Zorzon perde l’ultima sfida: riprendersi la Italo Svevo
Ha tentato di riprendersi all’ultimo secondo l’ultimo pezzo che resta dell’impero di librerie e casa editrice, ma anche per le creature del cuore il prezzo ha un limite, e quello che Sergio Zorzon era disposto a pagare si è fermato a 15 mila euro, ieri mattina tra le 10 e le 10.30, nello studio del curatore fallimentare Giancarlo Crevatin tenuto a mettere all’asta i residui libri ex Fenice targati Italo Svevo, ancora invenduti, e solo nominalmente (poiché non è brevettato) anche il marchio stesso della casa editrice fondata dal librario-editore nel lontano 1967. Che un editore di Roma, Alberto Gaffi, si era offerto di acquistare mettendo sul piatto 6000 euro per marchio e fondi di magazzino. E che con due soci triestini, a oggi però non si sa se confermati o meno, ha pensato di redistribuire i titoli giacenti e di riattivare la casa editrice.
Il libraio triestino, più in età, un po’ pallido, con amarezza grondante «per tutti quelli che hanno promesso e non mi hanno aiutato, prima del fallimento di mio figlio, e anche dopo», e il contendente romano invece ben sicuro di sè (anche nel mantenere “coperti” i nomi dei co-firmatari dell’offerta) si sono battuti in pochi secondi. Con i dovuti rialzi fissati dal bando, di almeno 1000 euro alla volta. Ai 15 mila, cui si è arrivati in un vero baleno, Sergio Zorzon ha alzato la bandiera bianca: «Mi fermo». A sorpresa anche Gaffi avrebbe fatto marcia indietro: «Mi fermo anch’io». Ma non era possibile, l’offerta era stata fatta. Il giacimento dei volumi “Italo Svevo” e nome e simbolo della “Italo Svevo” erano in quel momento stesso passati di mano. Il saldo di conferma dovrà arrivare entro un mese.
Zorzon aveva depositato una busta chiusa solo la sera prima. Dentro c’era l’offerta al rialzo rispetto a quella, già nota, di Gaffi: 6500 euro a fronte di 6000. Il commercialista ha dato il via alla gara, fissando il primo “timer” a tre minuti di tempo entro i quali completare la prima controfferta. Ha cominciato Gaffi, alzando subito a 10 mila euro. Zorzon: «Undicimila». Gaffi: «Quindicimila». Zorzon: «Mi fermo...». Gaffi: «Spero lei vorrà collaborare con noi». Zorzon: «Non credo proprio, non vedo come, non so davvero di che cosa potremmo parlare...». Gaffi: «Non vorrebbe il suo nome come “fondatore”?». Zorzon: «No, non m’interessa». Gaffi: «Guardi che non abbiamo niente contro di lei, incidenti di percorso ne capitano, e ci dispiace...». Zorzon: «Il fallito è mio figlio». Fine del dialogo, l’editore-libraio ha solo tristezze da comunicare: «Nessuno mi ha aiutato, nessuno mi ha chiamato quando i libri venivano venduti per lotti, eppure conosco i compratori uno a uno. La proprietà dei locali della Fenice ci ha lasciati a piedi da un giorno all’altro, dopo promesse, e amici che s’erano fatti avanti in quest’ultimo periodo per fare con me un’offerta al fallimento poi non si sono fatti più sentire, così procurandomi ulteriore danno perché ho perso tempo». Crevatin ne aveva conferma.
L’editore romano pubblica narrativa e saggi, dice di avere distribuzione con Feltrinelli, di essere in collaborazione con Radioattività per la radiofonia, di star rilevando una tv per farne un canale “sociale”, e di voler investire su Trieste, «ridando credibilità a questa casa editrice», di cui vuole pubblicare il catalogo dei titoli da distribuire gratuitamente. Vedremo se i due offerenti triestini associati a Gaffi, ieri mattina assenti, faranno società con l’editore oppure no (un “no” che ieri era un po’ nell’aria). Intanto gli atti ufficiali sono conclusi e firmati.
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