Trieste, Sgarbi apre al pubblico le sue “stanze”. «Ma la collezione va altrove»

Arriva per la mostra e svela: «Volevo lasciare le mie opere in Porto vecchio però un museo di questo genere non interessa. Allora le darò a un’altra città»
Il critico d’arte rivela alcuni retroscena dell’esposizione che apre oggi all’ex Pescheria a partire dalla presunta censura al Morpurgo
Il critico d’arte rivela alcuni retroscena dell’esposizione che apre oggi all’ex Pescheria a partire dalla presunta censura al Morpurgo

Un “atto divino” ha cancellato la mostra al Museo Morpurgo. «Volevo fare una stanza erotica, ma c’era un problema di custodi» rivela Vittorio Sgarbi a Trieste per inaugurare le sue “stanze segrete” e le “altre stanze triestine”. Un retroscena non poteva certo mancare. Si parla della censura dell’assessore alla Cultura Giorgio Rossi su un’opera in bronzo che il professore avrebbe voluto in una stanza di Casa Morpurgo in via Imbriani: l’“Atto divino” di Mikhail Misha Dolgopolov. Una donna impegnata a fare una fellatio a un uomo col volto di Berlusconi, vista a Spoleto Arte nel 2012 (già allora coperta da un foulard). «Quella scultura non è mia» spiega il professore. Eppure l’episodio curioso è circolato negli uffici comunali con tanto di nome dell’artista russo che non è tra i più noti nel mondo dell’arte.

Il Comune di Trieste paga 165mila euro per le “stanze” di Sgarbi
Sgarbi e Dipiazza. A destra, l'ex Pescheria

Cos’è successo veramente?

Mi avevano chiesto di allargare. Qualche mese fa andai a vedere il Morpurgo dove non ci andava nessuno. Così proposi di mettere un pezzo della collezione, tipo una scultura sensuale di Andreotti. Volevo fare una stanza erotica con dei satiri che ci sono lì. Poi Rossi mi ha detto che era meglio lasciar perdere, perché non c’era abbastanza personale. Non ho percepito la censura.

La mostra al Morpurgo è presente nelle delibera comunale...

Non so perché l’hanno messa. Era un’idea mia.

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Al Museo Sartorio, invece, ci sarà una sua “selezione” dei quadri del Sartorio. Non opere della sua collezione...

Il museo lo conosco a memoria. Grazie a me Trieste ha al Sartorio i dipinti istriani. Dovrebbero farmi un monumento.

Quanto tempo ha impiegato per fare le selezione?

Ho visto tutti i depositi. Quadri che nessuno ha mai visto. Sono stato lì 18 ore in due giorni. Sono tornato una terza volta e la quarta ho cortesemente indicato alla direttrice (in realtà la curatrice Lorenza Resciniti, ndr) i quadri che avevo individuato. Ho fatto anche una scoperta.

Che scoperta?

Ho scovato un Palma il Giovane.

Davvero?

Nella ricognizione una Deposizione, che era stata erroneamente riferita a Matteo Ponzone, è stata da me ricondotta al suo vero autore: Jacopo Palma il Giovane.

La sua selezione al Sartorio ingloberà anche i restauri de “Gli orti di Venezia”...

Il signor Paolo Tamai, che ha speso 25mila euro per sei restauri, mi ha chiesto di fare qualcosa per la sua inaugurazione. Non ho mai pensato di portare mie opere al Sartorio. Ho deciso così di fare una selezione di opere. Tra l’altro c’è il marmo di Dante di Luigi Minisini del quale io possiedo una versione in gesso patinato delle stesse dimensioni.

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Una mostra per contestualizzare i restauri degli Orti di Venezia...

Abbiamo deciso di nutrire quelle sei opere con altre opere bellissime ma poco studiate, tra cui Palma il Giovane, Gandolfi, Tiepolo, Sebastiano Mazzoni e Simone Pignoni. Ho riunito opere che erano disperse in tante stanze. Poi se tu dici di andare a vedere al Sartorio i restauri degli Orti di Venezia, non ci va nessuno. Se parli invece di capolavori scelti da Sgarbi, qualcuno ci va di sicuro.

Nelle “stanzine” triestine cosa ci sarà?

Parlare di “stanzine” fa un po’ ridere. Ci sono dei cartoni alti 5 metri e mezzo. Sono i cartoni inediti del ciclo di affreschi di Carlo Sbisà al Museo del Risorgimento.

