Ursus, interviene il ministro Franceschini: «Lo prenda il Comune»

Il titolare del dicastero della cultura indica una soluzione per la gestione del pontone-gru avvalendosi di sgravi fiscali
sterle trieste ursus
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«La tutela e la valorizzazione dell'Ursus sono tra gli interessi del Governo, che si è detto disponibile a organizzare un tavolo di lavoro tra le istituzioni interessate per valutare gli interventi, la fattibilità e le risorse necessarie per assicurare la salvaguardia del pontone-gru galleggiante». Lo afferma il deputato del Pd Ettore Rosato, commentando la risposta del ministro dei Beni e delle Attività culturali Dario Franceschini a una sua interrogazione in materia, sottoscritta anche dai deputati democratici Tamara Blažina, Paolo Coppola e Gianna Malisani.

«Secondo Rosato, «il ministero dei Beni culturali ha ribadito l'interesse del Governo per l'Ursus, indicando anche nuove strade per finanziarne la manutenzione. Se, infatti, il Comune di Trieste assumesse gratuitamente la proprietà dell'Ursus, che diventerebbe così un bene culturale pubblico, potrebbe usufruire di una serie di nuove agevolazioni fiscali». «L'articolo 1 del decreto legge 8 agosto 2013 numero 91 - evidenzia il deputato democratico - ha introdotto rilevanti agevolazioni fiscali per le erogazioni liberali in denaro per interventi di manutenzione, protezione e restauro di beni culturali pubblici, di cui anche l'Ursus potrebbe beneficiare se la sua proprietà venisse ceduta gratuitamente dalla Guardia costiera ausiliaria al Comune di Trieste. Passaggio tra l'altro già previsto con l'approvazione di uno specifico ordine del giorno in Consiglio comunale nel 2012».

«L'Ursus - sottolinea Rosato - è uno straordinario manufatto dell'ingegneria nautico-meccanica e fa parte a pieno titolo del patrimonio culturale e storico di Trieste. E' uno dei pochissimi esemplari di pontone-gru del primo Novecento tuttora esistenti al mondo, il cui utilizzo a fini turistici e culturali è molto interessante. Si è conservato per quasi un secolo, ma è evidente che oggi - conclude - sono indispensabili interventi e risorse adeguati per la sua conservazione e valorizzazione».

«Un bene culturale - osserva Rosato - anche qualora non abbia una quotazione economica, si può considerare tale in quanto ha una legittimazione sociale, derivante dal riconoscimento che una comunità dà all'oggetto, attribuendogli la capacità di essere veicolo documentale rilevante per la comprensione delle radici e dell'identità di un luogo. In questa accezione - continua - si devono considerare patrimonio culturale gli oggetti dell'archeologia industriale del mare, ossia i resti fisici che testimoniano il lavoro marittimo e le trasformazioni subite dall'ambiente costiero, particolarmente portuale, a seguito dell'impatto dell'industria sul territorio. Soprattutto per un Paese come l'Italia - evidenzia Rosato - le testimonianze dell'archeologia industriale del mare rappresentano un autentico giacimento culturale da proteggere e valorizzare, non solo in quanto fortissimo elemento identitario nazionale e supporto a una riflessione sull'utilizzo consapevole della costa, ma anche - conclude - come risorsa potenziale meritevole di attenzione e investimenti». Attualmente, però, l’Ursus è occupato abusivamente dall’imprenditore Marcello Di Finizio e malgrado i solleciti della Guardia Costiera Ausiliaria, non c’è verso di farlo scendere.

Il pontone-gru galleggiante Ursus è uno straordinario manufatto dell'ingegneria nautico-meccanica il cui progetto originario risale agli inizi del 1900 e fu portato a definitivo completamento tra il 1925 e il 1931, giungendo ad essere, con la sua altezza di 75 metri e una capacità di sollevamento di 150 tonnellate, un esemplare unico nel bacino del Mediterraneo. E’ stato operativo fino al 1994, rimanendo poi in disarmo fino al 2004 in attesa di essere demolito, allorché Fincantieri, proprietaria del pontone, lo cedette alla sezione di Trieste della Guardia costiera ausiliaria.

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