Trieste, riaperto il Museo d’arte orientale
Non è solo operazione restyling: la riapertura del piccolo ma ricco e grazioso Museo d’arte orientale per Trieste significa riappropriarsi di un antico rapporto che lo scalo internazionale aveva soprattutto con la Cina (ma anche con il Giappone), forse tra i primi in Europa. La struttura di Palazzetto Leo in via San Sebastiano 1, inaugurata nel 2001, ha ufficialmente riaperto dalla serata del 14 agosto con alcune novità, oltre ai già conosciuti beni e collezioni: una mostra di cartoline e immagini dell’Estremo Oriente e una di porcellane cinesi. Dall’allestimento, che compara anche la produzione orientale con quella autoctona, come rileva il conservatore del museo, Michela Messina, «si ricava il dialogo avviato tra le due culture: in Occidente si avrà una nuova ispirazione e comincerà una produzione orientaleggiante, analogamente ma al contrario avverrà in Cina». Il commercio avviato da Trieste con la Cina risale infatti alla fine del ’700, anche se la passione per le “cineserie” divamperà nel 1822 quando ormeggerà, carica di vari oggetti, la fregata Carolina, prima nave austriaca a varcare il confine della Cina. La passione manifestata da Ferdinando Massimiliano, collezionista di oggetti esotici e di porcellana cinese, e varie altre collezioni e interessi spalancheranno la città al delicato e ricercato stile cinese.
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