Da Monaco a Trieste. Il primo Novecento al Revoltella

È un continuo dialogo tra il dentro e il fuori quello che si può ammirare alla Galleria d’arte moderna del Revoltella, da mercoledì 24 gennaio (l’inaugurazione alle 18) al 2 settembre

TRIESTE È un continuo dialogo tra il dentro e il fuori quello che si può ammirare alla Galleria d’arte moderna del Revoltella, da mercoledì 24 gennaio (l’inaugurazione alle 18) al 2 settembre. Il “dentro” è rappresentato dalle fondamentali proposte di artisti triestini e giuliani.

Il “fuori” è offerto dalla collezione di artisti italiani, e non solo, patrimonio del museo. Il titolo dell’esposizione - “Monaco, Vienna–Trieste–Roma” - richiama l’influenza di Monaco di Baviera e di Vienna su Trieste negli anni in cui il capoluogo giuliano apparteneva all’impero e l’interscambio tra gli artisti della città e del territorio e l’Italia. Il percorso si sviluppa su sette sezioni, a documentare questi flussi e queste influenze, dagli anni delle Secessioni a quelli del “ritorno all’ordine”, coprendo una storia che dagli albori del Novecento si inoltra sino a lambire il secondo conflitto mondiale.



L’esposizione prende il via dalle opere realizzate nei primi anni del ’900 dai più prestigiosi artisti triestini e giuliani: Eugenio Scomparini, Glauco Cambon, Arturo Rietti, Adolfo Levier, Argio Orell, Vito Timmel, Guido Marussig, Antonio Camaur, Alfonso Canciani, Piero Lucano, Guido Grimani, Gino Parin, e ancora Carlo Sbisà, Arturo Nathan, Leonor Fini, Giorgio Carmelich, Vittorio Bolaffio, Edgardo Sambo. Sono dipinti, sculture e grafica fortemente condizionati dal clima secessionista d’Oltralpe monacense e viennese. Una sezione monografica è riservata all’arte pittorica e grafica di Federico Pollack, più noto a Trieste come Gino Parin.

Il percorso introduce poi il visitatore nella duplice sezione dedicata all’arte italiana degli anni Venti e Trenta, caratterizzata dal recupero della tradizione artistica italiana. Qui si ammirano i dipinti di Felice Casorati, Carlo Carrà, Mario Sironi, Guido Cadorin, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio e Felice Carena, in ambito nazionale. E, a livello territoriale, le autorevoli opere di Piero Marussig, Carlo Sbisà, Edgardo Sambo, Oscar Hermann Lamb, Edmondo Passauro, Mario Lannes, Eligio Finazzer Flori, Alfonso Canciani. La sezione successiva indaga lo stretto rapporto umano e artistico instauratosi tra i triestini Arturo Nathan, Carlo Sbisà e Leonor Fini, non disgiunto dall’interazione con un grande artista avanguardista quale fu Giorgio Carmelich. Segue la sezione dedicata alla figura del pittore goriziano Vittorio Bolaffio. A concludere il percorso, la sezione riservata alla Secessione romana. Qui, opere di Armando Spadini, Plinio Nomellini, Giovanni Romagnoli, Felice Carena, Lorenzo Viani, Alberto Martini si affiancano ad artisti territorialmente più vicini, quali Teodoro Wolf-Ferrari, Virgilio Guidi, lo scultore Ceconi di Montececon e, ancora, il triestino Edgardo Sambo.
 

Riproduzione riservata © Il Piccolo