Ha senso che uno paghi un biglietto da 8 euro per vedere i cartoni quando può vedere gratis gli originali al Museo di piazza Oberdan?

Ha ragione. Sarebbe opportuno coinvolgere anche il Museo del Risorgimento. Ma non ho l’incarico per occuparmi dei musei cittadini altrimenti avrei coinvolto il Museo del Risorgimento e anche il Revoltella. Sa qual è il vero scandalo?

No.

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Laura Carlini Fanfogna.

Non l’ho mai sentita nominare. Non so chi sia letteralmente. E pure di cose ne so parecchio. Se Rossi mi avesse consultato, l’avrei consigliato. Si vede che preferiscono prendere quelli che non vogliono più a Bologna.

Cos’altro vedremo nelle stanze triestine di Sgarbi?

Porto una novantina di opere sconosciute. Un omaggio alla città che nessun collezionista ha mai fatto prima d’ora. Prima della mostra avevo comprato alcuni dipinti di Oscar Hermann-Lamp che non aveva ancora ritirato. Si potranno vedere per la prima volta a Trieste. Ci sarà anche un’opera del 1944 dell’artista triestina Alice Psacaropulo, classe 1921, che ho sul tavolo da 30 anni. Sarà l’unica opera di un’artista vivente. E poi c’è il più bello di tutti: il principe arabo omosessuale del 1941 di Leonor Fini. Una Gioconda rovesciata in maschio.

Ha senso che un’amministrazione pubblica spenda 164mila euro per valorizzare una collezione privata?

Non è privata. La collezione Sgarbi-Cavallini è una Fondazione riconosciuta dal ministero. Come la Magnani Rocca. Le Fondazioni della banche sono private quanto la mia. Non ho da vendere niente e non voglio vendere nulla. Non faccio l’antiquario. Sono un benemerito per l’Italia. Del resto le mie opere sono state in tutti i più importanti musei. Una è a Barcellona. Altre sparse nelle mostre di Napoli, Foligno, a Salò.

Slitta la mostra di Sgarbi all’ex Pescheria
Lasorte Trieste 11/03/17 - Salone degli Incanti, Opere Mostra Vittorio Sgarbi

Quali sono i capolavori della collezione che si vedranno a Trieste?

Uno splendido Guercino (Ritratto del legale Francesco Righetti) che arriva dal museo texano Kimbell. E poi la Cleopatra di Artemisia Gentileschi. È quello sicuramente che può eccitare di più la fantasia. È stato persino a New York.

Quello che viene censurato da Facebook?

Esatto. Da ridere.

Ma perché nella mostra triestina non è stata coinvolta nessuna associazione locale? Per gli allestimenti sono arrivati da Foligno...

Forse ha ragione. Sono cose di cui non mi sono occupato. Le mostre di Goldin costano tre o quattro milioni di euro.

E Vittorio Sgarbi incasserà qualcosa?

Non prendo una lira, anche se il nome di Sgarbi vale qualcosa. Pure i consigli che mi chiedono li offro sempre gratuitamente.

La mostra sarà il preludio a una consulenza culturale con la giunta Dipiazza? Si era parlato di un assessorato ...

No. Ho troppi casini. Mille cose da fare. Non mi interessano incarichi assessorili. A Dipiazza (il sindaco, ndr) e Rossi avevo detto che avrei fatto volentieri una funzione di consulenza per i musei. Un commissario delle Belle Arti a Trieste. Ma poi loro nominano questa signora (Fanfogna, ndr) senza neanche consultarmi.

Giorgio Rossi è l’assessore alla Cultura che Trieste si merita?

È bravo ad attaccare i quadri.

Ha senso lasciare il Museo Revoltella senza direttore autonomo?

Al Revoltella serve un direttore vero che abbia le capacità di far funzionare un museo bellissimo.

Come vede il Museo del mare in Porto vecchio...

Ne ho parlato con la presidente della Regione Debora Serracchiani che ha questa idea in mente. A me non convince per niente. Tanto è vero che io avevo in progetto di lasciare la mia collezione a Trieste. E invece non lo farò più. Andrà in un’altra città.

Il motivo?

La mia idea era quella di fare un museo permamente con la mia collezione in Porto vecchio. Ma non interessa.

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