Trieste, Riserva del Wwf sfrattata da Miramare

TRIESTE Prima l’incuria del parco, ora lo “sfratto” del fiore all’occhiello, la Riserva marina del Wwf. Non c’è pace per Miramare. I ventidue ettari di superficie verde attorno alla dimora che fu di Massimiliano d'Asburgo e di sua moglie Carlotta continuano a essere al centro della cronaca cittadina. Parassiti ed erbe infestanti, nel corso dell’ultimo anno, hanno sfregiato le piante del parco, riducendo il giardino all’italiana a una sorta di landa carsica, opportuna in quel sito quanto un cappotto in piena estate.
Una situazione, questa, che a fine agosto aveva richiamato a Trieste anche le televisioni nazionali, intervenute per documentare lo stato di forma della principale attrattiva turistica regionale. Il lieto fine di questa vicenda sembrava profilarsi all’orizzonte con l’apertura di alcuni cantieri, specialmente nella zona delle serre, avviati grazie ai finanziamenti dell’accordo Stato-Regione. La bocciatura di Maurizio Anselmi alla direzione del Museo storico del Castello e del Parco di Miramare, avvenuta a inizio novembre per mano del ministero dei Beni e delle Attività culturali, sembrava poter essere la conclusione di questo annus horribilis. E invece un’altra bega sta per abbattersi su quello che era stato pensato da Massimiliano come il buen retiro per la sua famiglia.
Questa volta a finire nell’occhio del ciclone è la Riserva marina di Miramare, il primo parco marino istituito in Italia, a seguito di un decreto del ministero dell’Ambiente datato 12 novembre 1986. Un’istituzione dalla valenza internazionale, quella diretta da Maurizio Spoto, che da sempre è ospitata all’interno del parco di Miramare. Un fiore all’occhiello del panorama scientifico triestino che, però, rischia di appassire, a meno che non venga trovata una soluzione entro qualche settimana.
A rischiare di dover fare le valigie sono i ricercatori che operano all’interno del Castelletto che si affaccia sulla baia di Grignano. La struttura ospita al piano terra il centro visite, gli acquari e i laboratori didattici, mentre al secondo piano una serie di uffici. Stessa sorte sembra essere riservata alle strutture del Bagno Ducale che si trovano davanti al castello e che hanno la funzione di aula didattica in riva al mare: una vera e propria base di partenza per le attività divulgative e per le immersioni che vengono curate dalla Riserva marina stessa.
Quali siano le motivazioni dello “sfratto” è presto detto. A fine giugno sono scadute le concessioni demaniali che permettevano al Wwf Italia, soggetto gestore della Riserva statale, di operare in quell’area. Una proroga ha “congelato” la situazione fino al 31 dicembre, ma non è bastata agli interessati per venire a capo della questione. «Da più di due anni - spiega Spoto - stiamo cercando invano un’interlocuzione con la Soprintendenza e con il dottor Luca Caburlotto (nel frattempo diventato direttore del polo museale regionale, ndr), ma non è stato possibile intavolare alcuna forma di dialogo».
Sull’intera vicenda è inspiegabilmente calato un silenzio surreale. Il telefono di Caburlotto sembra squillare a vuoto e la stessa cosa, a quanto pare, avviene se si prova a contattare il ministero competente. La questione, infatti, è ormai approdata nei palazzi romani. I dicasteri coinvolti in questo caso sono due: quello per i Beni e le Attività culturali e quello per l’Ambiente. La preoccupazione di chi opera all’interno della Riserva marina rimane alta ed è motivata dalla mancanza di riscontri e dalle tempistiche troppo strette. «Non so spiegarmi questa assenza di risposte - così Spoto - , spero solo che al più presto venga trovato un accordo». Al fine di rompere il silenzio, il Wwf ha convocato per questa mattina una conferenza stampa dal titolo inequivocabile “La Riserva Marina di Miramare cacciata dal Parco demaniale dalla Soprintendenza”, alla quale sono state invitate le istituzioni e le realtà scientifiche che collaborano con la Riserva.
Il rapporto che in questi trent’anni si è instaurato con il parco di Miramare appare indispensabile. La conferma arriva dall’Ogs, partner storico della Riserva marina. «La prossimità dei ricercatori al mare è indispensabile - sottolinea Paola Del Negro, direttrice della sezione Oceanografia dell’Ogs - e garantisce un’attività di monitoraggio estremamente efficace. Pensare di collocare le strutture della Riserva marina in una sede alternativa sarebbe un grosso errore. Mi aspetto che Trieste si ribelli a questa prospettiva e che dimostri di avere a cuore due capisaldi di questa città: il mare e la ricerca scientifica». In queste ore le istituzioni locali si preparano a schierarsi sulla linea difensiva: «Siamo nettamente dalla parte della Riserva - così l’assessore provinciale all’Ambiente Vittorio Zollia - . Ciò che sta accadendo è grave ed è inspiegabile che i due ministeri interessati non siano ancora arrivati a una soluzione».
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