Via all’anno di Fiume Capitale della cultura: una vetrina di eventi per rilanciare la città

Budget di 30 milioni, 600 manifestazioni e 250 partner da 40 Paesi per il cartellone col motto “Porto delle diversità” 
Il centro di Fiume
Il centro di Fiume

FIUME È partito l’anno di Fiume Capitale europea della Cultura. Il capoluogo quarnerino, che fa squadra con Galway in Irlanda, ha ricevuto ufficialmente il “testimone” che nel corso del 2019 è stato nelle mani di Matera e Plovdiv (Bulgaria). «Grazie al loro titolo di Capitale europea della cultura, Rijeka e Galway sfrutteranno il pieno potenziale per arricchire la nostra esperienza di vita e per avvicinare le nostre comunità», ha dichiarato la vicepresidente della Commissione europea e commissaria alla Promozione dello stile di vita europeo Margaritis Schinas. Se Galway si trova a rappresentare per la terza volta l’Irlanda in questo contesto (dopo Dublino nel 1991 e Cork nel 2005), Fiume è invece la prima città croata a fregiarsi del titolo di Capitale europea della cultura. E nei prossimi dodici mesi ha sicuramente voglia di non sfigurare.

Fiume Capitale della cultura con artisti da quaranta Paesi


PORTO DELLE DIVERSITÀ

Il programma predisposto dal capoluogo quarnerino - terza città della Croazia con quasi 130mila abitanti - ruota attorno al concetto di «Porto delle diversità». L’accento è dunque messo sulla ”eccezionalità” di Fiume all’interno della storia e dell’identità croata: una città dalla tradizione tollerante, cosmopolita, che ha fatto parte di sette Stati diversi negli ultimi cent’anni e che ancora oggi ospita molte minoranze, in prima fila quella italiana. Per raccontare questa città speciale, un budget da 30 milioni di euro è stato messo a disposizione dell’agenzia “Rijeka 2020”, creata per l’occasione dal Comune. Due terzi sono stati coperti in parti uguali dalla Città di Fiume e dallo Stato croato, mentre il rimanente 40% è costituito da fondi europei, regionali e sponsor privati.

Il programma

La cerimonia di apertura ufficiale dell’anno da Capitale europea della cultura si terrà il primo febbraio al porto di Fiume. Il luogo scelto è simbolico perché unisce i temi cardine sui quali si articola l’offerta culturale della città per il 2020: l’acqua, il lavoro e le migrazioni. Seguono poi oltre 250 grandi eventi per un totale di 600 manifestazioni inquadrate sotto l’ombrello di “Rijeka 2020”. Le macro-iniziative sono sette: da “Tempi del potere”, per rileggere la storia turbolenta di Fiume; a “Dopolavoro”, per parlare di lavoro, tecnologia e futuro; e ancora a “Cucina della diversità”, dove si intrecciano gastronomia e multiculturalità. In tutto, sono più di 250 le organizzazioni partner coinvolte e gli artisti provenienti da 40 paesi. Dall’Italia è arrivata la mostra (già inaugurata) sul liutaio fiumano Franjo Kresnik, organizzata in collaborazione con il museo del violino di Cremona. Il mese prossimo è in programma un concerto del violinista Giuliano Carmignola.

LE STRUTTURE

Tra gli obiettivi degli organizzatori c’è però anche la volontà di lasciare qualcosa in eredità alla città una volta terminato il 2020. Per questo si è deciso di procedere con alcuni progetti di ristrutturazione e riqualificazione di alcune aree di Fiume, città dal passato industriale e ora in cerca di una nuova identità. Il museo cittadino, la biblioteca comunale e la nuova “casa dei bambini”, dedicata alla creatività infantile, sono alcune delle realtà in corso di rinnovamento, ma anche il museo di Arte moderna e contemporanea, già traslocato all’interno dell’ex centro industriale Rikard Benčić, s’inserisce in questo contesto di cambiamento. In totale, Fiume ha ricevuto quasi 19 milioni di euro (140 milioni di kune) per la riqualificazione di edifici e aree urbane: i lavori saranno completati nel 2020 e nel 2021.

LE PROSPETTIVE

Fiume, insomma, ha l’ambizione di utilizzare questo 2020 come un trampolino, per rilanciare l’immagine della città e darle una nuova identità che soppravviva alla crisi dei cantieri navali e dell’industria in genere. Molti sono gli esempi, in Europa, di città che hanno saputo sfruttare l’etichetta di Capitale europea della Cultura (nata nel 1985 e attribuita finora a quasi 60 città) per avviare uno nuovo sviluppo. Una delle chiavi per il successo di quest’annata speciale - nota uno studio del Parlamento europeo - sta proprio nel sapere pensare a lungo termine, e immaginare un’eredità che rimanga in città una volta passati i prossimi dodici mesi. —


 

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