A Pordenonelegge Susanna Tamaro racconta "Una grande storia d’amore"

Il nuovo romanzo della scrittrice triestina tra gli eventi dell’edizione 2020 della festa del libro con gli autori che si svolge da oggi al 20 settembre in presenza e in collegamenti streaming 
La scrittrice triestina Susanna Tamaro
La scrittrice triestina Susanna Tamaro

Quella di cui parla l’ultimo romanzo di Susanna Tamaro, “Una grande storia d’amore” (Solferino, pagg. 285, euro 16,15), è decisamente sovradimensionata, se la si guarda dal punto di vista di una vicenda di coppia: lui, Andrea, un capitano di marina, di indole conformista e più maturo d’età, lei Edith, studentessa di Ca’Foscari attratta dalle teorie antiborghesi di Mao. Fin dalle prime battute si capisce però che i due, sedotti dalle reciproche diversità e spronati da un destino caparbio, hanno invece vissuto un amore intenso: e questo altro non è se non la «capacità di entrare ed uscire dai vari mutamenti avendo la certezza che tenere questo filo in mano, come ha fatto Teseo nel labirinto di Cnosso». Che questo sia «l’unico modo per salvarsi» appare una giusta precisazione, che dà ragione di un intreccio rocambolesco, alimentato, proprio come nei “fotoromanzi” evocati dall’autrice, da una lunga serie di prove che i personaggi devono patire prima di accasarsi. Ma il lieto fine “classico” non chiude la storia, che vede poi la morte del bambino nato dalla loro unione e la fuga da casa della figlia di Edith, sedotta dal richiamo della droga. Come se non bastasse anche la protagonista spira, dopo aver santificato l’unione con il suo capitano in punto di morte. Ed è elaborando il lutto e leggendo i messaggi lasciati dalla moglie che Andrea comprende e condivide finalmente i motivi dell’anticonvenzionalismo di lei, altrimenti difficili da difendere.



Tamaro svela dunque qual è il senso della vita, certa che, nonostante e grazie a dolorosi accadimenti, sia mossa da un «Bene che ci sovrasta, che prima ci genera nella nascita e poi ci rigenera nella morte». Evidentemente allude a una vicenda ben più ampia di quella dei suoi due protagonisti, e tale da coinvolgere non tanto i singoli, quanto l’umanità intera. L’intento è assolutamente condivisibile e cioè avvertire che miope è quella logica intenta a osservare «tutto dal buco della serratura della razionalità» come si è affermata in Occidente. La sua protagonista, invece, è convinta che in realtà noi dipendiamo da fenomeni di cui non riusciamo neppure a immaginare l’esistenza, immersi come siamo in un flusso che comprende ogni cosa e che è un dono vitale. Per questo la relazione tra Edith e Andrea, e di loro con la vita, è stato “una grande storia d’amore” , che li ha coinvolti in un rapporto intenso con l’intero creato. Edith, che nel frattempo ha perseguito una carriera accademica con la possibilità di approfondire la cultura cinese, lascia al più inesperto coniuge una lunga lettera dove gli raccomanda di meditare su alcuni postulati di antiche filosofie orientali, antiborghesi anch’esse ma depurate da ogni materialismo. Contrariamente alla logica corrente, infatti, queste permettono di considerare vita e morte, anima e corpo, parti di un ciclo cosmico che le ingloba tutte. Su questa considerazione poi la protagonista innesta la visione francescana dell’universo, condividendo con il poverello d’Assisi l’idea che il creato sia stato un dono d’amore, dunque sacro. La passione di Edith per le api, che Andrea erediterà, deriva dunque dall’aver compreso le leggi della natura, alla quale è necessario commisurare ogni nostra scelta. Solo così la vita potrà essere una grande storia d’amore, che in quanto tale lascia sempre aperto uno spiraglio alla speranza di una felicità futura. Questo è il vero lieto fine, etico-religioso, al quale, come può sperimentare Andrea, arride la vittoria della Luce sul Buio, lotta biblica e filosofica insieme, che in vari punti era stata evocata nel corso della narrazione.

Ma il romanzo vuole avere anche uno sfondo sociale, tanto che trovano spazio, tra le righe, molte delle tematiche attuali: l’ecologia, le tesi antinucleari dopo Chernobyl, il diffondersi della droga tra i giovani, il femminismo, la rivoluzione informatica, la massificazione turistica che rovina le città d’arte, e così via. Senza dubbio si tratta di inserti immessi un testo che risulta comunque assai scorrevole, perché i vari temi, piuttosto impegnativi, sono presentati con la leggerezza propria di chi vuole solo discorrere con un “tu” che però ora non può rispondere. E, non volendo sviscerare gli argomenti proposti, la scrittura spesso è sostenuta dall’uso di rimandi culturali, immagini metaforiche e osservazioni sulla vita largamente diffuse.

Susanna Tamaro presenta il suo nuovo libro “Una grande storia d’amore” a Pordenonelegge domenica alle 10.30, allo Spazio Gabelli, in colloquio con Alessandro Mezzena Lona. –
 

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