Triestini e friulani in fuga. Stranieri in calo

“Dossier statistico 2015” del centro studi Idos: i corregionali all’estero sono 176.170 e gli immigrati 107.559
La popolazione straniera in Friuli Venezia Giulia è in leggero calo
La popolazione straniera in Friuli Venezia Giulia è in leggero calo

TRIESTE. I migranti siamo noi. Nel 2014 i friulani e i giuliani all’estero hanno superato di gran lunga la quota di stranieri residenti sul territorio regionale: 176.170 contro 107.559. Mentre i corregionali in partenza verso altri Paesi crescono di 6.869 unità, la popolazione immigrata che vive nelle quattro province del Friuli Venezia Giulia subisce un calo dello 0,3%, anche se il dato non tiene conto dei richiedenti asilo, che hanno raggiunto le 3mila unità.

Numeri emersi ieri pomeriggio in occasione della presentazione del “Dossier statistico 2015” curato dal centro studi Idos con il contributo della chiesa valdese e la collaborazione, tra gli altri, del dipartimento per le Pari opportunità della presidenza del Consiglio.

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Il dossier – illustrato in Regione dal referente dell’Idos Paolo Attanasio, dal consigliere Pd Franco Codega e da Lidija Radovanovic, vicepresidente della Consulta immigrati del Comune di Trieste – è una fotografia sia del contesto mondiale che dell’intero Paese. In Italia la popolazione immigrata è in crescita, seppur in modo «rallentato»: nel 2014 sono sbarcate 170mila persone, tra rifugiati e migranti economici (si prevede un andamento simile nel 2015) o per ricongiungimenti familiari e altri motivi (religiosi, sanitari, studio) attraverso i canali regolamentari.

Le richieste d’asilo, che ammontano a 64.625 unità, hanno coinvolto persone provenienti in prevalenza dall’Africa subsahariana e Asia. 30.906 gli stranieri intercettati dalle forze dell’ordine in condizione di irregolarità. Il 50,9% è stato rimpatriato. Gli stranieri residenti nel Paese sono 5 milioni e 14 mila (8,2% del totale).

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«Stando a una ricerca dell’Ipsos più della metà degli italiani pensa che gli immigrati presenti superino i 10 milioni, mentre come vediamo si fermano a 5 milioni – spiega Radovanovic – e appena il 28% è di religione musulmana. Abbiamo pensato di promuovere questa iniziativa per avere una cornice più chiara del fenomeno migratorio, che invece viene considerato in modo sempre troppo allarmante da telegiornali e giornali».

La Consulta degli immigrati si sofferma anche sulla situazionale locale: 5.784 gli stranieri comunitari residenti a Trieste e 13.817 gli extracomunitari. Quella serba è la comunità più rappresentata (4.333), seguono i rumeni (2.772), i croati (1.204), i kosovari (1.143) e i cinesi (1.015).

La Regione, nel frattempo, accelera sui bandi Sprar (Sistema di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati). «È una grande opportunità per i Comuni del Friuli Venezia Giulia» afferma l’assessore Gianni Torrenti. Se finora i bandi coprivano i Comuni all’80% dei costi, oggi il tetto è salito al 95%. A giugno del 2015 erano 21.449 (pari al 26% del totale) i richiedenti asilo che in Italia hanno trovato accoglienza nella rete Sprar.

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Ma, a detta di Barbara Zilli (Lega )l’accoglienza diffusa in Fvg «è inadeguata». «Il governo prende posizione e dice che rafforzerà i confini, le alte cariche dell’esercito italiano si incontrano per fare il punto su Isis ed emergenza immigrazione – denuncia l’esponente del Carroccio – mentre Torrenti e Serracchiani, nella migliore delle ipotesi, rimangono in silenzio se non peggio, negano l’evidenza e rassicurano i cittadini con stucchevole buonismo. Siamo davanti a un fallimento su tutta la linea. Per la particolarissima posizione che riveste il Friuli Venezia Giulia, terra di confine e crocevia di passaggi, non è possibile che Torrenti e la giunta continuino a rifiutare l’idea che possa essere messo in campo anche l’esercito per la gestione dell’emergenza profughi».

I sindacati si appellano all’accoglienza. La Cgil pensionati, ieri in visita al Sacrario di Redipuglia con la segretaria generale Carla Cantone, porta la propria riflessione: «Il confine – commenta il responsabile regionale Ezio Medeot – cent’anni fa fu uno dei fronti più cruenti della Grande Guerra e oggi si ritrova al centro dei flussi di profughi in fuga da altre guerre, vittime di un’emergenza umanitaria che l’Europa non può pensare di affrontare alzando nuovi muri».

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