Trieste: pestato a sangue, la rabbia della mamma

Posta la foto del figlio su Fb e accusa il Comune di «menefreghismo». Il sindaco: «Ci siamo parlati. Critico chi strumentalizza»
Di Gianpaolo Sarti

«Questo xe mio fio signor sindaco». È Graziella, la mamma di Raul, a postare su Facebook la foto pubblicata dal Piccolo che ritrae il volto del giovane massacrato fuori dall’Ausonia una settimana fa, nella notte tra venerdì e sabato, da un gruppo di quattro venticinquenni di origine straniera. L’effetto social, come ovvio, ha innescato decine e decine di commenti e condivisioni.

Le indagini della Polizia sono ancora in corso e potrebbero prestissimo portare all’identificazione dei responsabili, che molti dei testimoni sentiti in Questura avrebbero già riconosciuto nelle foto delle serate “Papastuff” del locale, così come uno dei buttafuori in servizio. «Possibile che non li abbiano ancora presi?», domanda la madre. «Ci sono foto e testimonianze...». Lo sconforto, nella voce di Graziella, è palpabile. Lo è anche quando riflette sulle parole del sindaco uscite in seguito alle dichiarazioni della Lega. «Ho letto sul giornale che per Cosolini fatti come quelli accaduti possono essere normali – spiega – è questo il motivo per cui ho pubblicato la foto di mio figlio, perché questa non è una risposta ma menefreghismo. Raul ha rischiato la vita, non è una cosa normale. Fedriga (il capogruppo triestino della Lega alla Camera, ndr) si è preoccupato, ci siamo sentiti in privato, Cosolini no. Mentre invece ci sono tantissime persone che non conosco che mi hanno scritto messaggi. Da Cosolini mi aspettavo non dico una telefonata, ma almeno che scrivesse al giornale del suo dispiacere. Io non sono fascista né comunista, la politica non mi interessa e ho smesso di capirla: io ringrazio Fedriga non perché è della Lega, ma perché ha domandato come sta Raul. Bastava un semplice gesto e invece dal Comune ho avvertito menefreghismo. Sono una mamma incazzata: un sindaco deve preoccuparsi dei suoi cittadini, non portare l’esempio delle altre città in cui va peggio come ha detto. Guardi a Trieste».

La telefonata ieri pomeriggio c’è stata. Una telefonata distesa, che ha portato chiarezza tra lui e la famiglia. Cosolini, come peraltro aveva già fatto in alcune interviste televisive, ha augurato una pronta guarigione a Raul. «Non avevo avuto finora un contatto diretto con la famiglia perché, con quello che è successo, penso che mamma e figlio abbiano tutt’altro per la testa. Ma con la signora oggi (ieri, ndr) ci siamo parlati – fa sapere il primo cittadino –, temeva che con la polemica politica che si è alzata suo figlio passasse in secondo piano. Ho ribadito che la cosa che ci sta più a cuore è la salute di Raul. Poi ho precisato che quanto intendevo dire in risposta a Fedriga era una cosa diversa. Cioè che non si possono strumentalizzare alcuni episodi, per quanto gravi, per far pensare che questa città sia selvaggia, allo sbando». Cosolini spiega che «l’attenzione del Comune insieme alla Prefettura e alle forze dell’ordine è continua, dopodiché episodi del genere ci sono sempre stati e purtroppo possono accadere. L’attività di polizia e carabinieri è già alta e agisce in termini preventivi e repressivi, ma non può impedire singoli episodi. Cioè chi può impedire in modo assoluto un singolo reato? E questa non è una città in cui scoppiano ogni giorno pestaggi come qualcuno vorrebbe far credere».

Raul, intanto, si sta lentamente riprendendo. Occhi e naso si sono un po’ sgonfiati, ma vede ancora male. Mercoledì sarà sottoposto a una visita medica per capire se e quando operare. Dal fronte politico, dopo le polemiche sulle ronde proposte dalla Lega, si fa avanti il Pd con il consigliere comunale Aureo Muzzi che chiede di promuovere piuttosto maggiori momenti di incontro tra le comunità di immigrati, mentre il consigliere circoscrizionale di Forza Italia Alberto Polacco sollecita investimenti nei sistemi di videosorveglianza in città.

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