Trieste, sulla piattaforma logistica lo stop della Cassazione
TRIESTE Nel contenzioso legale sull’appalto per la realizzazione della “piattaforma logistica” in porto tra Scalo legnami e la Ferriera, il gruppo veneto Mantovani segna un punto a suo favore in Cassazione, dopo aver perso i due round precedenti davanti ai giudici amministrativi del Tar Fvg e del Consiglio di Stato. La pronuncia della Suprema Corte motiva la propria decisione in base a «denegata giustizia ... con un radicale stravolgimento delle regole di rito». Per cui rinvia la discussione della causa a un’altra sezione del Consiglio di Stato.
Una nota, diffusa dal costruttore, informa sulla sentenza “fresca” di ieri l’altro, ricostruendo le varie fasi del confronto, che ha avuto inizio nella primavera del 2014, quando presidente dell’Autorità era Marina Monassi. La Mantovani, coinvolta in numerose vicende giudiziarie tra cui lo scandalo Mose a Venezia, si era aggiudicata la gara per la “piattaforma logistica”, in cordata con Venezia green terminal e Samer: in ballo opere per 132 milioni di euro, uno dei maggiori cantieri portuali nazionali. In seguito, però, l’Autorità aveva escluso la Mantovani a causa dei precedenti penali di un dirigente e aveva affidato i lavori al raggruppamento concorrente, composto da Icop, Cosmo Ambiente, Francesco Parisi, Interporto di Bologna.
A sua volta la Mantovani aveva impugnato l’esclusione, obiettando il mancato esame di requisiti e casellari penali relativi a buona parte dei legali rappresentanti dello schieramento competitore: il ricorso dell’azienda veneta, controllata dalla Serenissima Holding facente capo alla famiglia Chiarotto, non veniva però accolto dal Tar Fvg e dal Consiglio di Stato. La Mantovani non desisteva e si rivolgeva alla Cassazione, che, come abbiamo anticipato, ha dato ragione al costruttore «per diniego di giustizia», soprattutto perchè il ricorso era stato dichiarato dai giudici amministrativi «improcedibile». A patrocinare la ricorrente gli avvocati Luca Antonini, Maria Alessandra Sandulli, Romano Vaccarella.
Adesso la palla torna al Consiglio di Stato, che dovrà riesaminare il dossier “piattaforma logistica” nel presumibile giro di alcuni mesi. Nel comunicato la Mantovani fa riferimento alle possibili «pesantissime conseguenze» di carattere risarcitorio, qualora il nuovo passaggio dinnanzi al massimo organo amministrativo dovesse riconoscere la bontà dei motivi addotti dal costruttore veneto. A tale riguardo il presidente della società Carmine Damiano, in passato questore di Treviso, attende «con molta fiducia» la decisione. Da Padova sembra comunque di capire che potrebbe essere gradito un eventuale agreement in termini di commesse: l’azienda non naviga in buone acque, ha messo in mobilità 172 addetti, è indietro nella corresponsione degli stipendi, ha chiuso recentemente un accordo con il Consorzio Venezia nuova per “salvare” 35 milioni di lavoro.
Se la “sfidante” è fiduciosa, l’Autorità portuale ostenta serenità e non si preoccupa dell’esito giudiziario, nel senso che - commenta il presidente Zeno d’Agostino - «accetteremo quello che la magistratura amministrativa deciderà». Perchè comunque il cantiere della “piattaforma logistica” procederà indipendentemente da quanto il Consiglio di Stato avrà sentenziato.
Il cronoprogramma dell’opera - rileva il segretario generale Mario Sommariva - è rispettato, nel 2018 si completeranno la palificazione e il piazzale, cosicchè il terminal multipurpose potrà decollare nella primavera 2019. Sul piano squisitamente giuridico, D’Agostino e Sommariva lasciano ai legali la valutazione di una sentenza «molto articolata, da leggere meditatamente».
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