Trieste, picchiatori denunciati Raul: «E ora paghino»
Tanti gli occhi che hanno visto, tante le bocche che hanno parlato. Non poteva passare altro tempo ancora per scrivere la parola fine su questa storia di pugni e sangue che ha macchiato l’estate triestina. Il cerchio delle indagini della Polizia alla fine si è stretto attorno ai quattro giovani dell’Est sospettati fin dall’inizio dell’aggressione su Raul Iurisevic, il trentacinquenne triestino massacrato venerdì notte della scorsa settimana da una furia di botte, anche quando il suo corpo era ormai steso sull’asfalto. Sono due kosovari, B.B. e K.S., insieme a due amici rumeni B.I. e B.C., tutti tra i 25 e i 27 anni. Dovranno rispondere davanti a un giudice di lesioni gravi in concorso.
Risiedono regolarmente in città, lavorano. Gente a cui piace il rap, i muscoli e le macchine di grossa cilindrata. Uno del branco, il rumeno B.I., ha precedenti per episodi analoghi. A loro si era arrivati abbastanza rapidamente, grazie alle immagini della pagina Facebook di “Papastuff”, le serate di musica all’Ausonia. I loro volti erano stati identificati da molti testimoni che hanno assistito al massacro. Se pagheranno poco o tanto per quanto hanno fatto è difficile stabilirlo. Anche gli avvocati più esperti non abbozzano previsioni perché sono tanti i fattori che possono concorrere. Molto dipende dall’entità delle lesioni sul viso di Raul, cioè dal grado di gravità e il rischio di danni permanenti.
Il trentacinquenne ha varie fratture al naso e all’osso occipitale che preme sul nervo ottico, impedendogli di aprire gli occhi. Sulle prime si temeva addirittura che potesse perdere la vista.
Non è chiaro se questo sia effettivamente un’ipotesi ancora valida e se il giovane dovrà sottoporsi o meno a un intervento chirurgico. «Devono pagare per quello che hanno fatto – mormora Raul – non so se augurare la galera, ma non possono passarla liscia». Codice penale alla mano e in linea del tutto teorica si può immaginare anche una reclusione dai tre mesi ai tre anni, con pena pecuniarie dai 500 ai 2.500 euro. O la permanenza domiciliare dai 15 ai 45 giorni. Oppure, ancora, i lavori di pubblica utilità fino ai 6 mesi. L’elemento gravità, dettato ad esempio dall’indebolimento permanente di un senso o di un organo, o uno sfregio, potrebbe complicare il quadro: la reclusione sale da tre a sette anni. Troppe le variabili. La galera non è peraltro da escludere in caso di precedenti penali. La recidiva, in altri termini. Pure sui risarcimenti fioccano gli interrogativi.
La Polizia ha fatto la sua parte nel giro di qualche giorno e se si è arrivati al risultato, si deve anche alla collaborazione di uno della security in servizio quella sera. È il rumeno Romi, proprio lui, il buttafuori accusato da alcuni di aver in qualche modo favorito la fuga degli aggressori. Ma invece la mobile gli riconosce un ruolo determinante nell’attività investigativa «Mi sento di dover evidenziare il suo contributo all’indagine. È stato particolarmente collaborativo e disponibile», dice il vicedirigente della Squadra mobile Fabio Soldatich.
L’inchiesta per il momento si conclude qui. Con un altro punto fermo, che va ribadito: gli episodi delle scorse settimane – dal ferimento con una bottiglia rotta a Barcola per opera di un croato, alle risse tra il Viale e via del Toro tra kosovari e serbi, per passare ai baby-bulli dei Topolini – non c’entrano nulla con il pestaggio nel parcheggio dell’Ausonia. «Proprio niente - ribadisce Soldatich - anche perché i responsabili di quei fatti avevano portato o all’arresto di una persona, ed è il caso dell’aggressione con la bottiglia, o erano già stati individuati e deferiti all’autorità giudiziaria, come avvenuto in via del Toro. Mentre ai Topolini c’erano di mezzo minorenni, per i quali è stata informata la Procura della Repubblica per i minori. Quanto accaduto nel parcheggio dell’Ausonia, invece, era un pestaggio causato da futili motivi».
Qualche spintone e qualche occhiataccia di sfida all’interno del locale tra il gruppo di immigrati e gli amici di Raul. E lui che in parcheggio si appoggia su un’auto di uno del clan. La scarica di pugni e calci sul giovane. La pozza di sangue. I lampeggianti dei soccorsi nella notte dell’Ausonia.
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