Ungheria, la resa dell'ambasciatore antisemita

La rivolta del mondo ebraico spinge Szabo, superfavorito per la nomina a Roma, a gettare la spugna
Viktor Orban
Viktor Orban

Un ambasciatore che avrebbe sicuramente portato pena, provocato gravi danni all’immagine dell’Ungheria all’estero e in Italia in particolare. E che non s’aveva da nominare e non si nominerà. Peter Szentmihalyi Szabo, intellettuale ungherese vicino all’ultradestra di Jobbik, sul curriculum feroci e violenti scritti contro gli ebrei «agenti di Satana» - ma ciononostante in pole position per divenire il prossimo capo legazione magiaro a Roma - ha infatti dato forfait.
L’annuncio è arrivato ieri pomeriggio, con uno stringato comunicato postato sul sito del governo ungherese. Comunicato che ha reso noto che Szabo ha fatto sapere di «non desiderare» più di diventare ambasciatore e che considera chiusa la faccenda. Entro settembre, ha puntualizzato la nota, si saprà il nome del nuovo candidato. E con il “gran rifiuto”, imposto dalla messe di critiche in patria e all’estero, si avvia a compimento la vicenda iniziata domenica scorsa, giorno in cui i media ungheresi avevano indicato il controverso scrittore come prossimo capo della delegazione diplomatica di Budapest a Roma.
Una scelta assai poco azzeccata, subito criticata dall’opposizione in Ungheria e, giovedì sera, anche dal World Jewish Congress (Wjc), la più antica e autorevole organizzazione mondiale delle comunità ebraiche. Congresso ebraico mondiale che, in una lettera aperta, aveva invitato Budapest di pensarci bene prima di designare Szabo e l’Italia a rifiutargli eventualmente le credenziali. Szabo che, nel 2000, aveva bollato come «agenti di Satana» gli ebrei d’Ungheria, accusandoli di essere un popolo di «invidiosi, avari, malvagi e brutti», aveva ricordato nella missiva Ronald Lauder, il presidente del Wjc. Meglio dunque evitare che, proprio nell’anno in cui l’Ungheria commemora solennemente l’Olocausto degli ebrei magiari, «un antisemita» venga scelto per rappresentare» un Paese guidato da «un governo il cui leader» continua a promettere «tolleranza zero» verso chi odia gli ebrei.

Dall'elogio del comunismo all'invettiva contro "gli agenti di Satana"
Peter Szentmihalyi Szabo

Se però l’Ungheria non avesse fatto marcia indietro, allora sarebbe toccato all’Italia, Paese dalla «lunga storia e dal forte impegno contro razzismo e antisemitismo», dire no a Szabo, aveva suggerito sempre Lauder. E ieri anche Roma aveva fatto trapelare che si sarebbe mossa in questo senso, rifiutandosi di accogliere una feluca macchiata di antisemitismo e affine ai circoli più estremistici di Budapest. Roma che, con una nota della Farnesina, ha da una parte precisato che «alcuna richiesta di gradimento per la sostituzione dell’attuale ambasciatore di Ungheria a Roma», ormai arrivato a naturale scadenza di mandato, era ancora giunta al ministero degli Esteri italiano. Ma dall’altra ha auspicato che, «per lo sviluppo proficuo del dialogo italo-ungherese», Budapest possa scegliere in futuro per la guida della sua rappresentanza diplomatica «una personalità in grado di contribuire efficacemente al consolidamento delle relazioni tra i due Paesi».
Insomma, dietro il freddo linguaggio diplomatico, un consiglio al governo Orban. Scegliete qualcun altro, lasciate da parte il controverso Szabo. Consiglio accolto. Szabo al quale, chiuse le porte dell’ambasciata magiara a Roma e disfatte le valigie, rimane il lavoro di scrittore e corsivista sul Magyar Hirlap, giornale che l’anno scorso aveva ospitato l’arringa di un altro discusso intellettuale, Zsolt Bayer, dedicata al problema dei rom, «animali non capaci di vivere tra la gente» e «non degni di esistere». Szabo che ieri si è occupato nella sua colonna di guerre, crisi globale e filosofia, ma che il giorno prima aveva trovato il tempo per dirsi «orgoglioso» delle critiche contro di lui e i suoi scritti, provenienti a suo dire solo da partiti e media liberali e di sinistra. Aveva infine ringraziato per la «pubblicità gratuita» che alla fine gli è però costata l’ambito posto di ambasciatore.

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