Trieste, saluto “riverente” della diocesi all’atea Margherita Hack

TRIESTE. Il mondo scientifico, e non solo, ricorda con commozione e ammirazione l’astrofisica Margherita Hack, scomparsa sabato, all’età di 91 anni, all’ospedale di Cattinara, dove era ricoverata per problemi cardiaci da una settimana. Voci di colleghi, allievi, amici scienziati e ricercatori. E non solo. Anche la diocesi di Trieste ha voluto unirsi a quanti in queste ore si stringono al marito Aldo, il compagno di una vita, che le è stato accanto fino all’ultimo. «La Diocesi di Trieste - si legge in una nota - appresa la notizia della morte dell’astrofisica Margherita Hack, onora il suo lavoro di scienziata e di donna presente con le sue posizioni laiche nella vita sociale. Pur su contrapposti fronti la Chiesa tergestina le offre il suo riverente e rispettoso saluto».
Le ha accomunate la passione per la ricerca e la scienza. Ed anche l’impegno civico prima ancora che politico. Insieme, Margherita e Ilaria Capua, virologa e ricercatrice di fama internazionale, avevano ricevuto la cittadinanza onoraria della città di Padova il 21 dicembre scorso. «Una donna con i piedi sui pedali della bici, il cuore fra gli animali e la testa fra le stelle. Margherita - dice Capua - è stata l'incarnazione della complessità. La fatica per ottenere grandi risultati, la determinazione e l'impegno come carburante per una mente consapevole dell'immenso in contrapposizione con i limiti dell'essere umano. Una scienziata completa e affascinante».
Ma l’esempio della scienziata va oltre il suo percorso terreno, l’unico al quale ha sempre detto di credere. «Dobbiamo impegnarci – prosegue Ilaria Capua - affinché in Italia fioriscano tante altre Margherite, nel suo ricordo e seguendo il suo esempio. Questo sarà possibile soltanto se si attiveranno politiche per promuovere il merito e premiare l'eccellenza accompagnate da investimenti nella ricerca. Puntare sulla ricerca e sulla valorizzazione del talento femminile sono passaggi essenziali per la ripresa economica e sociale dell'Italia».
«L’ultima volta che sono stato a casa sua sono rimasto sorpreso per i tanti post-it e le sottolineature ancora presenti su libri e riviste. Vedeva nello studio la vera ricerca e ha studiato fino all’ultimo. Il più grande insegnamento professionale che mi ha lasciato è che la scienza se non è utile non è vera scienza». Così il ricercatore abruzzese Marco Santarelli, del Polo di analisi delle reti dell’università di Chieti, che ha collaborato con l’astrofisica per sette anni alla stesura di tre libri, affiancandola in quell’attività divulgativa che le stava tanto a cuore. «Era diventata un’amica, quasi una nonna, con i suoi consigli e le sue pillole di saggezza - aggiunge Santarelli -. Dal punto di vista umano, l’insegnamento che mi ha lasciato è quello di non fare agli altri ciò che non vogliamo sia fatto a noi. Era una persona al di là del chiacchiericcio da bar, che andava sempre dritta per la sua strada. Mi ha insegnato a non giudicare e a tenermi fuori dalle chiacchiere».
Dal mondo accedemico triestino, infine, la voce del rettore Sergio Paoletti: «La scomparsa di Margherita Hack, professore emerito dell’Università degli Studi di Trieste - rileva - è una grande perdita non solo per l’intera comunità accademica triestina e per quella scientifica internazionale, ma è anche un grave lutto per la società civile, al cui progresso la professoressa Hack ha costantemente contribuito con impegno ed entusiasmo».
Riproduzione riservata © Il Piccolo