A zonzo per l’Ospedale militare: ecco la star delle Giornate Fai
Ha sonnecchiato in disarmo per 25 anni, arroccato come una sorta di gigantesco castello fantasma. Una presenza inquietante, la cui storia era talmente distante oramai da quella cittadina da perdere l’originaria identità di struttura ospedaliera. In imponente stile neogotico, l’Ospedale militare, costruito su progetto dell’ingegnere Luigi Buzzi tra gli anni 1856 e 1862, tra alterne vicende ed eserciti diversi - durante la Grande guerra fu ospedale militare austriaco poi, nell’ordine, italiano, tedesco, jugoslavo, inglese e di nuovo italiano dal ’56 in poi - chiuse definitivamente i battenti a fine anni ’80, scivolando in un oblio di degrado e abbandono.
Questa bella addormentata in semi collina con le sue torrette gialle, gli smerli e l’infilata di finestre affacciate sulla via Fabio Severo, ha ora finalmente avuto un totale restyling, diventando un moderno campus universitario. Sedicimila metri quadri, questa l’imponente metratura della struttura gestita dall’università, la cui rinascita porta la firma dello studio di ingegneria Pierpaolo Ferrante. L’ex Ospedale militare sarà finalmente visitabile il prossimo 21 e 22 marzo poiché uno dei quattro beni del patrimonio ambientale cittadino protagonisti della XXIII edizione delle Giornate Fai di primavera.
Ritorna infatti il consolidato appuntamento del Fondo ambiente italiano per promuovere la conoscenza dello straordinario museo a cielo aperto del nostro Belpaese, che quest’anno vedrà l’apertura straordinaria di oltre 780 beni in 340 località italiane (Qui il programma nazionale con la mappa dei luoghi da visitare). Guidati dall’affiatata e competente armata degli Apprendisti Ciceroni® (25mila in Italia), gli studenti delle scuole superiori che seguono il percorso di formazione storico-ambientale extra curricolare, e che accompagnano i visitatori nei tour promossi dal Fai. Tornando a Trieste, come è stato illustrato dal capo delegazione Fai di Trieste Mariella Marchi, assieme alla delegata scuola Mirella Pipani, alla presidente regionale Tiziana Sandrinelli e alla responsabile giovani Eleonora Molea, le location prescelte questa primavera per “Trieste 1914: metamorfosi di una città di confine” sono - oltre all’ex ospedale - la Stazione centrale (1888) su progetto di Wilhelm von Flattich, lo storico Caffè San Marco (1914), luogo di incontro dell’intellighenzia triestina e, secondo l’impero austro-ungarico, vero covo di irredentisti. Infine, l’elegante Faro della Vittoria progettato dall’architetto Arduino Berlam (1927).
Quattro beni che oltre all’intrinseco valore ambientale sono legati dal filo conduttore della Prima guerra mondiale. «È davvero una metamorfosi straordinaria. Quello che è stato un inospitale luogo di morte e sofferenza durante il primo conflitto mondiale - ha commentato il rettore Maurizio Fermeglia - è oggi un accogliente complesso residenziale che ha finalmente perso la pesante carica di negatività che lo circondava». Le due giornate Fai realizzate con il contributo della Regione, in collaborazione con la Provincia, l’università, l’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione del Fvg, sono a contributo libero e aperte a tutti. Solamente la visita guidata al Faro della Vittoria è riservata (previa prenotazione) esclusivamente ai soci del sodalizio. Gli ottanta Apprendisti Ciceroni® che anche quest’anno accompagneranno i visitatori lungo il tour cittadino sono studenti di tredici istituti superiori cittadini. Info su www.fondoambiente.it.
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