe e mi disse o meglio urlò, dandomi del voi, anche perché quell’inverosimile Starace, segretario del Partito Fascista, aveva soppresso il ‘lei’: ‘Ma voi siete un ebreo e come tale potete fare soltanto lo spazzino’. Gli risposi: ‘Lo farei certo con dignità, mentre tu la dignità non sai neanche che cosa sia’. Me ne andai a testa alta, pensando, ma forse non intuendo fin in fondo, quanto era cambiata bruscamente la mia vita”. Nel ’43 Della Pergola fuggirà in Svizzera dove nascerà appunto il mitico 1 X 2 che farà sognare milioni di italiani. A guerra finita, tornato in Italia, si aprirà per Della Pergola una brillante carriera di giornalista sportivo.

Ricordiamo gli altri. Ida Finzi, sostenitrice prima dell’irredentismo e poi del fascismo. Meglio nota come Heydèe, scrive sul Piccolo e altre testate ed è autrice di feuilleton di grande successo. Dopo il ’43 è costretta, ormai anziana, a nascondersi in un ospizio a Portogruaro e muore in solitudine a guerra appena finita.

Federico Levi, allievo di Freud a Vienna, che abbandona la psicanalisi e sceglie il giornalismo. Dopo la cacciata dal Piccolo si rifugia in Palestina fino alla fine della guerra.

Aldo Cassuto invece va in Inghilterra come rifugiato politico. Nella primavera del ’39 viene assunto a Radio Londra con il delicato compito di commentare le vicende del giorno, unico tra i collaboratori italiani.

Edvige Levi Gunalachi traduttrice dal tedesco (esperta di Goethe) ma anche dal greco, collabora con Mario Granbassi, caporedattore de Piccolo, inventore di “Mastro Remo” trasmissione radiofonica per bambini che otterrà un successo a livello nazionale. Continuerà la sua attività di traduttrice anche dopo la guerra.

Vito Levi, musicista, compositore e musicologo, perde il posto di critico musicale al “Piccolo” e viene espulso anche dal Conservatorio Tartini. Dopo l’8 settembre ’43 viene nascosto a Venezia con la moglie Giorgia. Dopo la guerra riprende l’insegnamento al Tartini e all’Università di Trieste, collabora con la Società dei concerti ed è una delle personalità che, attorno a Gianni Stuparich, fonda il Circolo della cultura e delle arti.

Di musica si occupa anche Alice Pincherle che scrive per diverse testate. Di lei sappiamo poco, come poco si sa di Mario Bolaffio, dopo l’espulsione da quello che all’epoca era l’albo professionale dei giornalisti.

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